di Giuliano Zoroddu

L’inno Te Deum, così chiamato dal primo verso “Te Deum laudamus“, è uno degli inni più noti della tradizione poetica cristiana. Trattasi di un inno di ringraziamento e di lodi a Dio, perciò chiamato anche Gratiarum actio o Supplicatio Eucharistica, con cui la Santa Chiesa esprime i sensi più profondi di una solenne e pubblica allegrezza.
Il testo inizia con una esposizione di dottrina trinitaria, dopo la quale si passa al mistero dell’incarnazione del Verbo nel seno della Vergine e della redenzione del genere umano operata da Gesù Cristo. Alla lode segue la supplica e in fine la proclamazione della grande certezza di ogni cristiano: “In te, Signore, ho sperato: non sarò confuso in eterno!”.
Secondo una tradizione esso fu composto nella notte di Pasqua del 386 da sant’Ambrogio, che lo improvvisò dopo aver amministrato il battesimo a sant’Agostino, il quale, pure ispirato da Dio, si unì alla composizione. Per questo viene comunemente detto Inno Ambrosiano. Non mancarono però altre attribuzioni: per alcuni ne sarebbe autore san Cipriano di Cartagine, per altri sant’Ilario di Poitiers. Attualmente la critica ha individuato l’autore in san Niceta, vescovo di Remesiana in Dacia, vissuto tra il IV e il V secolo.
Il Te Deum fa parte dell’ufficio divino: si canta, con modalità proprie dei vari riti liturgici, alla fine del Mattutino.
La Chiesa Romana lo prescrive nella cerimonia di consacrazione episcopale, nella benedizione di un abate o di una badessa, nella consacrazione delle vergini e per altri riti contenuti nel Pontificale.
Essendo l’inno di ringraziamento per eccellenza, lo si canta nelle solennità di pubblica gioia. Così veniva cantato dopo l’elezione del nuovo Papa, del nuovo Sacro Romano Imperatore, del nuovo re di Polonia; ancora per le vittorie ottenute sui Turchi o sugli eretici; per la liberazione da pestilenze o flagelli.
Così san Pio V fece cantare solenne Te Deum nelle cinque basiliche patriarcali di Roma in ringraziamento della vittoria di Lepanto (vedi qui); e lo stesso aveva disposto a seguito delle vittorie ottenute dai Francesi e dai Pontifici sugli eretici Ugonotti alcuni anni prima(vedi qui). Ugualmente fece Gregorio XIII a seguito della “strage” della Notte di San Bartolomeo (vedi qui) .
Dopo la vittoria cattolica a Praga del 20 novembre 1620, Paolo V celebrò personalmente l’azione di grazie nella chiesa di Santa Maria dell’Anima (vedi qui); e lo stesse fece Urbano VIII il 26 giugno 1632 per ringraziare Iddio della riconquista di Praga ai cattolici (vedi qui).
Era tanto sentito il canto di quest’inno dai cristiani, che omesso per una dimenticanza del maestro di cerimonie di Urbano VIII durante le solenni festa per la vittoria di Lutzen del 16 novembre 1632 dove trovò la morte il campione eretico Gustavo Adolfo di Svezia, vi fu meraviglia e sdegno fra gli imperiali e gli spagnoli, tanto che fu disposto che venisse cantato il giorno seguente e che contemporaneamente i cannoni di Castel Sant’Angelo sparassero in segno di gioia e ringraziamento perché “[era] morto il serpente, che col suo veleno cercava d’inquinare tutto il mondo”.
Un Te Deum fu pure cantato nell’aprile del 1657 da Alessandro VII, credendosi cessata la ferocissima peste, ma in poche settimane il contagio nuovamente si sparse e continuò a infierire.
Dopo la vittoria di Vienna del 12 settembre 1683, Il beato Innocenzo XI lo fece cantare in Santa Maria Maggiore il 26 seguente (vedi qui).
Nel 1703 Clemente XI ne dispose alla fine della Cappella Papale della Candelora in ringraziamento della preservazione dell’Urbe dal terremoto del 2 febbraio di quello stesso anno (vedi qui).
Il Te Deum era la naturale conclusione de Concili e parimenti si intonava dal Sommo Pontefice dopo le canonizzazioni e dopo la definizioni dogmatiche. A tal riguardo è doveroso ricordare quanto accadde in San Pietro dopo la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale, quando all’intonar Pio IX l’inno ambrosiano dopo la lettura , cessò all’istante il temporale che si abbatteva su Roma e un raggio di sole illuminò la faccia del Vicario di Cristo.
Ai giorni nostri è ancora particolarmente sentito il canto del Te Deum l’ultimo giorno dell’anno, quale momento privilegiato per render grazie alla Trinità per l’anno appena trascorso (vedi qui).

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Fonte immagini di anteprima : santateresaverona.it