Vi proponiamo un bellissimo frammento tratto da Il declino del sacro. Rumore sociale, mass media e nichilismo, di Marco Sambruna. CLICCANDO QUI trovate la scheda del libro e potete acquistarlo.

Distruzione del cristianesimo (1)

In questo capitolo condurremo l’analisi di una sorta di strategia di marketing tramite la quale la Chiesa, ossia la religione tradizionale, ha deciso di trasformare sé stessa riconfigurandosi in quello che possiamo definire un brand commerciale al fine di proporsi come potenziale prodotto di largo consumo che, in quanto tale, non può non essere facilmente accessibile, ossia low cost.
Siamo dunque in una fase di transizione fra una religione storica, diremmo tradizionale, come il cristianesimo e una nuova religione laicista cui corrispondono due visioni totalmente diverse dell’uomo e del mondo.
La religione tradizionale richiede da parte dei suoi credenti un cammino di conversione spesso, anche se non sempre, lungo, faticoso, impegnativo. Esige l’osservanza di solide regole che hanno il fine di educare la mente e lo spirito a penetrare una dimensione completamente nuova. E’ un cammino che passa per la porta stretta, un percorso così impervio che molti non riescono a condurlo a termine, che esige l’abbandono di molte cose che gratificano per abbracciarne altre cui la natura umana si ribella.
La nuova religione invece, lo abbiamo visto, richiede ai suoi aderenti sforzi molto meno impegnativi. La nuova religione elargisce ai suoi fedeli esattamente ciò che essi chiedono o sono stati abituati a chiedere. Il nuovo credo non è faticoso in quanto facile, semplice, veloce. E’ una religione i cui dogmi non sono statuiti da un principio di autorità, ma sono formulati dal basso
secondo il modello social del web 2.0.
Se volessimo tracciare un paradigma commerciale possiamo dire che il cristianesimo, per quanto in declino, resta il principale competitor della nuova religione: per eliminarne la concorrenza il laicismo militante può contare sulla formidabile alleanza dei mass media produttori di rumore sociale. Tramite questo strumento la demolizione della religione storica tradizionale può avvenire
grazie a quattro strategie: il complesso di inferiorità che la cultura modernista odierna è riuscita a inoculare in ampi settori della Chiesa, la dissacrazione del sacro, il riduzionismo psicologista, la pseudo storiografia complottista.

Fede low cost
Proseguendo nel nostro paradigma commerciale, i cui cardini del resto offrono una chiave di lettura perfettamente rispondente alla mentalità corrente, possiamo senz’altro affermare che il cristianesimo per troppo tempo è stato un prodotto eccessivamente costoso che nessuno vuole più comprare: in termini esistenziali, è troppo faticoso vivere da cattolici e per questo nessuno vuole più esserlo.
Le esigenze della Chiesa impongono quindi l’arresto della continua emorragia di fedeli che pare irreversibile a causa della migrazione verso la nuova religione laicista che appare tanto più desiderabile, quanto meno impegnativa. Nell’animo di una parte significativa del mondo cattolico è così affiorata l’idea che se la religione tradizionale vuole sopravvivere, come insegnano le regole
del mercato, s’impone l’aggiornamento di un prodotto diventato obsoleto: essere cattolici oggi è come pretendere di essere alla moda girando per strada con parrucconi settecenteschi.
Nasce così una strategia di marketing all’insegna dell’innovazione: semplificare, aggiornare, bonificare la fede significa facilitarne l’inserimento nel circuito commerciale e renderla più invitante per i fedeli.
Tuttavia per rilanciare la fede tradizionale occorre prima svalutarla: se il cristianesimo costa troppo è necessario diventi più economico, occorre privarlo della sua aura sacra, renderlo non più faticosa conquista di alcuni, ma preteso diritto di tutti e trasformarlo in un prodotto di facile accesso come si farebbe con qualsiasi altro prodotto di largo consumo.
Non è sufficiente che la fede diventi social per avviare quel processo di disruption che permetta di accogliere le richieste che giungono dalla base eliminando i filtri autoritari costituiti da un magistero millenario che pare sempre più lontano dalla sensibilità corrente.
Occorre creare un nuovo brand o marchio che riqualifichi la Chiesa: in primo luogo occorre profanare il sacro, poi dissacrare il profanato, infine sottoporre il dissacrato a una campagna pubblicitaria di marketing.
Il risultato è un cristianesimo trasformato in prodotto, in un articolo di largo consumo con tutte le caratteristiche necessarie per conquistare il mercato cioè diventare appetibile presso il grande pubblico dei credenti–consumatori del sacro: un prodotto universale, low cost, aggiornabile e con un packaging adeguato cui si può accedere in modo facile, semplice, veloce.
Esistono molte strategie per rendere il cristianesimo un’esperienza comune: non esiste solo la persuasione occulta tesa a trasmettere un messaggio sottotraccia che sia fruito in modo più o meno inconsapevole. Esiste anche una persuasione manifesta, alla luce del sole, chiarissima nei suoi intenti, ma non per questo meno efficace e pervasiva.

1 – Articolo apparso sul sito di apologetica cattolica www.papalepapale.com il 29 aprile 2015 e qui riveduto e corretto.



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