Dal Rev. Don Leonardo Ricotta (Palermo) riceviamo un’opera monumentale e importante, un’efficace e accessibile divulgazione della dottrina cattolica così come elaborata dal Dottore per eccellenza, San Tommaso d’Aquino. Un’opera che rende il tomismo alla portata di tutti, per la quale ringraziamo l’alacre e generoso Autore! [RS]

I precedenti moduli pubblicati si trovano qui: CATECHISMO TOMISTA

385. Che cosa è il peccato?
Il peccato è un offesa fatta a Dio disubbidendo alla Sua legge. Non è una piccola monelleria. È una cosa orribile, una deformità per riparare la quale Dio è disceso dal cielo e si è fatto uccidere. Soltanto stando ai piedi della croce si può capire veramente che cosa sia il peccato.

386. Perchè ci sia il peccato è necessaria l’intenzione esplicita di offendere Dio?
Assolutamente no! Perchè ci sia il peccato non è necessaria l’intenzione esplicita di offendere Dio ma basta disobbedire alla Sua legge distaccandosi così dalla Sua volontà.
Del resto, anche nelle cose umane il distacco dalla volontà di colui al quale si dovrebbe obbedire già costituisce un’offesa.

387. Di quante specie è il peccato?
Il peccato è di due specie: mortale e veniale.

388. Che cosa è il peccato mortale?
Il peccato mortale è una disubbidienza alla legge di Dio in cosa grave fatta con piena avvertenza e deliberato consenso.

389. Perché si chiama mortale?
Il peccato merita una punizione in quanto sconvolge un dato ordine. Ora, ogni ordine ha un principio. Se quindi il peccato distrugge il principio dell’ordine con il quale la volontà umana è sottomessa a Dio, si avrà un disordine di per sé irreparabile sebbene possa essere riparato dalla virtù divina. Ora, il principio di questo ordine è il fine ultimo al quale l’uomo aderisce con la carità. Perciò tutti i peccati che distaccano da Dio con la distruzione della carità vengono chiamati mortali perché danno la morte all’anima e perciò meritano il castigo eterno.

390. Il peccato mortale avviene in modo graduale o istantaneo?
Alcuni se ne escono con frasi di questo tipo: “ce ne vuole prima di fare un peccato mortale… il peccato mortale non è una cosa facile…” ma queste affermazioni sono false! Infatti la caduta nel peccato mortale è sempre istantanea, come in un istante un uomo può cadere da una scala.
Anche i santi, finchè sono in questa vita terrena, possono peccare mortalmente, quando meno se lo aspettano, come accadde all’apostolo Pietro che rinnegò Gesù.

391. Come muore l’anima?
Il morire dell’anima è insensibile, come la morte di un fiore. Non ha grido, né convulsione.
China solo la sua fiamma, come corolla stanca e si spegne.

392. L’eternità della pena è dovuta alla gravità della colpa?
No, l’eternità della pena non è dovuta alla gravità della colpa poiché non c’è nessuna colpa, per quanto grave, che non possa essere perdonata da Dio. Invece, l’eternità della pena è dovuta all’impossibilità del pentimento dopo questa vita.

393. Tutti i peccati meritano una pena eterna?
No, non tutti i peccati meritano una pena eterna perché ci sono peccati dove non c’è un disordine assoluto che disarticola rispetto all’ultimo fine. E questi sono i peccati veniali.

394. Che cosa è il peccato veniale?
Il peccato veniale è una disubbidienza alla legge di Dio in cosa leggera o in cosa grave ma senza tutta l’avvertenza e il consenso

395. In quanti modi si commette il peccato?
Il peccato si commette in quattro modi: in pensieri, parole, opere e omissioni.
Il pensiero è come l’inizio, la fondazione del peccato.
La seconda fase avviene nella lingua in quanto l’uomo passa ad esternare le cose concepite nella mente.
La terza fase consiste nel compimento dell’opera.
Perciò queste tre cose differiscono come tre gradi diversi di peccato. Tuttavia bisogna precisare che il peccato è un atto e per atto non deve intendersi necessariamente l’azione esterna perché atto è la deliberazione della volontà. Pertanto il peccato può essere mortale anche se non passa all’esterno: per esempio, pecca mortalmente chi consegna il proprio pensiero alla concupiscenza.
Nel peccato di omissione, invece, non ci sono gradi perché, puramente e semplicemente, non si fa quello che si dovrebbe fare.

