Sintesi della 674° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa di Coronavirus, preparata nella vigilia dell’Epifania (5 gennaio 2022) e completata nella Domenica della Sacra Famiglia (9 gennaio 2022). La conferenza numero 673 è stata una puntata de “L’alabarda” dedicata a “Traditionis Custodes”, la numero 675 è in preparazione. Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).
Cari amici di RS e della C.A.P, per coloro che non avessero avuto ancora modo di leggere la prima parte del mio lavoro, faccio presente che il “sale di fine millennio” è consistito nel trionfo della “ragione occidentale”, dell’Occidentalismo, come direttrice che pretende porsi come “non plus ultra” rispetto alla storia su scala planetaria; a considerare i propri postulati trascedentali, non sottoponibili cioè a riserve critiche, in forza di una ripresa, in salsa completamente secolare, di una nuova versione dell’ argomento ontologico anselmiano; a recidere ogni legame tra il liberalismo e ogni possibile apertura alla trascendenza (la concezione liberal contemporanea sradicante e antitradizionalista si presenta con tratti decisamente differenti rispetto al liberalismo cattolico dell’ 800′); a determinarsi come ” ideologia dei winners”(1), per cui in ogni dibattito dovrebbe trionfare non già l”adequatio rei et intellectus”, bensì’ la potenza prevaricatoria dell’ immagine( è la posizione pragmatica e neosofistica di Rorty); con conseguente disprezzo nei confronti dei cosidetti “sconfitti dalla storia”(1), destinati ad essere estromessi da ogni contendere, a meno che non siano disposti ad accantonare i propri “idola tribus” e a convertirsi sulla via del progressismo occidentalista.
È stato quindi illustrato l’USTERON, il risultato ultimo del cammino dela ” ragione occidentale”, ora si tratta di disaminare il PROTERON, cioè le radici del processo nichilista in corso: il “suicidio” delle utopie protagoniste del primo Novecento, di cui non restano che detriti o residui: infatti, qualora tentassero di riproporsi, non avrebbero granché alternativa: o adattarsi al perimetro dell’ Occidente liberal- progressista, oppure finire in un cortocircuito.
“Suicidio” delle utopie significa in prima istanza neutralizzazione di quei” radicalismi” che avevano brandito la rivoluzione come chiave per la conquista di migliori condizioni materiali di esistenza”(2). I radicalismi rivoluzionari sono stati sconfitti sul piano della storia da moderatismi liberal, da “club miglioristi”, da ” minimalismi riformisti”, da tutte le forme dell’ utilitarismo e dello strumentalismo.
La societa opulenta, promettendo la felicità di massa e la possibilità di conseguirla senza sacrificio, di fatto ha disinibito la molla della rivoluzione(3).
Nondimeno, quegli intellettuali come Vattimo e Galimberti e altri epigoni della Scuola di Francoforte che hanno inteso riguadagnare “a sinistra” componenti del pensiero di Junger, Schmitt, Heidegger hanno dimostrato la pseudo tragicità della loro posizione; un esordio di critica alla civiltà opulenta, alla fine un ripiegamento soggettivistico e un’ accettazione dello sradicamento in progress, quasi che fosse normalità intranscendibile. La posizione di questi intellettuali si rivela alla fine omogenea e non confliggente rispetto alla società odierna.
Quando si discute di “suicidio” dell’utopia”,si fa segnatamente riferimento al fallimento storico del comunismo.
Secondo Augusto del Noce, la definizione di “rivoluzione tradita” in riferimento al comunismo è accettabile; a condizione di prendere atto del fatto che si è trattato di un “tradimento necessario”, gia inscritto nel telos del materialismo dialettico. Si potrebbe aggiungere, sempre con Augusto del Noce, che il comunismo sia stato una “rivoluzione tradita e sconfitta”, ma al tempo stesso trionfante. Da una parte, la temperie sessantottina ha segnato il trionfo dello spirito borghese allo stato puro, ovvero dell'”homo oeconomicus”, svincolato da ogni vincolo con la tradizione, ” emancipato” quindi da quel puritanesimo che carterrizzava la borghesia alle sue origini.
