di Giovanni Negrini

Premessa: ho voluto scrivere questo breve galateo dopo molti anni di S. Messe tridentine osservate in giro per l’Italia (e non solo), per il semplice motivo che molti fedeli, forse anche in buona fede, inventano di sana pianta gesti e modi di fare che con la sacra liturgia non hanno molto a che fare, o non ne rispettano le regole, trasgredendo a tutto quel ‘galateo’ della tradizione che purtroppo, a moltissimi, non è stato insegnato.

Vorrei quindi elencarvi qualche piccolo accorgimento che farà vivere a voi e ai vostri vicini di banco la Santa Messa nel modo migliore possibile.

Farò riferimento al Rito Romano perché il più diffuso e praticato, anche se molte delle ‘regole’ che esamineremo possono essere valide anche per altri riti tradizionali (Ambrosiano, Lionese, ecc…).

Prendiamo in esame tutto quello che il pio fedele dovrebbe fare prima, durante e dopo la Santa Messa, in ordine cronologico, cioè da quando si mette piede in Chiesa fino all’uscita da essa.

  1. Modo di rispondere: iI fedele dovrà rispondere in modo chiaro, ma senza urlare!, anzi, preferibilmente in tono basso in modo da non distrarre il proprio vicino di banco. Basti pensare a quando parliamo normalmente con una persona che conosciamo bene: non gli urleremmo in faccia per farci capire meglio, sarebbe un segno di poco rispetto verso di lui. Il Signore sente benissimo, anche se parlate a bassa voce.
  2. Abbigliamento: Credo sia scontato che un abbigliamento consono al luogo dove si va sia la base del rispetto verso Dio e anche verso il prossimo. In linea generale, gli uomini con pantaloni lunghi e camicia (questa, in teoria, che copra fino al gomito), le donne con una gonna lunga almeno fino al ginocchio e che siano coperte le spalle e il capo da un velo. Peraltro, visti i tempi folli in cui viviamo, sempre meglio una buona disponibilità di animo che un abbigliamento impeccabile.
  3. Posizione: Si trova un posto a sedere, se nei banchi c’è ancora posto, cercando di non cambiarlo ogni 2 secondi come se la panca scottasse. Se i posti a sedere sono finiti si rimane in piedi, preferibilmente dopo i banchi, verso la porta di uscita.
  4. All’entrata del Sacerdote: Se ci si trovava seduti, al suono della campana ci si alza in piedi, senza scattare come dei soldati!, ma in modo composto e ordinato, tenendo o le mani giunte o con il messalino in mano. Assolutamente non le braccia incrociate.
  5. Inizio della S.Messa: Al segno di croce del sacerdote, tutti i fedeli si inginocchiano fino a quando non finiscono le preghiere ai piedi dell’altare. Quando il Sacerdote sale all’altare, allora i fedeli possono alzarsi in piedi il meno rumorosamente possibile.
  6. Epistola e Vangelo: Alla proclamazione dell’Epistola ci si siede in modo meno rumoroso possibile, ascoltando attentamente. Al ‘Dominus vobiscum’ del vangelo ci si rialza in piedi, fino a che il sacerdote non lo abbia proclamato sia in latino che in vernacolo.
  7. Credo: se è Messa cantata o solenne, i fedeli rimangono in piedi fino a quando non ci si inginocchia all’ ‘incarnatus ‘, dopodiché  anche i fedeli tutti si possono sedere. Non bisogna sedersi quando lo fa il celebrante.
  8. Quando il sacerdote si alza per tornare all’altare, bisogna aspettare il ‘dominus vobiscum’ per alzarsi di nuovo.
  9. Il fedele non deve inchinarsi ogni volta che lo fa il sacerdote e i ministri, visto che il popolo non è parte attiva della cerimonia liturgica. Può sembrare un segno di rispetto il chinare la testa come il sacerdote, ma per un semplice fatto di ordine consono al clima liturgico non lo si deve fare (immaginate 200/300 teste che ciondolano su e giù… caos garantito). Se è Messa cantata il problema non si pone, visto che la maggior parte dei fedeli è impegnato, probabilmente, in preghiere private.
  10. Offertorio: ci si siede quando il sacerdote scopre il calice e pone al ministrante il velo omerale. Nella Messa letta il popolo può rispondere dopo ‘Orate Frates’ solo quando il sacerdote si sarà voltato completamente verso l’altare, assolutamente non prima!! Non è una gara a chi conosce meglio il latino, quindi a trattenere la risposta qualche istante non morirà nessuno (contando il fatto che il sacerdote deve finire la frase incominciata, ma a tono non udibile ).
  11. Canone: se Messa letta, ci si inginocchia dopo il Sanctus e ci si alza dopo la piccola elevazione quando il sacerdote riprende a tono udibile ‘dominus vobiscum’. Messa cantata o solenne, ci si inginocchia alla fine del Sanctus cantato, che dovrebbe coincidere con ‘hanc igitur’ del sacerdote. Se il sacerdote prosegue con la consacrazione, il canto del Sanctus si dovrebbe spezzare a metà, proseguendo con il Benedictus solo dopo la consacrazione del pane e del vino. Se il coro non lo divide, si preferisce che il popolo si inginocchi comunque all’‘hanc igitur’ quando il ministrante suona la campana e non alla fine del canto.
  12. Si rimane in piedi fino alla fine dell’Agnus Dei, sia recitato sia cantato, mettendosi poi in ginocchio fino alla processione per ricevere la Santa Comunione.
  13. Post Communio/ultimo vangelo: Ci si rialza al ‘Dominus vobiscum‘ del sacerdote, mettendosi poi in ginocchio dopo ‘Ite Missa est’. Dopo la benedizione in ginocchio ci si rialza, ascoltando l’ultimo vangelo. Ci si inginocchia alle parole ‘et verbum caro factum est’ e basta, rialzandosi in piedi per il canto finale.
  14. Preghiere Leonine: Se dopo la Messa si recitano queste preghiere, tutti si inginocchiano recitando a cori alternati solo le 3 Ave Maria. Il Salve Regina lo si recita assieme al sacerdote. La preghiera a San Michele NON si recita tutti assieme, ma solo il sacerdote. Si risponderà invece alle invocazioni finali con ‘Miserere nobis’.

Il fatto di volere dire o fare cose che sono proprie del celebrante, o che in buona fede non si conoscono, quindi improvvisando a sentimento, è sintomo purtroppo di una mentalità tutta modernista, che ama inventare. Questo modo di agire è stato alla base di quello scempio che è poi diventato il Novus Ordo Missae. Almeno tra noi “tradizionalisti”, cerchiamo di non cadere nello stesso errore!



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