396. Il peccato produce una macchia nell’anima?
Nelle cose materiali, quando un corpo nitido perde la sua lucentezza, si parla di macchia. Lo stesso avviene nelle cose spirituali. Quando, attraverso l’atto della volontà, l’anima aderisce con l’amore a una cosa si ha come un contatto con essa. Se quella cosa è contraria alla luce della legge divina e della ragione, l’anima pecca e viene offuscata. Questa perdita di luminosità viene chiamata macchia dell’anima. E’ evidente che peccati di specie diversa producono macchie diverse. Non è l’anima che viene macchiata dalle cose inferiori, come se queste agissero su di essa ma, al contrario, è l’anima che, con il suo agire, si sporca aderendo ad esse disordinatamente.

397. La macchia rimane dopo l’atto peccaminoso?
Se uno, camminando, si allontana da una persona non si ritrova subito vicino a lei appena smette di camminare ma deve riavvicinarsi tornando con un moto contrario. Pertanto, come col cessare del moto non si annulla la distanza raggiunta, così col cessare dell’atto peccaminoso non si elimina la macchia. Questa scompare quando l’anima ritorna a Dio con il pentimento.

398. Dopo la remissione della colpa rimane una pena da espiare?
Nel peccato vanno considerate due cose.
Primo. La colpa cioè l’offesa a Dio che può essere cancellata dalla sua misericordia attraverso
il pentimento. Secondo. La pena cioè il debito di sofferenza dovuto alla giustizia di Dio. Il peccato mortale è come un proiettile che uccide l’anima. Nel sacramento della confessione il sacerdote estrae il proiettile e l’anima ritorna a vivere. Rimane però la ferita spirituale che si rimargina attraverso l’espiazione, la preghiera fervorosa, il digiuno e le opere di carità.

399. È corretto distinguere tra peccato mortale e veniale?
Nelle malattie fisiche si dice mortale una malattia che conduce alla morte e leggera una malattia che consiste in una semplice indisposizione. Così è per il peccato mortale e veniale.

400. Peccato mortale e veniale differiscono nel genere?
Quando la volontà si volge a qualcosa che per se stessa si oppone alla carità allora il peccato è mortale nel suo genere, sia esso contro l’amore di Dio sia esso contro l’amore del prossimo.
Altre volte, invece, la volontà del peccatore si volge verso cose che contengono in se stesse un certo disordine ma non si oppongono in modo completo all’amore di Dio e del prossimo.
Questi sono i peccati veniali. Pertanto, peccato mortale e veniale differiscono nel genere.

401. Un peccato veniale può diventare mortale e viceversa?
Gli atti morali prendono l’aspetto di bene o di male o dall’oggetto o dalla disposizione del soggetto. E così può capitare che un peccato, che in se stesso è veniale, divenga mortale per la cattiva disposizione interiore, come quando uno dice una parola oziosa che serve a preparare una rissa o un adulterio e simili. E può anche capitare che qualcosa che, nel suo genere, è peccato
mortale divenga invece veniale per il fatto che l’azione è imperfetta o non pienamente deliberata dalla ragione oppure deliberata con superficialità senza rendersi conto di ciò che si sta facendo.

402. Il peccato veniale predispone al mortale?
Ciò che predispone esercita una certa causalità. Ora, c’è una causalità che influisce direttamente, come il fuoco che scalda e c’è una causalità che influisce indirettamente come chi sposta un tavolo facendo cadere gli oggetti che stanno su di esso. Perciò, anche un atto peccaminoso può predisporre in questi due modi.
Primo. Direttamente e in questo caso un peccato veniale non può predisporre al mortale perché sono atti di generi diversi, come già detto.
Secondo. Indirettamente un peccato veniale può predisporre al mortale in quanto accresce la disposizione e l’attrattiva verso il peccato e la volontà si abitua a non sottostare più all’ordine debito nelle piccole cose e alla regola divina. Chi trascura le cose piccole cadrà poi in quelle grandi.

