Presentiamo ai lettori, diviso nelle sue varie parti, il testo dell’intervento video Gerusalemme vista dal Monte degli Ulivi. Uno sguardo sul grande ordine e sul grande disordine tenuto da A. Giacobazzi per il canale “Media” della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Troverete di seguito informazioni più ampie (con fonti, riferimenti e approfondimenti) che per brevità non potevano stare nei filmati. Nel complesso, per la realizzazione del lavoro sono stati utilizzati e citati diversi libri stampati dalle Edizioni Radio Spada, ne elenchiamo di seguito alcuni:
- Storia universale della Chiesa – La Chiesa nascente. Persecuzione e trionfo, Card. G. Hergenröther;
- Storia universale della Chiesa – Il pensiero di S. Agostino, la forza del Primato Romano, la nascita dell’Islam, Card. G. Hergenröther;
- Il Libro d’Oro di Maria Santissima, AA.VV.;
- 80 miracoli che han fatto la storia – Segni indelebili della veracità della Chiesa in 20 secoli, don G. B. Tavazzi;
- Breve Apologia del Cristianesimo – Contro gli increduli dei nostri giorni, Mons. G. Ballerini;
- Anche se non sembra – Discorsi su rapporti internazionali e teologia politica, A. Giacobazzi;
- Sed gladium. Dottrina e Sacra Scrittura contro l’ecumenismo, A. Giacobazzi, prefazione don M. Tranquillo.
Buona lettura!
I.
Il titolo che propongo per questo intervento – Gerusalemme vista dal Monte degli Ulivi – è sufficientemente generico per non costringermi nello spazio concesso ad una sintesi troppo penalizzante degli argomenti e allo stesso tempo, spero, abbastanza evocativo per lasciare a chi lo fruirà la possibilità di approfondire autonomamente i singoli temi trattati. Se nel 2014[1] toccai brevemente il percorso che portò dall’Antico Israele al Nuovo e, internamente al mondo ebraico, alla nascita del sionismo, qui, allargando il campo, non si potrà che fare qualche affresco, mettendo in rilievo gli aspetti più interessanti. Non pretenderò insomma di presentare una trattazione organica ma di evidenziare alcuni passaggi fondamentali e singoli aspetti che mi paiono argomenti–chiave.
Chi ha avuto la fortuna di visitare la Città Santa sa bene che il Monte degli ulivi è coperto da un imponente cimitero: gli ebrei nel corso dei secoli, basandosi sul profeta Zaccaria e identificando quell’area come il luogo da cui cominceranno a resuscitare i morti, diedero luogo a innumerevoli sepolture. Il Mons Olearum è anche la sede del meraviglioso Dominus Flevit, chiesa che ricorda il pianto del Signore, dalla cui vetrata – attraverso la quale si vede tutta la Città – si sono scattate le foto delle cartoline più belle di Gerusalemme. Ricordandoci che la Palestina, in senso lato, fa parte della regione storica della Siria si potrebbe aggiungere che a Damasco si trova la Grande Moschea degli Omayyadi, col minareto di Gesù, da dove, secondo la tradizione locale, dovrebbe scendere alla fine dei tempi. Sempre in Siria incontriamo la località di Dabiq, che diede il nome alla rivista dell’ISIS, in quanto riconducibile alla sede escatologica di uno scontro militare. Già questo, insieme a molto altro che per brevità non si può riportare, dovrebbe dirci qualcosa sul peso dell’escatologia sulle vicende del Vicino Oriente e sulla loro complessità.
Ma la questione valica la Terra Santa, l’area mediterranea, l’Oriente e posta in estrema sintesi è questa: ogni uomo sente un abisso che lo separa dalla sua meta ultima, il modo in cui si riempie questo abisso ha conseguenze non solo individuali ma, inevitabilmente, sociali e politiche. La risposta autentica a questo vuoto altri non può essere che l’Uomo–Dio, non solo propugnatore di un Dottrina ma Redentore che offre la sua Presenza Reale.
Si badi: la risposta cristiana è valida, come vedremo, proprio perché non segue semplicemente la domanda ma la precede ontologicamente e causalmente; perché non è solo la soluzione a un’esigenza ma il fondamento realissimo delle ragioni dell’esigenza stessa. Sebbene non sia certamente questa la sede per trattare l’argomento in modo approfondito, si può dire che la relazione tra la Dottrina relativa a Dio, il culto della Sua Presenza Reale e la vita dell’uomo (individuale e non) sia la chiave fondamentale per la comprensione di tutta la storia umana.
Su questo punto il fondo della questione è stato ben colto dal Padre R. Plus nella sua opera Dio in noi, dove dice: «Se Dio si fosse appagato di offrirci una formula per pagare il debito, un comandamento da osservare, non avremmo capito. Gli ebrei, nell’Antico Testamento, avevano le Tavole della Legge. Una carta è poco per attrarre gli uomini e la storia d’Israele è la storia dei continui oblii e dei rinnegamenti, rinnovati senza interruzione. La formula finirà di essere una mera formula e il comandamento cesserà di essere un semplice comandamento. La parola prenderà corpo e invece di operare secondo le norme scritte su di un pezzo di carta, agirà seguendo le orme di un Uomo»[2].
