Il 13 giugno 1921 Benedetto XV teneva ai Cardinali riuniti in Concistoro segreto un discorso “sulle sorti del Cattolicesimo in Palestina“. Tra le altre cose quel Pontefice diceva:

Quando i cristiani, per mezzo delle truppe alleate ritornarono in possesso dei Luoghi Santi, Noi ben di cuore Ci unimmo alla generale esultanza dei buoni; ma quella Nostra letizia non era disgiunta dal timore, espresso nella citata Allocuzione concistoriale, che cioè, in seguito a così magnifico e lieto avvenimento, gli israeliti venissero a trovarsi in Palestina in una posizione di preponderanza e di privilegio. L’odierna realtà documenta che quel timore era giustificato. Infatti, nella Terra Santa la condizione dei cristiani non solo non è migliorata, ma anzi è peggiorata a seguito delle nuove leggi e degli ordinamenti colà stabiliti, i quali mirano — non diciamo per volontà dei legislatori, ma certamente nei fatti – a scacciare la cristianità dalle posizioni che ha finora occupate, per sostituirvi gli ebrei. Né possiamo inoltre non deplorare il lavoro intenso che molti fanno per togliere il carattere sacro ai Luoghi Santi, trasformandoli in ritrovi di piacere con tutte le attrattive della mondanità: il che, se è dappertutto riprovevole, molto più lo è dove s’incontrano ad ogni passo le più auguste memorie della Religione“.

A cento anni di distanza la situazione non è cambiata.

Il 13 dicembre scorso infatti, Patriarchi e prelati delle Chiese, cattoliche come scismatiche, di Terra Santa hanno nuovamente (leggi I Vescovi cattolici di Terra Santa denunciano le violenze ebraiche (impunite) verso i Cristiani e Anche i greco-scismatici denunciano la violenza ebraica) fatto sentire la loro voce presso i governi di Israele, Giordania e Palestina perché venga tutelata la presenza cristiana, di fronte al persistere della violenza ebraica.

Come riporta Vatican News, i presuli “esprimono, inoltre, la loro “grave preoccupazione” di fronte “all’incapacità dei politici locali, dei funzionari e delle forze dell’ordine di frenare le attività dei gruppi radicali che regolarmente intimidiscono i cristiani locali, aggrediscono il clero e dissacrano i luoghi santi e le proprietà della Chiesa”. Non solo: la nota congiunta sottolinea che gli esponenti radicali “continuare ad acquisire proprietà strategiche nel quartiere dei cristiani, con l’obiettivo di diminuire drammaticamente la loro presenza”, spesso usando “accordi sottobanco e tattiche intimidatorie per sfrattare i residenti dalle loro case e interrompendo ulteriormente le storiche vie di pellegrinaggio tra Betlemme e Gerusalemme”.

Inoltre “nel documento pubblicato il 13 dicembre scorso – riferisce Asia News in dialogo con l’ex vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo – i leader cristiani di Gerusalemme chiedono di intavolare un dialogo per dare vita a una “zona speciale” con l’obiettivo specifico di “salvaguardare l’integrità” del quartiere cristiano nella città vecchia“.

Preghiamo Maria, Regina della Palestina, perché assista questi nostri fratelli nella difesa della presenza cristiana nei posti che videro Cristo nascere, crescere, predicare, morire e risorgere per la salvezza di tutti.


Pio XII e la Palestina: quando Roma parla della Terra Santa

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