Ma se il comunismo è stato sconfitto sul piano del suo momento escatologico- messianico, a suo modo religioso, ha invece trionfato dispiegando alle esteme conseguenze il momento del ” materialismo storico. La civilta opulenta basata sull’ idea strumentalista oltrepassa il marxismo, ma ne accetta tutte le negazioni e dissacrazioni(4).
L’Occidente ha realizzato tutti i postulati del materialismo storico, ma non ha realizzato la speranza messianica. Secondo Marcello Veneziani la società occidentale realizza in ultima analisi l’ essenza del marxismo, dispiegandone tutte le componenti: l’ ateismo radicale, lo sradicamento universale, l’internazionalismo, il tramonto della filosofia soppiantata dallo strumentalismo, dal primato della produzione e della prassi, il faustismo tecnologico e l’ omologazione.
Non c’e stata invero transizione dal capitalismo al socialismo; da una parte, il socialismo si è arenato e inviluppato nel capitalismo, dall’ altra il neocaptalismo di fatto si è servito del comunismo per la sua opera antitradizionalista, segnatamente di distruzione della sacralità religiosa e nazionale.
Il fallimento del marxismo ha proceduto attraverso due stazioni: la Contestazione del 68′ e il “crollo del muro di Berlino” del 1989.
La Contestazione non è un’ ideologia meramente sovrapponibile alla concezione della scuola di Francoforte: attraverso la critica alla civiltà tecnocratica e ” unidimensionale” , Adorno e Markuse si sono appropriati dei motivi della critica reazionaria al capitalismo, che coesisteva nelle loro concezioni in maniera aporetica con una prospettiva sensista e antitrascendente.
All’apice del movimento sessantottino ha prevalso in realtà un’ altra componente, in contraddizione tout court con la critica al capitalismo di segno romantico(presente in maniera inconsapevole in Markuse, in Adorno, in maniera più marcata in Horkheimer e in Benjamin): la rivolta contro lo spirito tradizionale e contro il puritanesimo, sottoforma di “rivoluzione del costume”.
Il ” rovesciamento del Sessantotto” secondo Veneziani è doveroso e deve partire dalla confutazione di un errato assunto del pensiero della Contestazione: la connessione tra spirito tradizionale e capitalismo.
In realtà, lo spirito della Tradizione è acerrimo nemico del capitalismo, a guisa che, combattendo i valori tradizionali, i contestatori hanno sdoganato il trionfo dello spirito capitalista allo stato puro, correlato cioè al radicalismo borghese.
Con il crollo del muro di Berlino dell’ 89′ e quindi con il crollo del socialismo reale su se stesso” i paesi dell’ Europa dell’ Est hanno cominciato a respirare aria di libertà ” allargandosi nel mondo unificato della libertà, del benessere, dei consumi, della democrazia”(5) con l’ era gorbacioviana e in maniera ancora più decisa con l’ era eltsiana.
Ma è più che dubbio che il trionfo della “ragione occidentale” abbia rappresentato qualcosa di positivo. Nella temperie di Gorbaciov ed Eltsin, l’ ex Unione Sovietica è stata caratterizzata dal trapasso dal “totalitarismo sacrale ateo” comunista all’ affermazione dell’ agnosticismo e libertinismo, contro cui si sono sollevati il nazionalismo slavofilo e il comunitarismo della Chiesa Ortodossa. Nell’ era post- comunista di fatto i socialismo reale viene assorbito nell’ orizzonte di un neo- illuminismo di matrice occidentale.
