Dal Rev. Don Leonardo Ricotta (Palermo) riceviamo un’opera monumentale e importante, un’efficace e accessibile divulgazione della dottrina cattolica così come elaborata dal Dottore per eccellenza, San Tommaso d’Aquino. Un’opera che rende il tomismo alla portata di tutti, per la quale ringraziamo l’alacre e generoso Autore! [RS]

I precedenti moduli pubblicati si trovano qui: CATECHISMO TOMISTA

223. Che cosa è la preghiera?
La preghiera è l’elevazione della mente in Dio. E’ l’operazione più elevata della parte più elevata dell’uomo (che è la mente) riguardo all’oggetto più elevato che è Dio. Pregando, l’uomo offre la sua mente a Dio, sottomettendola e quasi presentandola a Lui con riverenza.

224. Perché è l’operazione più elevata?
È l’operazione più elevata perché, come la mente è superiore alle membra esterne e ai beni esteriori che pure si possono consacrare al servizio di Dio, così la preghiera è superiore a tutti gli altri atti.

225. Pregare è un atto della ragione?
La preghiera è l’atto della ragione con cui si invoca un superiore come il comando è l’atto della ragione con il quale si ordina a un inferiore. Perciò pregare è proprio di chi ha la ragione e un superiore da supplicare. Conseguentemente, pregare è un atto che non può appartenere né alle Persone Divine, che non hanno nessuno a loro superiore e nemmeno agli animali bruti che non hanno la ragione; invece pregare è proprio della creatura dotata di ragione, cioè l’uomo.

226. Pregare è utile o inutile?
Tre sono gli errori a proposito della preghiera.
Primo. Alcuni pensano che le cose umane avvengano per caso e non siano governate dalla provvidenza divina; da ciò segue che la preghiera è inutile.
Secondo. Altri affermano che tutto avviene per necessità a causa dell’immutabilità dei voleri divini. Il cosiddetto destino! Anche in questo caso la preghiera sarebbe del tutto inutile.
Terzo. Altri, pur ammettendo il governo della provvidenza divina sulle cose umane, affermano che, comunque, i voleri divini sono mutevoli e noi non possiamo farci nulla. Anche in questo caso la preghiera sarebbe del tutto inutile.
Ma queste opinioni sono irragionevoli! Infatti, la provvidenza divina non solo dispone ciò che deve accadere ma anche le cause prossime e l’ordine. E tra le altre cause ci sono anche le azioni umane. Quindi è necessario che gli uomini compiano certe cose non per cambiare le disposizioni divine ma per attuare tali disposizioni secondo l’ordine stabilito da Dio. E quindi noi preghiamo non allo scopo di mutare le disposizioni divine ma per impetrare quanto Dio ha disposto che si compia mediante la nostra preghiera. Leggiamo infatti nella Scrittura che Dio salvò il popolo dal castigo per la preghiera di Mosè. Cioè, non è che Dio abbia cambiato la sua volontà ma la volontà stessa di Dio era che il popolo venisse salvato per l’intercessione di Mosè. Pertanto, con la pre-ghiera, noi meritiamo di ricevere quanto Dio onnipotente ha disposto di donarci fin dall’eternità.

227. Perché è necessaria la preghiera?
Dio, nella sua liberalità, ci dà molte cose anche senza che gliele chiediamo. Ma è per il nostro bene che altre cose Egli le condizioni alla nostra preghiera e così impariamo ad aver fiducia in Lui e a riconoscere che Egli è la causa dei nostri beni.

228. La preghiera deve essere rivolta soltanto a Dio?
Alcuni, anche nel mondo cattolico, si lasciano influenzare dalle opinioni irragionevoli dei protestanti e affermano, con enfasi, che soltanto a Dio deve essere rivolta la preghiera. Per capire quanto sia infantile questa opinione basta guardare alla nostra vita e alle nostre relazioni sociali. Infatti, sono due gli scopi per cui ci rivolgiamo a qualcuno: o perché adempia direttamente quanto gli chiediamo o perché raccomandi a qualcun altro i nostri desideri. Così è nella preghiera!
Nel primo caso rivolgiamo la preghiera soltanto a Dio perché tutte le nostre preghiere devono essere ordinate a conseguire la Grazia e la Gloria futura che sono date da Dio soltanto.
Nel secondo caso rivolgiamo la preghiera agli angeli e ai santi affinché le nostre richieste ottengano di essere esaudite mediante la loro intercessione e i loro meriti. Una vera e propria raccomanda-zione! Ecco perché nell’Apocalisse si legge che “salì il fumo degli aromi cioè le orazioni dei Santi dalla mano dell’angelo al cospetto del Signore…” e questo è evidente anche nelle formule di preghiera di cui la Chiesa si serve: infatti a Dio chiediamo di avere misericordia di noi mentre a tutti i santi chiediamo di pregare per noi.

