Allocuzione della Santità di Nostro Signore PAPA PIO IX tenuta nel Concistoro segreto del 19 dicembre 1853
VENERABILI FRATELLI
I Romani Pontefici nostri antecessori collocati sulla sommità della Sede Apostolica come nella rocca e nel baluardo della fede cattolica in virtù della potestà ricevuta da Dio di governare tutta la Chiesa, mai sempre le paterne loro cure rivolsero alla Chiesa Orientale né cosa alcuna lasciaron mai intentata che fosse creduta atta a difenderla e giovarla. Quanta industria e solerzia e quante fatiche abbiano essi adoprate perché quelli che fra popoli d’Oriente erano in dissidio colla Chiesa Romana per un funesto scisma di buon grado e volenterosi si riunissero alla medesima e si stringessero col Pontefice Romano, pastore supremo sulla terra, come membra al suo capo, non fa mestieri, o Venerabili Fratelli, che spendiamo molte parole a dirlo conciossiaché ben lo sapete e innumerevoli documenti storici ne fanno testimonianza. E Noi, emulando questi esempi illustri di paterna sollecitudine, fin dall’anno secondo del Nostro Pontificato mandammo lettere apostoliche a tutti gli Orientali colle quali, con impegno e amorevolezza, gli esortammo a ritornare nella comunione di questa Santa Sede ed a stringersi ad essa fermamente, e la necessità di tale unione dimostrammo con molti e gravissimi argomenti, i quali sono per la verità incontrastabili, checché in contrario abbiano osato dire in un loro scritto diversi Vescovi, scismatici intenti a vomitare contro la Sede Apostolica l’antico loro veleno. Questo scritto faremo in modo che sia confutato per ribattere gli errori e curare la pertinacia degli scismatici: intanto non tralasceremo di pregare e scongiurare il padre celeste de’ lumi per la salute loro, non risparmiando per nulla quella cristiana carità che è paziente e benigna, dallo spirito della quale, al pari di Noi eccitati, i Nostri Predecessori non solo non disapprovarono i sacri riti che usa la Chiesa Orientale e che videro non opporsi affatto alla fede ortodossa, ma giudicarono di più doversi osservare e mantenere come raccomandati da una antica origine e in non piccola parte stabiliti da’ Padri: che anzi con provvidentissime Costituzioni ordinarono che a nessuno fosse lecito abbandonare i riti orientali senza avere avuta la facoltà dal Sommo Pontefice. Sapevano che la sposa immacolata di Cristo si contraddistingue per quella meravigliosa varietà che non lede la unità, che la Chiesa di Cristo cioè, circonscritta da nessun confine di paese, abbraccia tutti i popoli, tutte le nazioni e le genti che concordano nella unità della fede, quantunque diverse per costumi, per lingua e per riti approvati dalla Chiesa Romana, madre e maestra di tutte. Al che bene avvisando il nostro Predecessore Gregorio XVI di gloriosa memoria, volgendo la pastorale sua vigilanza e le sue cure alla nazione de’ Valacchi di rito greco-cattolico che abitano la Transilvania per confortarli e consolarli e sempre più fortificarli nella fede cattolica, pensò di stabilire per essi una gerarchia ecclesiastica di rito greco: ma ciò che a cagione de’ tempi e delle circostanze difficili con poté trarre al bramato termine il Nostro Predecessore, Noi, Venerabili Fratelli, abbiamo, non senza speciale Nostro contento, in molta parte compiuto. E anzitutto ringraziamo, come ne incombe, il Padre delle Misericordie pel cui celeste aiuto ci è stato concesso di condurre a fine un opera che speriamo torni ad incremento della Cattolica Religione ed a grandissima utilità spirituale di quella gente. Poscia diamo lode al Figlio Nostro in Cristo Francesco Giuseppe Imperatore d’Austria, Re Apostolico di Ungheria, di Boemia ecc., il quale a tal fine non solo ci fece preghiere, ma anche adoprò ogni studio e sollecitudine, infine tutto ciò che si poteva aspettare da un Principe religiosissimo e zelante, di promuovere la fede. Ne deve lasciarsi senza encomio il Vescovo di Strigonia che a tutt’uomo adoprossi per promuovere opera sì salutare ed acconcia a mantenere la unità cattolica. Appena ci fu pertanto comunicato il parere di alcuni del Vostro Ordine, o Venerabili Fratelli, cui affidammo l’esame accurato di sì importante negozio, a seconda del loro parere, fondammo due Sedi Episcopali di rito greco-cattolico: quella cioè di Lugosch, nel Banato di Temesch, e quella di Armenopoli, nel principato di Transilvania, e le dichiarammo suffraganee della Chiesa di Fogaras, la quale, insignita da gran tempo della cattedra episcopale, e di recente da Noi decorata anche del titolo di Alba Giulia, abbiamo innalzata all’onore e alla autorità di Sede Metropolitana. Ad essa ancora abbiamo decretato che, oltre le due Sedi or ora erette, sia aggiunta come altra suffraganea la Chiesa di Grand-Varadino, anch’essa di rito greco, staccandola dall’arcivescovato di Strigonia. Collo stabilimento di questa nuova Provincia Ecclesiastica di Fogaras e Alba Giulia non dubitiamo, o Venerabili Fratelli, che la nazione valacca, sparsa nella Transilvania, addetta alla fede cattolica, distinta con questo nuovo beneficio della Sede Apostolica, non sia per stringersi ad essa con più stretto legame e che quella parte del gregge del Signore, accresciuto il numero de Pastori, e questi, secondo il loro ministero, vigilando e aggiungendovi anche le Nostre, cure cui non lasceremo mai di prodigare, viva di molto più sicura e guardata dalle insidie e dalle fraudi degli scismatici, i quali non lasciano occasione alcuna per istrappare i fedeli dalla comunione di questa Santa Sede e trarli nell’abisso di eterna rovina. Ma Dio, che è ricco di misericordie, faccia sì che coloro i quali vivono negli errori dello scisma, tocchi dal lume della grazia divina, corrano nel seno e nell’amplesso della Chiesa Cattolica, onde tutti siano nella unità della fede e tutti facciano un sol corpo in Cristo, l’unità serbando nel vincolo della pace. Ciò poi sommamente bramiamo per quello ardentissimo desiderio che nutriamo della salvezza delle anime e Iddio, che solo opera meraviglie, supplichiamo a finire l’opera che per sua virtù fu incominciata.
L’allocuzione continua parlando dello stato della Chiesa Cattolica in varie parti del mondo, dal Guatemala agli Stati Sardi.
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Fonte immagine: BeWeB – Beni Ecclesiastici in web