Vedremo meglio in seguito come il rifiuto del vero Messia – il figlio dell’Uomo, Cristo – in seno al giudaismo abbia determinato un messianismo surrogato (spesso politico) e come, d’altro canto, il rifiuto islamico del compimento profetico in Gesù abbia portato ad un nuovo apparato profetico, con conseguenze note. Tutto questo ci suggerisce dunque qualcosa sul perché del caos che caratterizza il Vicino Oriente e sulla sua politica nevrotica.
Dunque non solo l’escatologia ma in generale il rapporto tra Dio e l’uomo è un motore della storia, in quanto è proprio attraverso questo rapporto che si risponde alle domande ultime degli uomini che vivono nella polis. Esiste una buona politica, che è coerente con la Verità, e una cattiva politica che la contraddice. Se è vero che la storia è disseminata di cattolici che hanno fatto cattiva politica, è altrettanto innegabile che questi cattolici lo abbiano fatto andando contro i fondamenti della Fede. Si può dire quindi che l’adesione esterna alla Verità sia la conditio sine qua non della buona politica, necessaria ma non sufficiente.
Risulta a questo punto chiaro come sia doppiamente rilevante il rapporto Uomo/Dio nel campo politico: non solo per l’azione che Dio determina nella storia di cui è Signore, ma – in modo in certo senso minore e complementare – per come l’uomo accetta o rifiuta la medesima azione di Dio. Due esempi ci possono chiarire le idee:
- Pare difficile non considerare il ruolo della Madre di Dio come Regina del Cielo e della Terra, attraverso qualche elemento di mariologia politica. Valga per tutti il caso della fondazione della patria messicana a partire dagli eventi delle apparizioni di Guadalupe: ogni messicano è un guadalupano, si ripete spesso. Che il culto relativo alla celebre apparizione sia stato la base di quella Patria, o – per usare un termine equivocabile – il suo mito fundacional, è fatto riconosciuto persino in ambienti intellettuali liberali e massonici[3]. In realtà v’è ben poco di mitico e molto di reale nella cura che Maria ebbe nel presentarsi a Juan Diego, nell’agire (anche politicamente) divenendo Fondatrice e Regina del Messico stesso.
- Abbiamo poi la risposta che l’uomo dà all’azione di Dio. Un San Luigi IX, a differenza di altri condottieri cattolici, fu grande re in quanto grande santo: seppe far la guerra ma seppe ancor meglio far la pace. Detto in altri termini: seppe corrispondere alla Verità non solo con un’adesione esterna ma completa, governando in favore del bene comune e meritando di essere poi canonizzato.
Già questi soli esempi ci confermano come la vastità delle implicazioni di questo schema renda sostanzialmente impraticabile qualsiasi disamina che non sia essenziale quanto ai fondamenti e ridotta a qualche affresco rispetto alle conseguenze politiche. I due passaggi su cui ho pensato di focalizzarmi sarebbero dunque i seguenti:
- Il grande ordine, ovvero il grande miracolo intellettuale derivato dal compimento delle antiche profezie[4], promesse e figure, così come dai fatti connessi alla vita cristiana fino ai primi secoli dopo Cristo.
- Il grande disordine, con un breve e non esaustivo excursus sulla complessità politica del Vicino Oriente nella prima metà del ‘900 e alcune parole anche su episodi successivi.
[1] Atti del 22° convegno di Studi Cattolici antimassonici di Rimini (2014).
[2] Padre R. Plus S.J., Dio in noi, Edizioni Piane, 2018, p.19.
[3] J. E. Traslosheros, Señora de la historia, Madre mestiza, Reina de México. La coronación de la Virgen de Guadalupe y su actualización como mito fundacional de la patria, 1895, Signos Históricos, n. 7, enero-junio, 2002, pp. 105-147.
[4] Se Mons. Ballerini propone la profezia come «una specie di miracolo intellettuale» (G. Ballerini, Breve Apologia del Cristianesimo, Edizioni Radio Spada, 2020, p. 123), giustamente possiamo guardare al complesso dei fatti che seguiranno come a un grande miracolo intellettuale. Nell’intento di chiarire i caratteri della profezia nel testo citato si aggiungeva: «Dicesi profezia la “predizione certa di un avvenimento futuro libero” che non può essere conosciuto nelle sue cause ed è quindi ignoto a tutte le intelligenze create: p. es. la nascita di Cristo predetta molti secoli prima in modo preciso e determinato rispetto al tempo, al luogo, alla qualità della persona, ecc. Non si deve perciò confondere la profezia con la congettura – né la predizione certa di avvenimenti futuri liberi con la predizione certa di avvenimenti necessariamente futuri, come, ad es., la predizione di un’eclisse».
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Immagine in evidenza, a solo scopo illustrativo: Ideal reconstruction of the Temple of Solomon in Jerusalem according to the description from the Bible. (This is not a reconstruction based on archaeological grounds) / Dominio Pubblico.
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