Lucia, vergine di Siracusa, illustre dall’infanzia e per la nobiltà dei natali e per la fede, andò a Catania insieme con la madre Eutichia, che soffriva perdita di sangue, per venerarvi il corpo di sant’Agata: e dopo aver pregato umilmente sulla tomba di Agata, ottenne per intercessione di lei la salute alla madre. Allora ella supplicò subito la madre di permetterle di distribuire ai poverelli di Cristo la dote che le avrebbe data. Quindi appena ritornata a Siracusa, vendette tutti i suoi beni, e ne distribuì il prezzo ricavato ai poveri.
Il che appena lo riseppe colui al quale i genitori l’avevano, contro la volontà della vergine, fidanzata, denunziò Lucia come cristiana al prefetto Pascasio. Questi non avendo potuto né con preghiere, né con minacce piegarla al culto degli idoli; anzi egli vedendo, che quanto più si sforzava di farla cambiare di sentimenti tanto più ella sembrava infiammata a celebrare le lodi della fede cristiana: «Non parlerai più così, le disse, quando sentirai i colpi ». Cui la Vergine: « Ai servi di Dio non possono mancare mai le parole, avendo Cristo Signore detto loro: Quando sarete condotti davanti ai re e ai presidi, non vi preoccupate di che e di come lo direte: perché in quel momento vi sarà dato di che dire: perché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito Santo, che parla in voi».
Avendole domandato Pascasio: «Lo Spirito Santo è dunque in te?» Ella rispose: «Quelli che vivono castamente e piamente sono tempio dello Spirito Santo». Ma lui: «Ti farò condurre in un luogo infame, perché lo Spirito Santo ti abbandoni». E la vergine a lui: «Se mi farai violentare nolente, la castità mi meriterà doppia corona». Quindi Pascasio, acceso d’ira, comandò di trascinare Lucia dove venisse violata la sua verginità: ma per un prodigio divino, la vergine rimase così immobile dov’era, da non potersi allontanare con nessuna violenza. Perciò il prefetto fattole spandere attorno pece, resina e olio bollente, ordinò d’accendervi il fuoco: ma siccome la fiamma non le faceva alcun male, dopo essere stata tormentata in molti modi, le trapassarono la gola con un colpo di spada. Mortalmente ferita, Lucia predicendo la tranquillità della Chiesa, che sarebbe succeduta alla morte di Diocleziano e Massimiano, rese lo spirito a Dio il tredici Dicembre. Il suo corpo sepolto a Siracusa, fu poi trasportato a Costantinopoli e infine a Venezia.
I. Per quella fede ammirabile che voi aveste, o gloriosa s. Lucia, quando protestaste al tiranno che nessuno avrebbe potuto togliervi lo Spirito Santo che abitava come in suo tempio nel vostro cuore, otteneteci dal Signore, vi preghiamo, di viver sempre in un santo e salutare timore di perdere la sua grazia , e perciò fuggiamo da tutto quello che potrebbe cagionarci una perdita così grave.
Gloria.
II. Per quella singolare predilezione che ebbe per voi, o gloriosa s. Lucia, l’immacolato vostro sposo Cristo Gesù, quando con un miracolo non più udito vi rese immobile, malgrado tutti gli sforzi dei vostri nemici per trascinarvi in luogo di peccato e di infamia, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non cedere giammai alle tentazioni del mondo, del demonio e della carne, e di combattere costantemente i loro assalti colla continua mortificazione di tutti i nostri sentimenti.
Gloria.
III. Per quell’amore ardentissimo che aveste verso Gesù, o gloriosa s. Lucia, quando, dopo esservi a lui consacrata con voto irrevocabile, rinunziaste ai partiti più vantaggiosi, e dopo avere distribuite in elemosina lulle le vostre sostanze, sacrificaste ancora la vostra vila sotto quel ferro crudele che trapassò il vostro collo, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di ardere anche noi continuamente di santa carità, per cui siamo pronti a rinunziar tutti i beni e sostener tutti i mali piuttosto che divenire menomamente infedeli al nostro Signore.
Gloria.
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Immagini: Simulacro argenteo di Santa Lucia (XVI sec.) conservato nella Cattedrale di Siracusa (fonte: occhionotizie.it e wikipedia.org)