Aleksandr Solzenicyn (1918-2008) ha denunciato sullo stesso piano il materialismo e pantecnicismo di matrice collettivista e individualista. Ha altresi denunciato il prorompere nell’ ex Unione Sovietica, al seguito del crollo del muro di Berlino, dello spirito del profitto e del prometeismo, la perdita della misura e dell’ autocontrollo.Richiamando la necessità del ritorno della Russia a una sana moralità, all’ attaccamento alle radici, alla terra(6).
Lo scrittore russo non mancò inoltre di stigmatizzare quel ” totalitarismo liberale” subdolo, raffinato, incruento che permea l’Occidente. Esso, a differenza del totalitarismo sovietico, non contempla il carcere per i dissenzienti, ma ” pegne il microfono” simpliciter a quanti sostengano posizioni che non si collocano entro il perimetro della ” ragione occidentale”(7).
Nell’ opera di Alexandr Solzenicyn la critica alla “ragione occidentale” e al ” comunismo” si congiungono e, d’ altronde, il crollo del comunismo ha segnato la convergenza dei due materialismi, quello occidentale e quello collettivista, in un comune orizzonte del mondialismo e pantecnicismo. Gli intellettuali difensori della ” agione liberale”, tra cui Bernard Levy e altri ” nouveaux philosophes” si sono serviti della critica al comunismo dello scrittore autore di Arcipelago Gulag, ma lo hanno piantato in asso senza troppi complimenti quando ha cominciato a non lesinare critiche all’ Occidente nichilista e disperato di senso. La sua posizione era controcorrente e scomoda per i vari guru della ” ragione occidentale”.
Alla radice della ” crisi del socialismo” e dell’ ideologia marxista stessa la decomposizione dei due aspetti originariamente correlati: “materialismo storico” e ” momento escatologico”.
Di fatto, il marxismo si è dedialettizzato e all’ estensione massima del momento del ” materialismo storico” (quindi del relativismo etico) ha corrisposto l’eclissi del momento “escatologico- messianico”
Ma coloro che ssostengono che il comunismo ha tradito le proprie premesse e promesse, ha dimissionato dall’ ideale rivoluzionario non tengono spesso conto di un attore essenziale; si è trattato infatti di un”tradimento necessario”, almeno per due ordini di considerazioni.
Il momento” escatologico”( società equa, relizzazione del ” regno della libertà”) si è rivelato esso stesso soprastrutturale e quindi passibile di oltrepassamento storico, concesso e non ammesso che esso mai si sia realizzato.
In secondo luogo, l’ideale di una società più equa e umana, retaggio del giusnaturalismo è stato affossato perché in contraddizione con il materialismo e sensismo radicale che permeano il marxismo. Negazione di ogni principio spirituale, pure necessario a qualsiasi rivendicazione di giustizia sociale. Mutatis mutandis, il rapporto tra ” coscienza” e ” materia sociale” nel marxismo non è che la trasposizione nel contesto della filosofia della prassi del rapporto tra anima e corpo nella visione di Helvetius, La Mettrie, D’Holbach.
Tanto per il filone dell’ illuminismo materialista lo spirito è epifenomeno del corpo, quanto per Marx la ” coscienza” è sottoprodotto della ” materia sociale”.
Oggi, per quanto sopravvivano frange ispirate al radicalismo rivoluzionario delle origini, il socialismo appare pienamente inserito nella tradizione ” liberal”, radicale e progressista dell’ Occidente. Al punto tale che il nostalgismo rivoluzionario appare antiquato per interpretare le esigenze della modernita’, conserva detriti di gnosticismo (8) e per giunta appare ai grandi guru della “ragione occidentale” permeato da una sorta di antimodernismo.