403. Sono più gravi i peccati carnali o quelli spirituali?
I peccati spirituali sono più gravi di quelli carnali. Però questa affermazione non va intesa nel senso che qualunque peccato spirituale sia più grave di qualsiasi peccato carnale ma nel senso che, a parità di condizioni, i peccati spirituali sono più gravi degli altri. Le ragioni sono tre.
Primo, il peccato spirituale accentua maggiormente l’allontanamento da Dio mentre il peccato carnale implica di più l’adesione alla materia. Dunque, il peccato spirituale è più grave.
Secondo, il peccato carnale è contro il proprio corpo mentre il peccato spirituale è contro Dio e quindi è più grave.
Terzo, più forte è l’impulso verso la colpa, meno grave è il peccato. Ora, i peccati carnali hanno un impulso più forte e quindi i peccati spirituali sono più gravi. Tuttavia i peccati carnali, pur essendo meno gravi di quelli spirituali, sono i più degradanti e di maggior infamia.

404. Il peccato ha una causa?
Tutto ciò che avviene ha una causa e quindi anche il peccato, che è causato dalla volontà che si allontana dalla ragione e dalla legge divina.

405. Ha una causa interna?
Le cause interne del peccato sono tre.
Primo. La volontà che compie l’atto disordinato.
Secondo. La ragione che non considera la regola dovuta.
Terzo. La concupiscenza che, attraverso l’immaginazione, inclina verso un oggetto appetibile.

406. Ha una causa esterna?
Una cosa esterna può essere causa del peccato in tre modi.
Primo. Perché muove immediatamente la stessa volontà.
Secondo. Perché muove la ragione.
Terzo. Perché muove la sensualità. Ora, per quanto riguarda la volontà, essa dall’esterno rispetto a se stessa può essere mossa solo da Dio il quale, evidentemente, non può essere causa del peccato. Dunque rimane che, se qualche cosa dall’esterno può essere causa del peccato o muove la ragione, persuadendo al peccato, oppure muove la sensualità attraverso immagini
esterne. Ma né l’opera di persuasione esterna muove necessariamente la ragione né le cose esterne muovono necessariamente la sensualità. Nessuna di queste cose può spingere al peccato né mai possono indurre infallibilmente a peccare poiché l’unica causa efficace per compiere il peccato è la volontà dell’uomo. L’uomo pecca quando vuole peccare.

407. Un peccato può essere causa di altri peccati?
Un peccato può diventare causa di altri peccati secondo i quattro generi di causa.
Causa materiale: un peccato diventa causa dell’altro preparandone la materia; per esempio, l’avarizia prepara la materia dei litigi che, per lo più, vertono sulle ricchezze.
Causa efficiente: un peccato ne produce un altro in quanto dispone a commetterlo più facilmente dal momento che l’uomo, perdendo la Grazia che costituisce ostacolo al peccato, cade facilmente in altri peccati; per esempio, una visione oscena fa commettere più facilmente l’azione impura.
Causa finale: un peccato può essere causa di un altro perché uno, per raggiungere lo scopo di un peccato, ne commette un altro come accade, per esempio, all’uomo che dice menzogne per appropriarsi dei beni di un altro.
Causa formale: la “formalità” è l’essenza profonda di ogni cosa e, nelle azioni umane, è il fine che dà la forma, cioè l’intenzione per cui si agisce. E quindi causa finale e causa formale, anche se noi li distinguiamo concettualmente, nella realtà sono la stessa cosa per cui vale l’esempio precedente.

408. Il demonio è causa del peccato?
Il peccato è un atto e il suo principio è nella volontà la quale non è mai mossa necessariamente e quindi, come già detto, solo la volontà umana è causa diretta del peccato. Il demonio può solo istigare. La sua azione interna si riduce alla fantasia e all’incitamento verso qualche passione ma egli non può assolutamente costringere l’uomo a peccare. Però il demonio è causa
occasionale e indiretta di tutti i nostri peccati in quanto fu lui a indurre il primo uomo a quel peccato da cui la natura umana è uscita corrotta e inclinata alla colpa.



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