Sintesi della 672° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa di Coronavirus, preparata nell’Ottava dell’Immacolata Concezione (15 dicembre 2021) e postata nella festa di San Tommaso apostolo (21 dicembre 2021). La conferenza numero 673 è stata una puntata de “L’alabarda” dedicata a “Traditionis Custodes”, la numero 674 ovvero la seconda parte di questa conferenza è in preparazione. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).

Sopratutto dalla disamina di opere come “Processo all’ Occidente”(edizioni Sugarco,1990) (1), “Antinovecento.Il sale di fine millennio”(Leonardo,1996),” Comunitari o liberal?”(Laterza, 1999- 2006) si evince che la secolarizzazione per il noto giornalista e cultore di studi filosofici Marcello Veneziani è la cornice della ” ragione occidentale” basata sulle idee di ” democrazia” con la D maiuscola, ” progresso” con la P maiuscola, mercato con la M maiuscola, che a fine Millennio può dirsi trionfante e concepirsi come l'” id quo maius cogitari nequi”(2).

Un sogno che l’intellettuale pugliese sostiene essergli stato riportato evoca bene ” il sogno della modernità che si e’ raccolta nel secolo precedente”: “liberare l’ uomo dal peso della croce, umanizzare il divino, bandire la sofferenza e con essa la ragione”, insomma lo scenario della secolarizzazione radicale(3).

È li ad attestarlo peraltro il forte decremento della recezione dei sacramenti, della Preghiera, della pratica religiosa. Se le disposizioni del concilio Vaticano II sembravano voler avvicinare maggiormente il popolo alla liturgia tramite l’ introduzione del ” Novus Ordo Missae”, possiamo attestare che l’ esito è stato fallimentare, ché nel XX secolo abbiamo assistito a una disaffezione alla pratica religiosa quale precedentemente non si era mai vista.

Insomma, il cristianesimo viene ridotto alla ” passeggiata domenicale” nella migliore delle ipotesi e la civilta’ occidentale non ne vuole sapere di misurarsi con il fatto della drammaticità dell’ Avvenimento Cristiano, non ne vuole sapere di accettare la sofferenza e il sacrificio, censura la dimensione della Morte e della Finitudine…si accontenta di uno pseudocristianesimo all’ acqua di rose , da praticare per convenzione sociale, dimentica della grande lezione di Soeren Kierkegaard per il quale la posizione di fronte a Cristo era il contrario di ogni sintesi filosofica rassicurante e risolutrice delle aporie, niente affatto un giogo leggero, bensì la sperimentazione sino in fondo della drammaticità dell’ esistenza finita e la risposta ad essa, quella soluzione che ne’ l’ opzione estetica, né quella etica potevano offrire.

“La rivoluzione tecnologica e merceologica hanno voluto eludere insieme alla sofferenza anche la religione”(4), ponendosi come ” totalitarismo non sacrale” rispetto i ” totalitarismi sacrali” del primo Novecento: il ” comunismo” che ha inteso sostitursi alla religione come escatologia intramondana e il ” fascismo” che ha inteso in salsa neopagana” ricongiungere la religione alla vita, alla terra, al sole”.

Ma che cosa ha voluto intendere Marcello Veneziani con l’ espressione “sale di fine millennio”?

Secondo una prima chiave di lettura potrebbe aver inteso i residui o detriti, l’ eredità delle molte visioni politiche e filosofiche che il XX secolo, poliedrico per eccellenza, ha saputo esprimere sino alla sua meta’.

Ad esempio, il fine millennio risente di una versione immanentista e secolarizzata del pensiero millenarista-escatologico che ha radici ben più remote, ma anche dell’ approdo a maturazione delle linee filosofiche di Nietsche, Comte, Marx. Esse non sono che ” ordigni del secolo diciannovesimo, esplosi nel ventesimo”

Ma con l’ espressione” sale di fine millennio”, secondo un’ interpretazione alternativa, si potrebbe anche intendere il complesso dei motivi che sono meritevoli di essere ripresi e portati avanti in una temperie contemporanea dominata dall’ onnipervasiva ” ragione occidentale” che si sottrae a ogni problematizzazione critica e culmina nel tramonto della forma dell’ “ideologico” e nella prevaricazione del ” merceologico”. Motivi appunto di dissenso rispetto alla ” ragione occidentale” imperante, motivi di ” dissenso” che richiamano a una salvaguardia delle radici, delle tradizioni, dell’ idea di ” sacro” ( per il tradizionalismo neopagano) o di “Santo” per il tradizionalismo cattolico). 

