di Redazione
Nello stilare la pericolosa lista delle “realtà tradizionaliste” della “rete clandestina” per il loro ampio reportage (con quella di copertina sono dieci pagine piene), i giornalisti di TPI hanno messo Radio Spada alla testa di tutti, sotto l’inquietante titolo “+ 10.000 adepti”. In realtà se contiamo solo coloro che seguono la nostra pagina Facebook siamo già quasi sui 35.000, ma non sottilizziamo.
L’inchiesta – realizzata con tanto di telecamere nascoste, già disponibile in cartaceo presso le edicole ed in procinto di essere trasmessa su Rai 3 – è un grande mix in cui si fondono allarmi, accuse di fake news, questioni inerenti il vaccino, vicende ecclesiali e molto altro. Si tratta di una radicale messa in guardia rispetto al mondo conservatore-tradizionalista e alle istanze che vi hanno preso piede a partire dalla pandemia.
Per quanto concerne Radio Spada la confusione è davvero tanta. Pare quindi necessario mettere qualche punto in chiaro. Diamo per buone tante semplificazioni (a cominciare dall’etichetta “ultraconservatori” e dalla questione del ratzingerismo), che volentieri scusiamo come peccati veniali e passiamo al sodo.
- Il fuoco. EQUIVOCO. Nell’inchiesta si attizza subito il fuoco dell’attenzione del lettore e già dalle primissime righe si parla di una fantomatica “rete clandestina” dei cattolici tradizionalisti. Bene: Radio Spada è un’associazione culturale ormai dal curriculum decennale, i cui moduli per iscriversi sono pubblici. Svolge regolarmente e con ampio preavviso le elezioni dei suoi organi sociali e ne divulga i risultati. Attualmente il Consiglio Direttivo è composto da Piergiorgio Seveso (presidente), Giuliano Zoroddu (vice), Giovanni Negrini (terzo consigliere). Il luogo della sede legale è Cermenate (CO) ed è noto a chiunque voglia fare una googlata. Dunque clandestinità zero.
- Il fumo. EQUIVOCO. L’inchiesta gioca molto ambiguamente sul tema delle fake news, ovviamente ben guardandosi dall’attribuirle specificamente a Radio Spada o ad altri della lista di proscrizione. Si opta per le ampie generalizzazioni, ci torneremo in seguito.
- Il grande calderone. EQUIVOCO. L’inchiesta unisce tutto e il suo contrario. Nella lista delle organizzazioni che ci vede al primo posto, così come nel corpo del testo, ci troviamo insieme a nostri amici, autori, ex collaboratori, semplici conoscenti, avversari dichiarati e a veri e propri, almeno per noi, sconosciuti (di diversi abbiamo scoperto l’esistenza solo sfogliando la rivista). Sul punto vale la pena di fare due esempi dei tanti che si potrebbero presentare: Schneider e Minutella, che nel grande calderone non potevano mancare. Al primo, pur riconoscendo un percorso svolto, è da mesi che chiediamo di rendere conto pubblicamente delle sue uscite ecumeniste, del suo antimodernismo a targhe alterne e altro a seguire (qui e qui). Col secondo siamo stati ai ferri corti fin dai suoi esordi, abbiamo ingaggiato scontri su Ratzinger e Von Balthasar, abbiamo mostrato le sue contraddizioni e ci ha accusato di essere “squadristi neri” (o qualcosa di simile), per tutta risposta gli abbiamo replicato con un video in cui sosteneva che se avesse fallito lui “sarebbe sparito lo spirito cattolico”. Per essere una rete clandestina, deve aver maglie davvero strette, in grado di tenere dentro cose molto diverse. Ma andiamo avanti.
- Il brodo nel calderone. EQUIVOCO. Connesso al punto 2. Nell’inchiesta non si capisce sempre e fino in fondo “chi dice cosa”. Ad esempio non si coglie un dato fondamentale: se c’è una realtà della rete “tradizionalista” (semplifichiamo pure e ammettiamo l’esistenza di questo blocco nei termini indicati) che ha cercato di evitare tanto il complottismo da operetta quanto il conformismo di chi – anche nel mondo cattolico “tradizionalista” – si è svegliato sostenitore del governo Draghi, insomma se c’è chi ha messo in guardia dalle semplificazioni e dalle scemenze delle varie tifoserie (l’ultimo invito è di poche ore fa sulla pagina Facebook) è proprio Radio Spada, che da sempre ama stare non solo “fuori dai cori” ma proprio “contro i cori”, siano essi vicini o lontani. Abbiamo criticato il governo per le tante contraddizioni che sono emerse in questi mesi nella normativa sul Green Pass, siamo stati una delle poche realtà cattoliche ad organizzare un momento conviviale con amici e soci senza il bisogno di esibire la certificazione verde, proprio per non fare partecipanti di serie A e di serie B. Ma da qui a negare che di Covid si muoia la strada è lunga, anche perché – senza che ce lo spieghi TPI – abbiamo collaboratori che hanno visto morire famigliari per via di questa malattia. Visto che nelle prime righe del servizio la “rete clandestina” pare fatta da coloro che “negano i morti per Covid” vorremmo capire se la generalizzazione vale sin dal vertice della lista di proscrizione stilata o se sia da attribuire al caso.
Come già detto, ci sarebbe molto altro da aggiungere ma per brevità ci fermiamo qui.
Un’ultima cosa. Radio Spada è da sempre bersaglio di questo o quello, da gayburg a siti e personaggi che, tagliando con l’accetta, dovrebbero appartenere alla stessa “area”: ciononostante, non ha mai coltivato la polemica fine a se stessa e molti strali sono stati semplicemente ignorati, però da qui a imbastire un coacervo per larghi tratti infamante, ebbene, ce ne passa. E non è detto che si lasci passare anche questa.
Sipario.
Leggere anche: La rete clandestina da 10.000 adepti e la lista di proscrizione che inizia con RS: antipatiche considerazioni
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