Questa confraternita ebbe origine da un fatto assai celebre nella vita di S. Tommaso. Nato dall’antica e nobile famiglia dei conti di Sammaclo e d’Aquino, s. Tommaso, il quale doveva divenire l’angelo delle scuole e il lume della Chiesa, rinunziava, nell’età di sedici anni, allo splendido avvenire che il mondo gli apriva d’innanzi, per chiudersi nel chiostro sotto l’umile abito dei Frati Predicatori. Alla prima notizia di tale inaspettata risoluzione la sua nobile e potente famiglia ne rimase costernata, e ferrmò di non lasciare intentato alcun mezzo per impedire che il santo giovane colorisse il suo generoso disegno. Indarno questi fece prova di fuggire da Napoli a Roma, e da Roma a Parigi; ché sorpreso tra via dal suo fratello, che lo inseguiva alla testa d’una schiera di uomini armati, fu ricondotto prigione al castello d’Aquino e in stretto carcere custodito: ma vedendo i fratelli che per verun modo non lo potevano ritrarre dal suo proponimento e abbatterne la costanza, s’appigliarono ad uno spediente suggerito loro dall’inferno. «Fu introdotta una mala femmina nella camera in cui era chiuso Tommaso. Qui il conflitto fu breve e decisivo, quale doveva essere per tornare a gloria dell’atleta di Cristo. Essendogli impossibile prendere il partito in tal caso consigliato dalla sapienza evangelica, a fronte d’un nemico pericoloso al pari che inevitabile, ricorre ad un altro genere di combattimento, e creasi nuove armi. Alza uno sguardo al cielo, e preso un ardente tizzone, respinge ed insegue la sciagurata ch’erasi fatta strumento ai perfidi divisamenti dei suoi fratelli. Poscia con lo stesso tizzone, strumento di sua vittoria, segna una croce sulla nuda parete della prigione, e lasciatosi cadere ginocchioni, dà onore a Dio del suo trionfo, e in si gloriosa circostanza rinnova il voto che lo consacrava interamente al Signore. Ora, in quella ch’ei pregava, viene pigliato da un dolce sonno, simigliante, come dice un devoto autore, a quello del primo uomo nel paradiso terrestre. In questo sonno gli accadde alcun che di misterioso e nuovo. Narrano tutti gli antichi storici ad una voce, che gli angeli il visitarono in questa estasi di verginità, e felicitandolo della sua vittoria, che dava un guerriero di più alle loro immacolate falangi, cinsero le sue reni della cintura dei divini combattimenti, dicendogli: Noi a te veniamo da parte di Dio per conferirti il dono di perpetua verginità, di cui egli ora ti fa grazia irrevocabile. Ma Tommaso non fu armato cavaliere del cielo e della terra senza un vivo sentimento di dolore che lo richiamò di subito alla vita dei sensi. All’involontario gemito mandato svegliandosi, accorsero i suoi custodi; ma egli li rimandò, ben guardandosi di manifestare i segnalati favori che aveva ricevuti. La sua umiltà li tenne sempre nascosi in tutto il corso della sua vita. Solo all’accostarsi della morte ne apri il segreto al padre Reginaldo suo confessore, l’ultimo e il più intimo de’ suoi amici. Gli confessò sino al capo le misericordie del Signore, dichiarandogli che nel giorno del certame e del trionfo il celeste cingolo l’aveva messo in salvo da quelle tentazioni si umilianti pel cristiano, e da quelle ingiuriose percosse dell’angelo di Satana , che il grande Apostolo, malgrado della sublimità di sue rivelazioni e della immensità di sue fatiche, dovette provare. Il cingolo miracoloso che Tommaso aveva ricevuto dagli angioli e portato sino al termine dei suoi giorni, fu dato alla casa dei Domenicani di Vercelli in Piemonte da Giovanni di Vercelli sesto, superiore generale dell’Ordine. Ora si conserva nella chiesa dei PP. Domenicani di Chieri.. Bentosto sul modello di questo cingolo ne furono fatti molti altri simili, che, consacrati