229. I nostri defunti conoscono le nostre preghiere?
I morti, considerata la loro condizione di natura, non conoscono le cose che avvengono in questo mondo, specialmente poi i sentimenti interni del cuore. Però, nella luce del Verbo come attraverso uno specchio, essi vedono e conoscono quanto conviene intorno alle nostre azioni e anche in rap-porto ai moti interni del cuore. Essi, dunque, nella luce del Verbo, conoscono le preghiere che a loro indirizziamo e, conseguentemente, intercedono per noi sia che si trovino ancora in Purgatorio sia, più efficacemente, che si trovino già in Paradiso.

230. Le anime che sono in Paradiso pregano per noi?
Le anime che sono in Paradiso hanno una carità perfetta e perciò pregano per noi che siamo ancora viatori sulla terra; e quanto più sono unite a Dio nella santità tanto più efficaci sono le loro preghiere.

231. E le anime del Purgatorio?
Le anime del Purgatorio, pur essendo superiori a noi per l’impeccabilità (cioè non possono più peccare) tuttavia sono inferiori a noi per le pene che soffrono. Per questo esse hanno bisogno delle nostre preghiere di suffragio ma, essendo già nella carità di Dio, possono esercitare tale carità pregando per noi. Le anime del Purgatorio, oltre che aiutate dai nostri suffragi, possono anche essere pregate direttamente da noi: pregarle perché ci aiutino significa fare appello ai loro meriti presso Dio per essere da Lui esauditi.

232. E’ lecito chiedere a Dio cose temporali?
E’ lecito chiedere nella preghiera quello che è lecito desiderare. Ora, è lecito desiderare le cose temporali non però come oggetto principale, così da mettere in esse il nostro fine ma come mezzi che ci aiutano a tendere alla beatitudine; cioè, in quanto ci servono al sostentamento della vita corporale e aiutano strumentalmente i nostri atti di virtù. Non c’è niente di riprovevole nel chiedere il necessario per vivere, per la salute del corpo, per il decoro personale in modo da non sfigurare tra le persone con le quali si deve convivere. Perciò queste cose, quando uno le ha, può pregare per conservarle; quando non le ha, può chiederle. Non è dunque proibita qualsiasi preoccupazione per le cose temporali ma solo la preoccupazione superflua e disordinata.

233. Siamo tenuti a pregare per gli altri?
Noi dobbiamo desiderare il bene non solo per noi ma anche per gli altri e quindi la carità esige che la nostra preghiera sia, in qualche modo, universale. Si deve pregare per i peccatori perché si convertano e per i giusti perché progrediscano nella santità. La preghiera rimane sempre meritoria quando chi prega è mosso dalla carità.

234. Siamo tenuti a pregare per i nemici?
Pregare per gli altri appartiene alla carità. Perciò, come siamo tenuti ad amare i nemici, così siamo tenuti a pregare per loro. Tuttavia, noi dobbiamo amare in essi la natura, non la colpa e quindi non possiamo farci loro complici in nessun modo. Pertanto, pur amando i nemici e pregando per loro, è lecito combatterli per distoglierli dai peccati ed è anche lecito chiedere per loro a Dio dei mali temporali affinché si ravvedano.

235. La preghiera deve essere vocale?
La preghiera pubblica, nella liturgia della Chiesa, deve essere necessariamente vocale perché è presentata a Dio per tutto il popolo fedele. La preghiera privata, invece, non necessariamente deve essere vocale tuttavia è molto utile aggiungere a tale preghiera la parola esterna per i seguenti motivi.
Primo. Per eccitare la devozione interiore con la quale la mente di chi prega si eleva a Dio. Infatti la mente umana, anche attraverso le parole e i gesti esterni, viene predisposta alla cono-scenza e ai sentimenti. Noi possiamo, dunque, eccitare noi stessi ad accrescere il santo desiderio con la parola e con altri segni. Se, invece, la mente viene distratta dalla parola, allora è bene ometterla.
Secondo. All’elevazione della mente si può aggiungere la parola quasi per soddisfare il nostro debito col Signore servendolo con tutto quello che da Lui abbiamo ricevuto e quindi, non solo con lo spirito, ma anche con il corpo e con la parola. E questo si addice in modo particolare alla preghiera espiatoria.

