Dal Rev. Don Leonardo Ricotta (Palermo) riceviamo un’opera monumentale e importante, un’efficace e accessibile divulgazione della dottrina cattolica così come elaborata dal Dottore per eccellenza, San Tommaso d’Aquino. Un’opera che rende il tomismo alla portata di tutti, per la quale ringraziamo l’alacre e generoso Autore! [RS]
I precedenti moduli pubblicati si trovano qui: CATECHISMO TOMISTA
322. Perché parlare di bene e male?
Definire la natura del bene e del male ci aiuta a capire la bontà divina, tanto proclamata dalla Sacra Scrittura e da tutta la creazione. Se si pensa inoltre che la bontà è il supremo attributo di Dio e non un concetto vagamente filosofico, si comprende meglio l’importanza di questa breve trattazione. Se due cose sono opposte tra di loro, una si conosce per mezzo dell’altra: per esempio, le tenebre si conoscono per mezzo della luce. Quindi bisogna capire che cosa è il male per mezzo del bene e che cosa è il bene per mezzo del male.
323. Se Dio esiste da dove proviene il male?
Se esiste il freddo (che è assenza di calore) esiste anche il caldo e, se esiste il caldo, esiste la fonte del calore. Allo stesso modo, se esiste il male, esiste anche il bene e, se esiste il bene, esiste la fonte perfettissima del bene che è Dio. Per quanto possa sembrare paradossale, l’esistenza del male è una prova dell’esistenza di Dio.
324. Che cosa è il bene?
Il bene è ciò che tutti gli enti desiderano ed è dunque, nella sua natura più profonda, essere e perfezione poiché tutti gli enti desiderano la perfezione del loro essere.
325. Ogni ente è buono?
Ogni ente, che non sia Dio, è creatura di Dio. Ma ogni cosa creata da Dio è buona perché Dio è sommamente buono. Nessun ente, cioè nessuna cosa è cattiva in quanto ente ma in quanto mancante della sua perfezione. Così l’uomo si dice cattivo in quanto gli manca la virtù, come, per esempio, l’occhio viene definito cieco perché gli manca la potenza visiva. Anche i diavoli sono buoni per natura, in quanto creati da Dio, ma sono diventati cattivi per la loro volontà depravata.
326. Il bene ha carattere di causa finale?
Il bene, in quanto desiderato, implica sempre l’idea di fine e il muoversi verso una cosa. Da questo punto di vista, nella mente di colui che conosce, il bene viene prima dell’ente. Infatti, per esempio, il bene di una casa (cioè la possibilità di poterci vivere comodamente) porta l’uomo a costruirla e quindi la casa prima esiste nella mente, come bene desiderato; poi comincia ad esistere nella realtà. E’ dunque chiaro che, dal punto di vista concettuale, il bene viene sempre prima dell’ente.
327. Il bene differisce realmente dall’ente?
Il bene e l’ente si identificano nella realtà perché qualunque cosa, in quanto esiste, è buona e non potrebbe essere buona se non esistesse.
Tuttavia bene ed ente possono essere distinti nella nostra ragione. Eccone la dimostrazione. La ragione di bene consiste, come dicevamo, nel fatto che una cosa è desiderabile. Ora, è chiaro che una cosa è desiderabile nella misura in cui è perfetta perché ogni cosa tende appunto a perfezionare se stessa. Ma intanto una cosa è perfetta in quanto è in atto e così è evidente che una cosa intanto è buona in quanto è ente e dunque esiste. L’essere, infatti, è l’attualità di ogni cosa. Il bene e l’ente si identificano, dunque, nella realtà anche se il bene esprime una desiderabilità che l’ente non esprime. Il bene esprime, quindi, l’idea di una cosa perfetta, vale a dire desiderabile e per conseguenza include il concetto di cosa ultimata. Perciò si chiama bene, in senso pieno e assoluto, ciò che si trova in possesso della sua ultima perfezione. Quello, invece, che non ha l’ultima perfezione che dovrebbe avere, sebbene abbia una certa perfezione in quanto è in atto, non si dice per questo perfetto in senso pieno e assoluto.
328. In che cosa consiste la natura del bene?
Una cosa è detta buona nella misura in cui è perfetta e desiderabile, come abbiamo detto.