dalla memoria di s. Tommaso d’Aquino e dalle benedizioni della Chiesa, divennero il contrassegno e come un’arma possente d’una nuova religiosa congregazione, detta Milizia angelica, cui è scopo o conservare il sacro tesoro della purità, o riconquistarlo perduto. Questa santa legione, armata per lo trionfo dello spirito sulla carne, si propago e si diffuse con maravigliosa rapidità in tutte le contrade d’Europa, e perpetuossi sino a’ di nostri. Per più di cinque secoli in fatti, furono visti indrappellarsi sotto le insegne di questa vaga e casta milizia uomini e donne di ogni condizione. I re e le regine ebbero a vanto por: tare il cingolo di s. Tommaso e della Santa Vergine; e venne in uso soprattutto fra gli studenti di tutte le università. E chi potrebbe dire quanti impuri desideri soffocasse nei suoi casti nodi, quante facesse germogliare eroiche virtù ? Chi annoverare le antivenute e impedite disperazioni, i ripari offerti contro le spaventevoli bu. fere della gioventù ? O sacro retaggio d’un grand’uomo e d’un gran santo, monumento prezioso del decisivo conflitto che ne salvo il genio e in pari tempo la purità, deh! chi mi darà vederti accolto e nel debito conto tenuto fra le giovani generazioni!» (Histoire de saint Thomas d’Aquin par monsieur l’abbè Bareille, ch. 8).
Per far parte di questa confraternita è mestieri:
1. l’essere ascritto nel registro della confraternita, tenuto nel luogo ove essa è eretta;
2. portare giorno e notte sulle reni il cingolo di questa milizia, che è un cordoncino di filo bianco avente quindici nodi distinti, il quale vuole essere benedetto da un Religioso domenicano. I confratelli debbono professare gran devozione alla Beata Vergine Maria, piissima e castissima madre, e al Dottore angelico san Tommaso, il quale conservò sino alla morte la purezza del corpo e dell’anima.
I Sommi Pontefici Gregorio XIII, Sisto V, Innocenzo X, Benedetto XIII e Pio VII accordarono a questa confraternita le indulgenze seguenti:
– Indulgenza plenaria (perché si adempiano tutte le condizioni richieste per l’acquisto di qualunque indulgenza plenaria:
1. il giorno dell’ascrizione alla confraternita;
2. il 28 gennaio, giorno della Traslazione delle Reliquie di s. Tommaso, festa principale della confraternita, se si visiti la chiesa ov’è eretta la confraternita stessa, pregandovi secondo le intenzioni del sommo Pontefice;
3. una volta al mese, se si saranno sempre recitate ogni giorno del mese le preghiere sotto riferite;
4. in articolo di morte.
– Indulgenze parziali:
1. di sette anni e sette quarantene pei confratelli, che, confessati e comunicati, visiteranno la chiesa della confraternita nelle festività di Natale, di Pasqua, di Pentecoste, della Assunzione, Natività e Presentazione della santa Vergine, di Ognissanti, della Conversione di s. Paolo, di s. Gregorio Magno, di s. Ambrogio, di s. Vincenzo Ferreri, di s. Pietro martire, di s. Maria Maddalena, di s. Domenico, della Esaltazione della santa Croce, del b. Alberto Magno, di s. Caterina d’Alessandria, e nell’Ottava dei Morti;
2. di sessanta giorni ogni volta che accompagneranno il santo Viatico, o che non potendo accompagnare questo, diranno un Pater e un Ave per l’infermo, o un Pater ed un Ave pei confratelli defunti; ogni volta che comporranno alla pace delle persone inimicate, o eserciteranno qualunque opera di misericordia; ogni volta che faranno un atto di pietà, assisteranno alla messa, all’uffizio divino, alle cristiane adunanze, o finalmente reciteranno quindici Ave Maria in onore dei quindici misteri del Rosario. Ogni confratello è invitato a recitare tutti i giorni queste quindici Ave Maria per domandare la grazia della purità per sé stesso e per tutti i confratelli.