La direttrice prevalente del ” socialismo” oggi ha imboccato la via della tradizione liberaldemocratica, i cui ingredienti sono la cultura azionista (che informa a tuttoggi la maggior parte della pubblicistica e della didattica), la ” rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, il socialismo liberale dei fratelli Rosselli, il liberalsocialismo di Guido Calogero e Aldo Capitini, Carlo Morandi e il socialismo democratico di Gaetano Salvemini. Questa direttrice prevalente del socialismo occidentale si colloca entro uattro coordinate: il progressismo storico, l’ egualitarismo democratico, l’utilitarismo morale e il pacifismo politico( il cosidetto quadrifarmaco della filosofia della storia progressista).
La societa” opulenta”, di il socialismo occidentale ha accettato i postulati, ha inibito la molla della rivoluzione. Essa promette hinc et nunc la felicità terrena e il benessere largodiffuso, neutralizzando con successo il radicalismo rivoluzionario che traspone in un’ utopia futuribile l'” escatologia”. Le ” dimissioni” dal radicalismo rivoluzionario non riguardano soltanto la linea del socialismo italiano di Pietro Nenni, ma anche quella dei paesi scandinavi e la temperie gorbacioviana ed eltsiana. L’utopia messianica diventa qui superflua perché la civiltà dei consumi mette immediataente a disposizione i “beni” per soddisfare non solo i bisogni naturali, ma altresi una fitta rete capillare di capricci non indispensabili.
In secondo piano passano i diritti dei lavoratori e, più in generale, i ” diritti sociali”. Ai “diritti sociali” vengono preposti i “diritti umani “, secondo il retaggio dell’ astratto cosmopolitismo illuminista.
Come giustamente osserva Veneziani, una volta che il socialismo confluisce nel liberalismo di sinistra accetta l’ orizzonte stesso di tutta la condizione moderna: l’ individualismo. Ma un socialismo individuastico è una contraddizione ad adjectum, e il fatto attesta semplicemente lo scacco storico del socialismo che non ha comportato un oltrepassaggio del capitalismo, ma che nel capitalismo stesso è rimasto involuto(9).
Eppure l’ utopismo ha cercato di riposizionarsi e riguadagnare terreno. In che modo?
Negli anni 70′ è fiorita la prospettiva di un ” socialismo possibile”, futuribile, non ancora sperimentato sul piano della storia. Esso si collocava nell’ orizzonte post- sessantottino, si riappropriava dei motivi” romantici”, “ecologisti”, antitecnocratici della Scuola di Francoforte; pur prendendo atto dei disastri del “socialismo reale” sovietico, sottoponeva segnatamente a critica l’ involuzione del socialismo nel positivismo, nel neoilluminismo, nell’ industrialismo, nella dogmatica accettazione del progressismo senza frontiere, no border. Una presa di posizione contro la razionalita’ tecnocratica che attesta una linea di continuità rispetto ai motivi presenti nella ” Dialettica dell’ Illuminismo” di T.W. Adorno e M.Horkheimer: lo scacco della razionalità illuminista che ha prodotto omologazione, disincanto, unidimensionalita’; che ha soffocato i motivi di originalità e fantasia che andrebbero invece rivendicati a fondamento di tutte le opzioni.
Attilio Mangano, Giorgio Galli, Luciano Parinetto sono i principali esponenti di questa” sinistra” antitecnocratica; non mancano spunti persino antimoderni presenti nell’ opera di Pier Paolo Pasolini e inoltre questi autori rintacciano una possibile trazione antagonista contro l ‘oppressione razionalista- tecnocratica nelle ” elites” che rivendicano il valore del “magico”, dell’ “alchemico”, in qualche modo di una fumosa “sacralita”, tutti motivi soffocati dalla tecnocrazia contemporanea.
Tuttavia le fondamenta di questa minoritaria, ancorche’ interessante “sinistra antitecnocratica ed esoterica”, sono labili.
Innanzitutto, questi autori omettono di denunciare che la modernita’ non ha soltanto soffocato queste culture alternative che ponevano in primo piano il primato del ” magico”. La modernità non ha soltanto fatto piazza pulita dell’ alchimismo, dei ranters, della stregoneria, dell’ esoterismo…il vero obiettivo della secolarizzazione è stato quello di distruggere la metafisica, la trascendenza, le religioni ufficiali e queste “culture pre moderne alternative” sono state danneggiate solo di riflesso dalla secolarizzazione.
