di Massimo Micaletti
Nella seconda metà degli Anni Ottanta, General Motors decide di entrare nel ricco mercato delle roadster di lusso: è vero, c’è già in gamma la Corvette cabrio ma è considerata troppo sportiveggiante e vistosa, l’obiettivo è la SL Mercedes, non la Porsche.
La Casa vuol fare le cose per bene: lo stile, quindi, dev’essere italiano. Il disegno è di Pininfarina (anche se le linee tese e scolpite farebbero pensare più a Giugiaro) che cura anche la costruzione della carrozzeria: il corpo della Allanté nasce nel torinese, poi le macchine vengono caricate su un aereo e portate a Detroit, dove viene assemblata la meccanica.
Con queste credenziali d’eccezione, l’auto viene presentata nel 1987 e la bella linea conquista alla prima apparizione. Il motore, però, è di vecchia concezione e si rivela forse la più grave pecca della vettura: infatti, pur essendo un bel V8 quattromila ha 170cv, pochi al confronto coi 250 della SL, diretta rivale. Rivale che per giunta è bellissima: la Allanté è molto gradevole, ma, ragazzi, come si fa a superare la Mercedes SL R129 di Bruno Sacco, una delle automobili più belle di tutti i tempi? Inoltre la tedesca ha una gamma di motori molto moderna e articolata che va dal 6 cilindri della 280 fino al possente V12 della SL 600 da 394 cavalli (!)
Cadillac corre ai ripari almeno sul piano motoristico, aumentando la potenza fino a duecento cavalli finché nel 1993, quando ormai il destino dell’auto è segnato e GM ha deciso di terminarne la produzione, arriva il canto del cigno: un V8 di nuova concezione con ben 295 cavalli. A quel punto, però, emergono i limiti del telaio, progettato per prestazioni ben inferiori, sicché la bella Allanté chiude il suo percorso dopo sei anni di vendite molto al di sotto delle attese.
Dieci anni dopo, nel 2003, Cadillac riproverà ad affacciarsi nella stessa nicchia di mercato con la XLR, ancora una volta con la Mercedes SL nel mirino, raccogliendo ancora meno.