3. Indulgenza di cento giorni ogni volta che diranno le seguenti preghiere, alla recita delle quali è inoltre accordata un’indulgenza plenaria una volta al mese.
Giglio eletto d’innocenza, purissimo san Tommaso, voi che sempre conservaste immacolata la stola battesimale, e cinto per mano degli angioli foste un vero angelo in carne, vi prego di tenermi raccomandato a Gesù, Agnello senza macchia, e a Maria regina dei Vergini, affinché io pure portando cinti i lombi del vostro sacro cingolo, riceva il medesimo dono che voi, e così imitandovi in terra , possa un giorno essere con Voi, o gran Protettore della mia purità, coronato dagli angioli in cielo.
Pater, Ave, Gloria
V. San Tommaso pregate per noi.
R. Affinché siamo fatti degni delle promesse di Gesù Cristo.
ORAZIONE
O Dio, che vi siete degnato munirci del sacro cingolo di s. Tommaso in mezzo alle difficili pugne che dobbiamo sostenere, noi vi supplichiamo a concederci, mediante il suo celeste aiuto, di superare felicemente in questo conflitto il nemico del nostro corpo e della nostra anima; affinché, coronati del giglio di perpetua purità, meritiamo di ricevere la palma dei Beati in mezzo alle caste schiere degli Angioli. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Cosi sia.
Pio XI raccomandò la Milizia Angelica nella sua enciclica tomista Studiorum ducem del 29 giugno 1923.
“Occorre anzitutto che i giovani in particolare – scriveva il Vicario di Cristo – prendano a loro modello San Tommaso e cerchino d’imitare e seguire con ogni diligenza le grandi virtù che in lui risaltarono, soprattutto l’umiltà, che è il fondamento della vita spirituale, e la purezza. Da quest’uomo, sommo per impegno e dottrina, imparino sia a frenare ogni moto d’orgoglio del proprio animo, sia ad implorare umilmente sui loro studi l’abbondanza della luce divina. Apprendano altresì da tale maestro a fuggire instancabilmente gli allettamenti del senso, per non dover poi contemplare la sapienza con occhio ottenebrato. Questo infatti egli insegnò nella sua vita con l’esempio, e confermò col suo insegnamento: «Se uno si astiene dai piaceri corporali per attendere più liberamente alla contemplazione della verità, questo appartiene alla rettitudine della ragione». Siamo per questo ammoniti dalla Sacra Scrittura: «Nell’anima malevola non entrerà la sapienza, né abiterà in un corpo venduto al peccato».. Perciò, se la pudicizia di Tommaso, nel pericolo estremo a cui fu esposta, fosse venuta meno, è da ritenersi che la Chiesa non avrebbe avuto il suo Angelico Dottore. E vedendo la maggioranza dei giovani, ingannati dagli allettamenti del piacere, gettare tanto presto la loro purezza e darsi ai diletti del senso, Noi, Venerabili Fratelli, con ogni premura vi raccomandiamo di propagare dovunque, e specialmente tra i seminaristi, la società della Milizia Angelica, fondata per la conservazione e la custodia della purità sotto la tutela di Tommaso, e confermiamo tutte le indulgenze pontificie di cui essa fu arricchita da Benedetto XIII e da altri Nostri Predecessori. E perché più facilmente ognuno s’induca a dare il suo nome tale a Milizia, concediamo il permesso, a coloro che ne faranno parte, di portare, invece del cingolo, una sacra medaglia appesa al collo, che porti impressa da un lato l’immagine di San Tommaso cinto dagli Angeli, e dall’altro quella della Vergine, Regina del Santissimo Rosario”.
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