Questa forma di pensiero rimane in fondo elitaria, settaria, incapace di vera incidenza pratica(10); inoltre , lungi da poter costituire un’ efficace risposta al processo nichilistico in corso, non guadagna le basi di un pensiero forte, non si apre cioè alla dimensione della trascendenza, rimane avviluppata in uno spiritismo vago e fumoso.
L’ utopismo si riversa ancora nei “verdi sentieri dell’ ecologia” e si traduce in “ecologismo” (11). Secondo G.B. Zorzoli, ” a sensibilità sull’ ecologia cominciò a assumere per la prima volta dimensioni non elitarie negli Stati Uniti durante gli anni 60′”(12).
Negli anni 70′, a seguito della pubblicazione del Manifesto Verde di Konrad Lorenz, la Germania diviene in qualche modo l’ epicentro dell’ elaborazione di una cultura ambientalista; del resto, la preoccupazione ambientalista era stata notevole nel corso del Novecento tedesco, e i motivi antitecnocratici avevano segnatamente percorso l’ opera di M.Heidegger.
Dal filosofo autore di “Essere e Tempo” l’ ecologismo ha ereditato la critica alla tecnica e al progressismo sfrenato, nel più generale orizzonte di un processo all’ Occidente.
Secondo Veneziani, il movimento ecologista è tutt’ altro che omogeneo al proprio interno; coesiste una direttrice di segno riformista accanto a un’ altra fondamentalista, una di segno” nazionalneutralista” e identitaria accanto a una ” ecopacifista” e ” cosmopolita.
Il secondo Dopoguerra, secondo la tesi di Ceronetti, sarebbe stato caratterizzato da una vera e propria” guerra contro l’ ambiente”, che le stesse ideologie pacifiste avrebbero colpevolmente omesso di prendere in considerazione. In qualche modo, la volontà di potenza si sarebbe distolta dai delitti di sangue per mirare invero alla devastazione dell’ ambiente, del passaggio, degli alimenti e degli alberi(13).
Sviluppato ” a sinistra”, l’ ecopacifismo finisce in un cortocircuito, soprattutto nel caso in cui pretenda conciliarsi con il socialismo neoilluminista e con la ” società opulenta. Esso è anche problematicamente conciliabile con il marxismo, il cui fondo è la mentalità progressista e faustiana, l’ elogio della borghesia industriale di aver dominato in lungo e in largo nel corso della modernità e di aver estirpato la società feudale.
In realtà, l’ ambientalismo è permeato da una mentalità antiproduttivistica e dall’ affermazione del primato della vita agreste sulla civiltà industriale, l’ affermazione di uno stile di vita provinciale piuttosto che cosmopolita, il ripiegamento nell’ interiorità piuttosto che la vita mondana. Infine, il rifiuto di tutti capricci superflui che la ” società opulenta” produce artificilmente.
L'”ecologismo” può trovare invece uno sviluppo conseguente in un’ ottica ” reazionaria” e perfino antimoderna…nella riappropriazione dei motivi della critica alla civiltà industriale e alla civiltà di massa che affondano le radici nel Romanticismo, in Novalis, Schelling, Jacobi e anche in De Maistre.
Per Giannozzo Pucci, intellettuale che costantemente ha denunciato i problemi legati all’ inquinamento dell’ ambiente derivati dalla nuova Rivoluzione industriale, l’ ecologismo si esprime come ” processo all’ ingordigia dell’ Occidente”, esigenza di ” riconversione etica”, critica del laicismo materialista e riscoperta di un legame comunitario tra uomo e natura.
Come ben si evince, vi sono diversi ” ecologismi” e sarebbe inadeguato disaminare la forma culturale dell” ecologismo” quasi che fosse un fenomeno monolitico.