La critica della ” ragione occidentale” implica segnatamente la critica della ” ragione liberale” , basata sul pentafarmaco di Razionalità, Progresso, Tecnica, Modernità e Democrazia(5) che procede alla volta di un Pensiero Unico, contestato a ” destra” da intellettuali del calibro di Aleksandr Solgenitzin, Alain de Benoist, Marco Tarchi, Gustave Thibon e a ” sinistra” da Mario Tronti, Fulvio Grimaldi, Costanzo Preve, Ouday Ramadan, solo per citare alcuni nomi.

I sostenitori della ” ragion liberal” o ” occidentale” ritengono che sia inopportuno muovere critiche a questo mainstream unico, perché esse comporterebbero un atteggiamento antimoderno, oscurantista, totalitario, etc.

La questione che peraltro il Veneziani tematizza in “Comunitari o liberal?” è la seguente: Come è possibile oggi una critica della “ragione liberale” senza tema di essere ricacciati nelle categorie del “fascismo”, del ” comunismo”, dell’ “integralismo religioso” , insomma tutto quello che Popper e il suo seguace Dario Antiseri considerano estraneo alla modernità, al progresso e foriero di totalitarismo?

Ma importa qui soprattutto denunciare le aporie della ” ragione occidentale” e le contraddizioni in cui si avviluppa il suo postulato del “progresso” .

Tanto la profezia del politologo Francis Fukuyama, secondo cui l’ universalizzazione del modello liberale determinerà la “finis historiae” , quanto la dichiarazione dell’ ex presidente Usa George Bush senior secondo cui la gran maggioranza dell’ umanità non avrebbe dubbi sull’ insuperabilita’ dal punto di vista etico del modello di sviluppo americano (comunque rispetto a questo tema, il partito repubblicano e quello democratico sono sulla stessa lunghezza d’ onda) determinano inevitabilmente aporie che vanno tematizzate e non gia passate sotto silenzio.

Infatti e’ l’idea stessa di ” progresso” a richiedere una assidua “critica dell’ esistente”, nonché l’istanza di un salto qualitativo sempre maggiore. Invece la “ragione occidentale”, considerando il modello americano- centrico “non plus ultra”, ” intrascendibile” , (6) finisce per diventare perfino antistorica, incanalarsi su di un binario morto, condurre, a ben guardare, non già a ulteriore progresso qualitativo, ma a un assetto reazionario “tout court”.

Infatti, quella nuova borghesia antitradizionalista e antipuritana (che ha trionfato nella temperie della Contestazione) che costituisce l’asse portante dell’ ideologia liberal, una volta venuta meno la materia delle sue contestazioni (la Patria, la Famiglia, la bioetica tradizionale, la Comunità, financo il Pudore nell’ odierna inquietante direttrice di un Transumanesimo) alla fine si trastullera’ nella “conservazione” della dissoluzione.

Insomma sostiene Veneziani, per essere coerente con le sue premesse e promesse, la ” ragione occidentale” dovrebbe sottoporsi a critica e applicare a se stessa quel criterio del ” disincanto” che ha usato nella decostruzione dei regimi sacrali e del pensiero simbolico- religioso. 

Inoltre, è assai dubbio che la “ragione liberal” garantisca un libero dibattito nella misura in cui “toglie il microfono “alle voci dissenzienti “fuori dal coro”, a meno che non si decidano a “una fase di maturazione”..considerandole oscurantiste e retrograde, quando esse non vengano perfino estromesse dal cono di ” luce” della modernita’.

Insomma, sono assai aporetiche le modalità con cui l’ ideologo del liberalismo occidentalista pone le condizioni del dialogo, nonostante la sua esaltazione della cosidetta ” società aperta”.Sono accettabili tutte le opinioni purche’ rientrino nel cono di luce del liberalesimo occidentalista; descritto dal Veneziani, per quanto riguarda la sua ultima versione, come un “Grande Centro” onnivoro, su base apolitica e tecnocratica”.

Esso tenderebbe ad abbracciare in seno a sè il radicalismo di sinistra, una volta avvenuta la sua conversione liberal, e il radicalismo di destra tramite il suo mutamento in moderatismo. L’ avversario vero e proprio con ogni probabilità non esiste: o si tratta di un soggetto in via di conversione alla ” ragione occidentale”, in fase di maturazione, alla volta dell’ adeguamento al ” senso della storia”, oppure apparterebbe allo ” zoccolo duro” degli alieni ” nemici dell’ Occidente”, incapaci a uscire dal perimetro dell’ autocrazia, della ” barbarie”, dell’ irrazionalità(6).