Ora, affinché una cosa sia perfetta e buona, sono necessarie tre cose.
Primo. Il modo, cioè la misura che è l’esatta determinazione dei suoi principi e delle sue proporzioni.
Secondo. La specie, cioè la sua forma.
Terzo. L’ordine cioè il suo essere indirizzato al fine.
Modo, specie e ordine sono, dunque, aspetti della perfezione del bene. Una cosa è buona, ossia perfetta quando, provenendo da principi ben proporzionati, contiene una pienezza intera di forma. Per esempio, un bambino che nasce da genitori sani (modo), riceve la sua piena vigoria fisica (specie) che lo rende capace di indirizzarsi verso l’età adulta (ordine). Modo, specie e ordine non sono elementi accidentali, cioè decorativi che si limitano ad ab-bellire il bene. Essi non sono ciò che esiste o ciò che è buono ma ciò per cui una cosa esiste ed è buona. Queste tre caratteristiche del bene non sono del tutto estranee alla nostra cultura e al nostro linguaggio. Infatti diciamo “in malo modo…” oppure “cattiva specie…” oppure “ mancanza di ordine…”. Sono modi per indicare la mancanza di perfezione e quindi di bene in qualcosa.
329. Quanti tipi di bene esistono?
Esistono tre tipi di bene.
Primo. Il bene utile. E’ ciò che serve come mezzo in vista di un bene. Tutto il suo valore di bene, in quanto utile, risiede nella sua capacità di produrre un altro bene. In se stesso, il bene utile può anche non avere nulla di attraente come, per esempio, la medicina è un bene utile per il malato.
Secondo. Il bene dilettevole. E’ quello che apporta gioia e piacere e a cui tutte le cose tendono.
Terzo. Il bene onesto. E’ quello che ci attrae non per l’utilità o il godimento ma per la perfezione che apporta. Il bene onesto è il bene in senso pieno e assoluto e ha, in sè, l’assoluta ragione della sua appetibilità verso cui tende ogni moto della creatura razionale e nel cui possesso si quieta ogni appetito, cioè ogni desiderio. Questo bene è Dio.
Di questi tre tipi del bene il più importante, cioè quello che risponde alla finalità essenziale dell’essere, è il bene onesto. Il bene dilettevole è, invece, il fine del desiderio ma non il suo fine ultimo perché il godimento non costituisce la totalità del bene ma solamente un aspetto del bene. Quanto poi al bene utile, esso non è un fine ma un mezzo.
330. Questi tre aspetti del bene devono stare insieme?
Sì, questi tre aspetti del bene devono stare insieme. Quando, invece, vengono separati dal disordine della volontà, il bene non è più vero ma apparente. Cioè quando l’utile diventa fine a se stesso o anche il dilettevole per il piacere che apporta senza relazione con la per-fezione finale.
331. Che cosa è il bene apparente?
Il bene apparente è quel bene che sembra bene ma non lo è. E’ un luccichio, una sugge-stione, come il diavolo rivestito da angelo di luce. Il bene apparente è il male.
332. Che cosa è il male?
Il male morale, detto anche peccato, è la disarticolazione della volontà razionale rispetto alla regola divina.
333. La volontà dell’uomo tende sempre al bene?
Quando la volontà dell’uomo tende verso un oggetto ciò non significa che quell’oggetto sia necessariamente un bene vero ma che sia conosciuto sotto l’aspetto di bene, pur essendo quindi un bene apparente, cioè un male. Il male, in sè e per sè, è sempre estraneo alla vo-lontà e nessuna cosa cattiva viene voluta in quanto male. Per esempio, anche un uomo che si uccide vede la morte non come un male ma come un bene perché crede, sbagliando, di essere così liberato dalle sue pene.
334. Bene e male sono contrari speculari?
Bene e male sono contrari ma non sono speculari perché il bene, per essere tale, esige la perfezione mentre il male può provenire da qualunque difetto. Per esempio, se devo indossare una camicia, deve essere tutta pulita; al contrario, se c’è una macchia, anche piccolissima, dico che è sporca e non la indosso. Il bene, cioè, è più esigente del male. E così anche il desiderio di una cosa cattiva è già un male perché è un inizio di male ma il desiderio di una cosa buona non è un inizio di bene finchè la cosa buona non viene realizzata o almeno finchè la volontà non tende alla sua realizzazione.
