di Massimo Micaletti
35cv per 118kg, 125cc. In questi numeri c’è la Gilera SP01, esempio di raffinatezza tecnica ed estetica, leggerezza e potenza per una moto che ha segnato l’acmé delle spettacolari 125 degli Anni Novanta.
A causa della normativa fiscale e soprattutto del fatto che potevano essere guidate già a sedici anni, l’industria motociclistica italiana sviluppò, a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta, una capacità insuperata a livello mondiale di progettare ottavo di litro di eccellenza tecnica e stilistica: la serie AF1/Futura/RS dell’Aprilia, la Freccia della Cagiva, le MX ed SP01/02/Crono della Gilera… gioielli da 30 e passa cavalli, con motori due tempi da dodicimila giri, leggerissime, raffinatissime al punto che i giapponesi le loro supercentoventicinque vennero a progettarle e costruirle in Italia. Solo per dire una: la SP01 aveva un telaio in acciaio leggero come uno in alluminio. Per comprendere appieno il fenomeno, va tenuto presente che, all’epoca come oggi, le centoventicinque erano considerate nel resto del mondo dei mezzi utilitari, semplici ed economici, per chi non aveva troppe pretese o voleva imparare ad andare in moto: è come se, solo in Italia, esistessero auto mille di cilindrata ma con 250 o 300 cavalli e telai e sospensioni degne delle Ferrari o delle Porsche.
Queste creature pericolosissime e irresistibili – oggi molto ricercate anche perché pochissime sono in condizioni originali senza elaborazioni pasticciate – furono spazzate via dalla normativa europea, che dapprima limitò la potenza delle 125 a 15 cavalli e poi, con le varie restrizioni antinquinamento, costrinse le Case ad optare per i più tranquilli quattro tempi.
Oggi le centoventicinque sono una cosa del tutto diversa e forse è un bene.