236. La preghiera deve essere necessariamente attenta?
La domanda sembrerebbe sciocca ma non è così. Infatti tre sono gli effetti della preghiera. Primo. Il merito e per questo non si richiede necessariamente che l’attenzione accompagni la preghiera in tutta la sua durata ma la forza della prima intenzione, con la quale uno l’ha cominciata, rende meritoria tutta la preghiera. E quindi, se io voglio recitare il rosario e, durante la recita mi distraggo, il merito di questa preghiera rimane intatto nonostante le distrazioni. Vediamo infatti che, quando un uomo si mette in viaggio verso una destinazione, è importante che pensi all’inizio dove vuole andare ma non è necessario che, per tutto il tempo del viaggio, abbia in mente il luogo della destinazione finale. Basta, appunto, la forza della prima intenzione.
Secondo. L’impetrazione, cioè la supplica in espiazione dei peccati per ottenere salvezza. Anche per questo basta l’intenzione iniziale di cui Dio tiene soprattutto conto.
Terzo. Una particolare devozione, una dolcezza spirituale. Da questo punto di vista, invece, si richiede l’attenzione continua come accade a una cosa che, per essere riscaldata, ha bisogno del calore sempre in atto. Pertanto, le distrazioni nella preghiera non devono causare sfiducia perché Dio conosce la nostra fragilità ma soprattutto il cuore. La mente umana, per l’infermità della sua natura, non può stare a lungo nelle altezze perché è sempre attratta verso il basso. Pertanto la distrazione involontaria non toglie valore e frutto alla preghiera stessa.

237. Bisogna pregare continuamente?
La preghiera la si può considerare in se stessa o nella sua causa. Ora, la causa della preghiera è il desiderio di Dio. Tale desiderio, se veramente amiamo Dio, deve essere continuo e tutto dobbiamo fare a maggior Gloria di Dio. Da questo punto di vista la preghiera deve essere continua.
Invece, considerata in se stessa, la preghiera non può essere continua perché bisogna attendere ad altre occupazioni. Per quanto riguarda la durata, poi, come la misura di una medicina va proporzionata al fine da raggiungere, così è bene che la preghiera duri quanto serve ad eccitare il fervore del desiderio interno. Quando invece sorpassa questa misura, non si deve prolungare di più poiché la distrazione diventa inevitabile. Non valgono nella preghiera i lunghi discorsi ma il prolungato supplicare se permane una fervente tensione dell’anima.

238. Che cosa produce la preghiera?
Rispetto al presente, la preghiera produce nell’anima conforto e dolcezza.
Rispetto al futuro la preghiera produce :
Primo. Il merito in quanto procede dalla radice della carità il cui oggetto è proprio il bene eterno del quale meritiamo, appunto, la fruizione. E quindi, pregando, aumentiamo la Gloria che avremo in Paradiso. Perché ci sia il merito è necessario, dunque, essere in Grazia di Dio.
Secondo. L’impetrazione in quanto la preghiera attira la misericordia e la benevolenza del Signore su di noi anche quando l’anima è in stato di peccato mortale. Pertanto il merito è ordinato alla beatitudine eterna mentre l’impetrazione è ordinata alla salvezza dal castigo eterno.

239. La preghiera fatta senza la Grazia santificante è utile o inutile?
La preghiera fatta senza la Grazia santificante non è meritoria come non è meritorio nessun atto virtuoso. Tuttavia, come dicevamo, tale preghiera conserva la capacità di impetrare perdono e salvezza.

240. La preghiera ottiene sempre quello che chiede?
Noi chiediamo a Dio quello che ci piace ma Dio ci concede quello che è utile per la nostra salvezza, come un medico sa, meglio del malato, quello che gli giova. Certe cose, poi, non vengono da Dio negate ma differite per essere concesse al momento opportuno.

241. Le preghiere dei peccatori vengono esaudite?
Il peccatore non può avere merito dalla sua preghiera non essendo in Grazia di Dio. Tuttavia, egli può chiedere cose conformi alla giustizia come un malfattore, pur non essendo un uomo giusto, può chiedere cose giuste. Dio ascolta la preghiera del peccatore che nasce dal desiderio di redimersi purchè, naturalmente, chieda cose necessarie alla salvezza e le chieda con pietà e perseveranza. Altre volte Dio concede ai peccatori secondo i loro desideri non retti; concede, non per misericordia, ma per punizione. Cioè, ci sono cose che Dio nega per benevolenza e altre che concede con sdegno, come accade anche tra gli uomini. Infatti, quando uno non vuole più avere a che fare con un altro, gli accorda tutte le sue pretese pur di toglierlo dalla sua vista. Ciò significa che dobbiamo temere non quando Dio nega ma quando concede sempre e con grande facilità.

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