Meditazioni su Gesù Bambino, Re pacifico venuto a salvare tutti gli uomini e a regnare sulle nazioni, tratte dai messaggi natalizi di Pio XII.
da fsspx.news
«In nessun luogo lo troverete così perspicuo e quasi palpabile come dinanzi alla culla di Betlemme. Il Bambino, che ivi giace, è il Figlio eterno di Dio fatto Uomo, e il suo nome é «Princeps pacis», Principe della pace. Principe e fondatore della pace, tale è il carattere del Salvatore e Redentore di tutto il genere umano. La sua alta divina missione è di stabilire la pace fra ciascuno degli uomini e Dio, fra gli uomini stessi e fra i popoli. Questa missione, però, e questa volontà di pace non nascono già da pusillanimità e da debolezza, atte ad opporre al male e ai maligni unicamente rassegnazione e pazienza. Tutto nella fralezza del Bambino di Betlemme è occulta maestà e contenuta forza, che soltanto l’amore rattiene, per dare ai cuori degli uomini la capacità di far germinare e mantenere la pace, e il vigore per vincere e dissipare tutto ciò che potrebbe comprometterne la sicurezza» (Radiomessaggio al mondo, 24 dicembre 1951)
«La volontà cristiana di pace viene da Dio. Egli è il “Dio della pace” [Rom., 15, 33.]; Egli ha creato il mondo per essere un soggiorno di pace; Egli ha dato il suo precetto di pace, di quella “tranquillità nell’ordine”, di cui parla S. Agostino. La volontà cristiana di pace ha anch’essa le sue armi. Ma le principali sono la preghiera e l’amore: la preghiera costante al Padre celeste, Padre di noi tutti; l’amore fraterno fra tutti gli uomini e tutti i popoli, come tutti figli dello stesso Padre che è nei cieli, l’amore che con la pazienza riesce sempre a mantenersi disposto e pronto ad intendersi e ad accordarsi con tutti» (Radiomessaggio al mondo, 24 dicembre 1948)
«E i sacri bronzi, annunziatori di tale messaggio in tutti i continenti, non pur ricordano il dono divino, fatto all’umanità, negli inizi dell’età cristiana; ma annunziano e proclamano anche una consolante realtà presente, realtà come eternamente giovane, così sempre viva e vivificante; realtà della «luce vera, la quale illumina ogni uomo, che viene in questo mondo» e non conosce tramonto. L’Eterno Verbo, via, verità e vita, nascendo nello squallore di una grotta e nobilitando in tal modo e santificando la povertà, così dava inizio alla sua missione di dottrina, di salute e di redenzione del genere umano, e diceva e consacrava una parola, che è ancor oggi la parola di vita eterna, valevole a risolvere i quesiti più tormentosi, insoluti e insolubili da chi vi porti vedute e mezzi effimeri e puramente umani; quesiti i quali si affacciano sanguinanti, esigendo imperiosamente una risposta, al pensiero e al sentimento di una umanità amareggiata ed esacerbata» (Radiomessaggio al mondo, 24 dicembre 1942)
«Ma il Salvatore divino è anche il Capo invisibile della Chiesa; perciò la sua missione di pace continua a sussistere e a valere nella Chiesa. Ogni anno il ritorno del Natale ravviva in lei l’intima consapevolezza del suo titolo a contribuire all’opera della pace, titolo unico, che trascende ogni cosa terrena e promana immediatamente da Dio, elemento essenziale della sua natura e della sua potestà religiosa. Anche quest’anno la Chiesa si prostra dinanzi al presepio, e dal divino Infante assume la missione del Principe della pace. Vicina a lui, essa respira il soffio della vera umanità, vera nel senso più pieno della parola, perché è la umanità stessa di Dio, suo Creatore, suo Redentore e suo Restauratore. Con gli occhi amorosamente fissi sul volto del Principe infinitamente amabile della pace, essa sente i battiti del suo cuore annunziante l’amore che abbraccia tutti gli uomini, e s’infiamma di ardente zelo per la missione pacificatrice del suo Signore e Capo, che è anche la sua» (Radiomessaggio al mondo, 24 dicembre 1951)
Immagine: Bott. napoletana fine-inizio sec. XIX, Gesù Bambino in terracotta modellata. Fonte BeWeB – Beni Ecclesiastici in web