Nell’ ecologismo si concentrarono molte energie e speranze che la Contestazione aveva disatteso e originariamente costitui’ un capitolo del Processo all’ Occidente; ultimamente, la direttrice prevalente è stata la speculazione dell’ industria consumista (basti pensare alla pubblicità forsennata di Club Mediterrane’e e cibi “green”) con il rovescio della medaglia di un “imbroglio ecologico”. Buona parte dell’ ambientalismo insomma è degenerato, producendo contraddizione rispetto alle proprie premesse e promesse.
Il Novecento ha dunque partorito, accanto alla rivoluzione scientifica e tecnologica, anche l ‘”homo antitecnologico”, con la sua serrata critica dello scientismo e del positivismo dogmatico. La reazione antitecnocratica si è dispiegata prima attraverso la critica dei Francofortesi alla civiltà tecnologica (come già sottolineato in precedenza, si tratta di un motivo romantico-reazionario di cui Marcuse si è inconsapevolmente appropriato) e successivamente attraverso un risveglio dell’ecologismo.
Nondimeno, il ” Gran Rifiuto Markusiano” dell’ ” homo oeconomicus” è approdato all’ affermazione dell’ “homo ludens” attraverso la miscela Marx – Freud e non ha partorito nulla di veramente alternativo rispetto alla civiltà capitalista, borghese e tecnologica; avendo peraltro combattuto i vincoli e valori tradizionali che permeavano la civiltà “cristiano- borghese” e che costituivano semmai una barriera contro lo spirito onnipervasivo del capitalismo(14). l'”homo ludens” non si è affatto emancipato dall’ alienazione (che secondo Feuerbach, Marx e Freud sarebbe il prodotto del dominio del ” sacro” nell’ esistenza), ma. a seguito della moltiplicazione a dismisura di capricci borghesi superflui ne è rimasto imprigionato all’ ennesima potenza.
L’ ideologia ecologista stessa difficilmente ha partorito qualcosa di alternativo rispetto alla secolarizzazione e alla modernizzazione perché il suo vago richiamo al ” sacro” ( nel caso della ” Nouvelle Droite” francese ad esempio) si è rivelato uno pseudo spiritualismo immanentista, in ultima analisi non confliggente ma organico al processo di dissoluzione.
La chiave di lettura fornita dalla filosofia della storia di matrice illuminista e succesivamente positivista e marxista secondo cui la storia è catalizzata da un corso rettilineo volto al progresso incessante pare inadeguata per interpretare il secolo XX. È li ad attestarlo Fukuyama, paladino per eccellenza della ” ragione occidentale” e del modello dell’ Occidentalismo. Quest’ ultimo sembra davvero essere intranscendibile, la stessa “finis historiae”. A tal guisa, il XXI secolo non pare prospettare un vero e proprio salto di qualità, ma registrare semplicemente una stanca ripetizione e imitazione dei moduli della “ragione occidentale” che ha trionfato nel secolo precedente.
Da una parte, come rimarca Marcello Veneziani, Il Novecento ha portato a frutto e a compimento le elaborazioni di tre fra i maggiori filosofi del secolo lprecedente: Marx, Comte e Nietsche.
Dall’ altra, il Novecento sembra in qualche modo essersi sdoppiato in due temperie, rispetto a cui l’ anno 1945 ha funto da spartiacque: una prima temperie, durata sino al 1945, “pars construens”, caratterizzata dall’ elaborazione di fedi secolari e totalitarismi sacrali che hanno eliminato la dimensione della trascendenza e sostituito la politica alla teologia lungo il cammino escatogico dell’ umanità.
