di Giovanni Negrini

Dopo il galateo della Santa Messa, mi accingo a scrivere queste poche righe perché, con riguardo alla Confessione, sovente non vengono rispettate né le regole canoniche, né quelle del buon senso.

Nel mondo della tradizione (quella dove TC non ha rilevanza alcuna, per intenderci) la confessione domenicale è effettivamente un problema, soprattutto logistico\temporale.

Un solo sacerdote deve compiere il suo dovere sia in confessionale, sia all’altare, il tutto nella sola domenica (o festività di precetto), ergo tutti i fedeli si ammassano nell’oretta antecedente la S. Messa, per cercare di accusare le proprie mancanze davanti al buon Dio.

Qui si presenta il primo problema: il sacerdote non riesce a confessare tutti, per il poco tempo a disposizione. Molto spesso, inoltre, sono sempre gli stessi fedeli a confessarsi tutte le domeniche (o quasi), e faticano a cedere il posto a chi, per moltissimi motivi, non può arrivare alla cappella o al priorato con largo anticipo e mettersi in fila un’ora o un’ora e mezza prima.

Secondo problema: in confessionale non si può rimanere 40 minuti (ma neanche 20). La confessione non è una direzione spirituale (non in senso stretto), quindi si accusano i peccati davanti a Dio e basta, senza parlare di che cosa abbiamo mangiato a colazione o di come è pedante la suocera. Non è intenzione di questo articolo fare del catechismo per una buona confessione e quindi non mi dilungherò su questo, ma se l’accusa è secca e precisa le confessioni durano molto meno tempo, dando la possibilità a più persone di confessarsi: non facciamo gli egoisti, per favore!

Terzo problema: per quale assurdo motivo le persone devono scavalcare la fila?! Non ci sono i biglietti come dal salumiere, ma credo che almeno un po’ di onestà nella casa del Signore sia una regola non scritta da mantenere.

Quarto problema: se ci sono sempre gli stessi che arrivano prima e si confessano ogni volta che mettono piede in chiesa, vi è anche il problema opposto. E’ inutile lamentarsi che non ci si riesce mai a confessare, se si arriva 2 minuti prima dell’inizio della S. Messa o addirittura… durante l’omelia. Costoro possono svegliarsi prima la mattina (o partire prima da casa) e cercare di arrivare con un po’ di anticipo sul luogo delle funzioni liturgiche.

Brevissimamente, facciamo un riassunto così da rendere meglio l’idea di come una persona cristiana di buon senso dovrebbe fare:

  • Mi sveglio presto la mattina (o finisco abbastanza presto di pranzare, se la Messa è pomeridiana)
  • Vado alla S. Messa con 30\40 min. di anticipo
  • Mi metto pazientemente in fila, non sorpasso i penitenti facendo finta di niente
  • Durante questo tempo di attesa farò il mio esame di coscienza: penserò prima alle mancanze più gravi, poi a quelle veniali, sforzandomi di ricordarmi il più possibile
  • Mi dispongo con l’animo di penitente, non con “animo brontolone”
  • Prego il buon Dio di fare in tempo a confessare i miei peccati
  • Quando si entra in confessionale: dopo il segno della croce è buona norma dire da quanto tempo non ci si confessa, poi accusare i propri peccati partendo dai più gravi e finendo con i meno gravi, senza divagare su argomenti di attualità, non stiamo commentando il telegiornale
  • Finita la confessione, assolvo la penitenza il prima possibile
  • …un’ultima cosa: per facilitare la confessione ai miei fratelli nella fede, cercherò durante la settimana di trattenermi il più possibile dal peccato, così da non doverci tornare la domenica successiva e lasciare quindi il mio posto ad un altro, forse più bisognoso di me.

Come potete vedere, sono piccoli accorgimenti, non imprese titaniche per supereroi. Cerchiamo di praticarle, così da vivere tutti insieme più serenamente questo meraviglioso Sacramento della Confessione.


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