335. Il male è volontario?
Come dicevamo, il bene è ciò a cui tutte le cose tendono e quindi la volontà tende naturalmente al bene come al suo oggetto; che poi tenda, qualche volta, al male accade perché il male viene appreso sotto l’aspetto del bene. Il male, quindi, strettamente parlando, è invo-lontario per cui non vi può essere peccato nel semplice moto della volontà ma il peccato si ha nel fatto che quel bene non è un bene vero ma apparente come un cibo che sembra buono ma è avvelenato. In questa scelta sbagliata la ragione viene corrotta nel suo giudizio e la volontà viene sopraffatta dagli istinti inferiori che vengono mossi intensamente verso qual-cosa. Così, per esempio, il fornicatore sa che la fornicazione è un male tuttavia, quando acconsente alla fornicazione, pensa che essa sia un bene per il piacere che provoca e il giu-dizio della ragione viene corrotto dall’impeto della passione.
336. Il male ha una sua esistenza?
Il male, essendo privazione di perfezione in un soggetto che, per sua natura, dovrebbe averla, non può dunque esistere se non nel bene come la cecità può esistere solo in quanto c’è l’occhio, oppure i buchi del formaggio possono esistere solo in quanto c’è il formaggio. Il male morale è, essenzialmente, il disordine di una volontà capace di conoscere e amare la Legge Eterna di Dio che è la regola dell’agire umano.
337. Dal male può derivare il bene?
Si dice che Dio è così potente da trarre il bene anche dal male ma ciò è dovuto alla sua virtù infinita che non è da noi misurabile. Rimanendo invece nel campo metafisico, dal male non può mai derivare un bene. Infatti l’inizio di una cosa tende al suo completamento e così ogni bene procede verso un altro bene, cioè verso il suo completamento. Il male non può essere inizio di una pienezza di bene ma solo la decisione di abbandonare il male è un inizio di bene. Il male non può essere il primo passo verso il bene ma è il primo passo verso un male maggiore. E come il bene chiama a sé un altro bene (la virtù) così il male chiama a sé un altro male (il vizio).
E quindi, per esempio, suggerire ai conviventi di continuare la convivenza o alle persone omosessuali di continuare ad avere condotte omosessuali significa instradare queste per-sone non verso il bene vero ma verso il male. Come suggerire ad un alcolista, come rime-dio, quello di continuare a bere.
338. Il male può eliminare totalmente il bene?
No, il male, per quanto diminuisca il bene, non potrà mai totalmente distruggerlo.
339. Esiste un sommo male che sia la causa di ogni male?
Assolutamente no! Non può esistere un primo principio del male come esiste un primo principio del bene. I motivi sono due.
Primo. Il principio primo del bene è buono per essenza; ora, niente può essere cattivo per essenza perché, come abbiamo detto, ogni ente, in quanto ente, è buono.
Secondo. Bene e male sono contrari e i contrari, appartenendo allo stesso genere (per esempio, l’amaro è il contrario del dolce ma non può essere contrario alla tenebra perché contrario alla tenebra può essere solo la luce) devono necessariamente avere una causa comune e quindi non può esistere una somma causa del male chi si opponga alla somma causa del bene come, per esempio, il dolce e l’amaro, che sono contrari, non possono avere cause diverse ma un’unica causa. Pertanto il bene e il male, per quanto possano avere cause particolari contrarie, tuttavia hanno una causa comune che è il bene stesso.
340. Il male è un male perché Dio ha stabilito che sia un male?
E’ totalmente irragionevole pensare che in Dio ci sia una volontà capricciosa che provi piacere nel creare difficoltà agli uomini. E quindi il male non è un male perché Dio ha stabilito che sia un male ma una cosa è male (e dunque va proibita) perché essa è un male per l’uomo. Il male è male perché fa male e Dio proibisce all’uomo ciò da cui l’uomo può essere danneggiato come fa un padre con il proprio figlio.












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