La seconda fase , la “pars destruens”, è stata invece segnata dalla crisi e dal tramonto di queste utopie immanenti, comunismo, fascismo e Rivoluzione scientifica( è stata la miscela tecnica- nichilismo a determinare la crisi della ragione scientifica). In ultima analisi, la seconda fase del secolo decimonono ha distrutto e anche criminalizzato, a giudizio di Veneziani, quanto la prima fase aveva elaborato(15).
E nel secondo dopoguerra il congedo dal Pensiero (con conseguente crisi del ceto degli intelletuali) e il primato della forma del merceologico ha decisamente prevalso sull’ ideologico. Le ideologie secolarizzate si sono volte in nichilismo, i significati sono stati soppiantati dalle funzioni, il dominio dell’ economia ha soppiantato il dominio dell’ ideologia.Il pessimismo tragico di Nietzsche, peraltro oltrepassato. dall’ ebete e astruso ottimismo dell’ ” homo ludens” ,compiaciuto dell proprio sradicamento,è il bandolo da cui” ricominciare per pensare il Terzo Millennio” e al tempo stesso contiene la profezia della catastrofe della modernità e delle sue speranze. Grazie per l’attenzione!
Note
(1) cfr.Marcello Veneziani,” I vinti e la passione del tramonto”, in ” Processo all’ Occidente, cit., p.123- 139
(2)ibidem,p.75-76
(3)cfr.Augusto del Noce, I cattolici e il Progressismo, p.123
Lo strumentalismo con il primato dell’ “homo faber” è l’ orizzonte di pensiero della ” società opulenta”. Con l’ affermazione del relativismo etico totale, per cui viene oltreppasato l’ ideale rivoluzionario-escatologico che pur sempre presuppone un’ assolutezza di valori
(4) Mentre nel corso della storia si era sempre verificato che al fondo del politico- sociale vi fosse la religione, la ” società opulenta” è l’ unica a sorgere non da una religione, ma contro ogni religione, compresa quella marxista, a rifiutare ogni sacralità e a esprimere compiutamente l’ “irreligione naturale” dell’ Occidente
5) cfr.Marcello Veneziani, Processo all’ Occidente, cit.p.7 ( intr.a cura di Augusto del Noce)
(6) cfr. “Solzenicyn da un gulag all’ altro” in Marcello Veneziani, ” L’ Antinovecento”, cit.p.91-94
(7) cfr. Marco Tarchi, “Padroni del mondo e dittatori fel pensiero” in ” La paura e l’ arroganza”, a cura di Franco Cardini, Laterza, Roma- Bari, pp.21-36
(8) il nesso tra marxismo e gnosticismo in versione moderna ben è stato evidenziato da Augusto del Noce, ad esempio, in vari punti dell’ opera” Il problema dell’ ateismo”.il motivo gnostico consiste nella non accettazione dell’ esistente, nell’ assunto ” tutto ciò che esiste merita di morire” in vista di una futura escatologia
(9) cfr.Marcello Veneziani,” Processo all’ Occidente,cit.,p.81-86
(10) cfr.Marcello Veneziani, ibidem,p.93
(11) cfr.” I verdi sentieri dell’ ideologia” in ” Il Processo dell’ Occidente”, pp.104- 121
(12) cfr. Le riflessioni sul problema ambientale sono sviluppate dal Zorzoli in ” Il pianeta in bilico” e in ” Il rischio e la necessità”
(13) cfr.G.Ceronetti, ” Filosofia dell’ inquinamento”, in ” Difesa della luna”, Rusconi,Milano,1971
(14) cfr.Marcello Veneziani, ” l’ Antinovecento”,cit, p.12
(15) il fatto che nella seconda fase del secolo decimonono prevalgano i ” post”, ad esempio, “post- marxismo”, ” post- moderno”, etc è paradigmatico della difficoltà di creare un salto di qualità dal punto di vista culturale e quindi della tendenza alla ripetizione.Insomma, il Novecento sembra destinato ad arenarsi in modo reazionario e ad “allungare la sua ombra” sul secolo successivo.
Fonte immagine: Pixabay
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