Contrariamente alle previsioni di James Burnham(7) secondo cui l’ Occidente si sarebbe suicidato una volta conseguito l’apice del nichilismo, della contrazione e della recessione, a fine Millennio si celebra l’ “apoteosi” dell’ Occidente.

Ma “civilta’ Occidentale” e ” ragione occidntale” sono forse due entità coestese?

L’Occidentalismo disperato di senso si traduce in un destino irreversibilmente spettante alla civiltà dell’ Occidente? 

La risposta a questi due quesiti è negativa.

Innanzitutto, l’ ambito dell’ Occidente non e’ una ” nebulosa indistinta”: l’ Occidente cattolico latino ha come ingredienti la classicità greca e romana, la Patristica e la Scolastica; invece l’ Occidente americano centrico ha come retroterra culturale l’ etica calvinista, l’ empirismo classico scozzese, il pragmatismo filosofico e tutte le forme del neopositivismo.

In secondo luogo, una cesura decisiva è stata determinata dal protestantesimo con il suo soggettivismo etico, dall’ illuminismo e dal processo di secolarizzazione. A seguito di cui, una cospicua dimensione della “civilta occidentale ” ha avviato il proprio percorso alla volta della degenerazione in Occidentalismo, mentre il magistero ecclesiastico, almeno quello preconciliare, ha costantemente denunciato l’ ateismo nella sua declinazione occidentista come in qulla collettivista, nonché l’ edonismo borghese, l’ agnosticismo, il latitudinarismo morale.

Con buona pace di Alain de Benoist e dei teorici della ” Nouvelle Droite”,secondo cui nella ” tirannide del monoteismo” cristiano sarebbe in nuce la contemporanea ” civilta occidentale” con tutti i suoi ingredienti( individualismo sfrenato, egualitarismo astratto,perdita del ” sacro”, colonialismo, sfruttamento, etc) dobbiamo convenire che cristianesimo o cattolicesimo e ” Occidente” non sono sovrapponibili. 

Con buona pace di M.Heidegger, secondo cui la contemporanea tecnica livellatrice e manipolatrice non farebbe che raccogliere l’ eredità della Metafisica occidentale, ellenica e cristiana, nel comune i globante di un”oblio dell’ Essere” e pietrificazione dell’ Essere negli enti particolari, dobbiamo convenire che la metafisica classica- medievale è un’  indiscutibile antitesi al pantecnicismo e allo scientismo; peraltro, non è dato di vedere come l’opzione indicata dall’ autore di ” Essere e Tempo” di un’ affermazione di tutte le potenzialità vitali nell’ orizzonte immanentistico dell’ ” Essere- per -la morte”( pure da lui definita “esistenza autentica”) possa costituire un antidoto alla disperazione di senso che permea l’ Occidentalismo.Ma de hoc satis.

La posizione di Rorty (1931-2007) filosofo pragmatista americano, ascrivibile alla galassia dei cosidetti” maestri del sospetto” è paradigmatica degli esiti nichilisti cui approdano Occidentalismo e ” ragione occidentale”.

Per Rorty, sulla falsariga di filosofi come Dewey e Russell, la filosofia è esclusivamente al servizio della “democrazia” e della garanzia di una futura società” pacifista” in cui tutti i conflitti, da lui infondatamente attribuiti alla difesa di una metafisica o di una sacralità, saranno espunti dal consorzio umano. 

Per Rorty le armi vere e proprie del filosofo sono il ” nominalismo” e lo ” storicismo”.La sua posizione porta alle conseguenze ultime l’ assunto di F.W. Nietsche secondo cui non”esistono fatti, ma solo interpretazioni”.

È “antidemocratica” peraltro l’ istanza di assumere una qualsiasi verità con pretesa ” metafisica” e metatemporale, perche” il trascendimento storico è detinato a portare via con sé qualsiasi assunto. Fobia dunque nella concezione di questo pensatore americano verso l’ idea stessa di verità e professione di un relativismo etico radicale: le proposizioni della scienza morale ( ad esempio, “la condanna della crudeltà”) non dovrebbero avere a fondamento né la metafisica, né la teologia, ma esclusivamente l’ erlebnis interiore di una simpatia, criterio dunque puramente soggettivistico.

Per altro verso, Rorty afferma che vada ritenuto ” vero” soltanto quello che un gruppo riesce a far prevalere a discapito di altri con la forza della dialettica verbale( in realtà della sofistica e della prevaricazione)….Raro elogio dei “winners”.

A ragione, Marcello Veneziani ha potuto affermare che la posizione del Rorty mena al conformismo istituzionale e al darwinismo sociale(9).

