Nell’anno 1823 i due Padri Maestri P. Cassetti e P. Pignatura, dell’Ordine di San Domenico, si trovarono ad esorcizzare un dodicenne di Ariano di Puglia (oggi Ariano Irpino) nell’Avellinese. Si racconta che i due imposero al demonio di comporre un sonetto con le rime obbligate di Madre e Figlio sull’argomento della concezione immacolata della Madonna. Lo spirito immondo soddisfece all’ordine dei due domenicani e ne venne fuori il testo che segue. L’accaduto fu ripreso da varie pubblicazioni durante il corso dell’Ottocento e venne a conoscenza dello stesso Pio IX, il Papa dell’Immacolata, come fu riferito dal Cardinale Francesco Salesio della Volpe al processo ordinario romano, nel 1907, per la beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Pio IX. Noi riportiamo il testo, protestando però che ad esso non intendiamo dare e richiedere altra fede che l’umana, giusta i decreti di Urbano VIII.

Vera Madre son io d’un Dio ch’è Figlio
e son Figlia di Lui benché Sua Madre.
Ab aeterno nacqu’Egli, ed è mio Figlio.
Nel tempo io nacqui e pur gli son Madre.

Egli è mio Creator ed è mio Figlio,
son io sua creatura e gli son Madre;
fu prodigio divin l’esser mio Figlio
un Dio eterno e me aver per Madre.

L’esser quasi è comun tra Madre e Figlio
perché l’esser dal Figlio ebbe la Madre
e l’esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.

Or, se l’esser dal Figlio ebbe la Madre
o s’ha da dir che fu macchiato il Figlio,
o senza macchia s’ha da dir la Madre.

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Fonte immagine: BeWeB – Beni Ecclesiastici in web