Con parole di imperitura bellezza Georges Bernanos affermò che una volta rifiutata la verità in senso metafisico, non vi sarà più barriera alcuna a impedire la prevaricazione di gruppi oligarchici a discapito di altri.

Il secolo XX è stato poliedrico, almeno sino al 1945.” Di ogni secolo si può dire qualcosa, il nostro è il solo di cui si possa dire ogni cosa: e questo- secondo la mentalità del tempo che antepone la quantità alla qualità è il più bel segno di grandezza ( la citazione è tratta da ” Estetica e politica” di Ardengo Soffici).

Durante la prima parte del secolo decimonono, infatti, hanno coesistito in un contesto di ” pluralismo” ateismo e pensiero religioso, naturalismo e spiritualismo, liberalismo e comunitarismo, nazionalismo e nternazionalismo. 

Invero dopo il 45′ la cultura mainstream è destinata a scivolare, per il contraccolpo del disincanto delle ” utopie” e dei cosidetti ” totalitarismi sacrali”(che sostituiscono cioè la politica alla teologia per quanto riguarda il processo di escatologia dell’ umanità) verso la monolitica” ragione occidentale”.Ora il liberalismo si dissocia dall’ orizzonte della trascendenza e della tradizione, da ogni ” scoria” si puritanesimo, come dalla ” ragion pratica” kantiana: tende all’ individualismo e alla totale affermazione della dimensione merceologica.

(1) quest’ opera contiene una preziosa introduzione di Augusto del Noce che risale al 22 dicembre 1989, pochi giorni prima che il filosofo torinese spirasse.

Il titolo completo dell’ opera è “Processo all’ Occidente.La società globale e i suoi nemici”, una risposta antitetica alla popperiana ” La società aperta e i suoi nemici”; per Popper la conditio sine qua non di una società liberale e democratica era l’ espunzione di tutte le forme dogmatiche della filosofia( dal platonismo alla psicanalisi) essendo solo il neopositivismo o positivismo logico a fondamento di un assetto liberale. Nonché il rifiuto di tutte le “scorie” del pensiero utopico (dal platonismo al socialismo reale) come presupposto trascedentale del ” libero dibattito”. Popper e i suoi allievi consideravano e considerano la forma dell’ ” utopia” anticamera del totalitarismo.

(2) Cfr.Marcello Veneziani, ” Processo all’ Occidente”, prefazione a cura di Augusto del Noce, p.7 “Parafrasando Sant’ Anselmo e prendendo quindi spunto dal suo argomento ontologico, si può sostenere che la pretesa dell’ Occidente è quella di configurarsi come legittimo in sè e per sè, non oltrepassabile dalla storia, superiore rispetto a qualsiasi altra alternativa culturale e geopolitica…essendo la “ragione occidentale” la massima traduzione degli ideali di “libertà”, “democrazia”, ” progresso, ” evidenza scientifica”

(3) cfr.Marcello Veneziani, “Antinovecento.Il sale di fine millennio”, p.9 “Viene riportato questo sogno: un Venerdì Santo nel corso di una processione avvenuta nel paese in provincia di Bari di cui il Nostro è originario, alcuni fedeli pensarono di liberarsi del carico della Croce e appena lo fecero Cristo riassunse sembianze umane e cominciò a camminare per conto suo

(4) ibidem, p.10

(5) cfr.Marcello Veneziani, ” Critica della ragione liberale” in ” Comunitari o liberal?”, p.21

(6) per Daniel Bell l’ etica dell’ Occidente è fondata su principi trascendenti e intrascendibili, ultimamente non storicizzabili. Essi rinviano in ultima analisi al nucleo del liberalismo e della inviolabilità della sfera privata.

Anche Ralph Dahrendorf e Jurgen Habermas (questi proveniente dalla Scuola di Francoforte, ma poi convertitosi alla democrazia liberale) difendono la dimensione del “libero dibattito” che solo le democrazie liberali di matrice occidentali consentirebbero.

(7) cfr.Marcello Veneziani, “Processo all’ Occidente”,cit.p.22

(8) James Burnham(1905-1987) fu filosofo e attivista americano. Dopo aver sposato il trozkismo negli anni 30′, divenne un teorico del ” movimento conservatore americano; sul tema segnalerei la sua opera” Il suicidio dell’Occidente”, Milano, 1965

(9) cfr.Marcello Veneziani, ” Processo all’ Occidente”,cit.p.38 Rorty insomma è perfettamente omogeneo alla società americana e ai suoi “winners” e dentro il suo cuore liberale pulsa ” una antifilosofia della forza”

FOnte immagine: Pixabay

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