Il 7 gennaio ricorre l’anniversario dell’elezione di fra’ Michele Ghislieri, dell’Ordine dei Predicatori, Cardinale Alessandrino, al Sommo Pontificato col nome di Pio V. Ripercorriamone le vicende attingendo alla Vita di San Pio V di Paolo Alessandro Maffei, scritta in occasione della canonizzazione di questo Pontefice nel 1712.
Avvenne in questo mentre la morte di Pio IV ai 10 di Dicembre del 1565. Dopo che gli furono celebrate l’esequie consuete, entrarono i Cardinali in Conclave al numero di cinquanta. Parve da principio che il Pontificato non potesse cadere in altri soggetti che o nel Cardinal Morone o nel Sirleto, uomini ambedue di merito eminente; onde tutte le pratiche all’elevazione d’uno di loro furono interamente rivolte. Ben è vero, che come tutti gli umani negoziati in somiglianti sorte di elezioni cedono allo Spirito Santo, il quale gli distrugge, e fa ordinariamente cadere la sorte sopra chi n’è apparentemente più lontano, e meno vi pensa, né per l’uno, né per l’altro apparì favorevole la congiuntura.
Vedutasi da S. Carlo Borromeo l’impossibilità di condurre a fine l’impresa per gli mentovati soggetti, da lui specialmente promossi, e considerato anche il danno che la lunga vacanza della Sede di S. Pietro apportato avrebbe alla Chiesa, si risolvé, ispirato dallo Spirito di Dio, di proporre il Cardinale Alessandrino, in cui riconosceva sovrabbondante merito pel Pontificato, e tutta la necessaria abilità per sostenerlo; le quali cose congiunte ad una innocenza ammirabile di costumi e ad una pietà singolare, operarono sì profittevolmente, che niuno, o quasi niuno vi fu tra quei sacri Elettori, ai quali ne fu da lui comunicato il pensiero, che pienamente non l’approvasse. Solamente alcuni pochi si fecero arditi di rappresentargli, che secondo tutte le regole della politica a molti altri dovea pensarsi prima che all’ Alessandrino; e si valsero del motivo d’esser egli creatura di Paolo IV; aversi perciò temere, che essendo stati così severamente puniti i Carafeschi da Pio IV, di cui era nipote il Borromeo, non esercitasse il Cardinal Alessandrino, creato che fosse Papa, lo stesso rigore verso la famiglia del medesimo Pio. Ma San Carlo , il quale non maneggiava con riflessioni umane un negozio tanto importante, e solamente avea avanti gli occhi il servigio di Dio e della Chiesa, stette costante nel suo proposito, e dopo aver avuto il consentimento de Cardinali del suo numeroso partito, si mosse verso la cella del Santo Cardinale e avendovelo trovato in orazione, gli diè parte della sua stabilita elezione.
Non poté il Santo udire questa nuova senza orrore e senza una interna fortissima ripugnanza. Prese dunque a rappresentare la sua indegnità e il bisogno della Chiesa di avere un uomo dotato di maggior vigore, e di maggiori lumi; essersi fatto Religioso per passare la sua vita in un chiostro, di dove era stato tratto a forza; ed esser la stessa cosa, elevarlo alla Maestà del Pontificato, che esporlo alle tempeste, che li minacciavano un sicuro naufragio; mentre per l’altra banda erano nel sacro Collegio soggetti di nascita, e di qualità tali, che molto più di lui s’erano renduti meritevoli del Pontificato.
Si trovarono allora con S. Carlo i Cardinali Morone, Sirleto e altri molti della sua fazione, i quali dalla conosciuta umiltà del S. Cardinale Alessandrino s’erano già promessi e immaginati di trovar in lui la divisata ripugnanza: e quindi è, che tutti d’accordo li misero a pregarlo a non resistere all’elezione, che era puramente opera dello Spirito Santo. Vedendolo inflessibile, presero partito di cavarlo a forza dalla cella, e lo condussero nella Cappella , ove è solita farsi la prima adorazione.
Cresciuto il rumore, ed udito da que’ pochi Cardinali, che non erano stati fin allora consapevoli del fatto, vi accorsero anche eglino; e quantunque non mai avessero essi pensato fin allora al Cardinale Alessandrino, mossi da Dio, lo proclamarono e lo venerarono, come Pontefice.
Ciò non ostante molto ci volle ancora per trargli di bocca il suo consentimento. Tornò egli di nuovo a rappresentare la propria incapacità per sostenere un peso sì grande, e a replicare le stesse cose dette avanti per divertire i Cardinali dal più pensare a lui. Faticarono i sacri Elettori a distruggere gli umili suoi sentimenti e a vincere la sua ripugnanza, ma gli fu forza all’ultimo di cedere alle disposizioni della divina Providenza; e quindi è, che con gli occhi bagnati di lagrime e sospirando fè forza a se stesso in accettare il Pontificato nel giorno settimo di Gennaio dell’anno 1566, prendendo per compiacere a S. Carlo e per onorare la memoria del suo Predecessore, il nome di PIO V.
Portato successivamente secondo il costume alla Basilica Vaticana si prostrò avanti il Santissimo Sagramento dello Altare e lo supplicò vivamente a fortificarlo colla sua grazia, perché potesse adempiere degnamente le obbligazioni pesantissime del Pontificato; e tanto è lontano dal vero, che sì notabile mutazione di stato gli suggerisse al cuore un minimo pensiero di gloria e di vanità, che piuttosto ricevendolo, come venutogli dal Cielo, si mantenne nella sua costumata moderazione, e nulla perdé della sua ammirabile tranquillità di spirito.
Diè il sacro Collegio parte della elezione del nuovo Pontefice ai Re, e ai Principi Cristiani, e la rappresentò loro come dello Spirito Santo, esortandogli a render grazie a Dio d’aver dato alla Chiesa un uomo così Santo in tempo che ella ne avea maggior bisogno, per essere da tutte le bande combattuta dagli Eretici, e dagl’Infedeli.
Il Cardinal Borromeo in ispezie che ne era stato l’organo dello Spirito Divino, scrisse a parte al Re di Portogallo, congratulandosi seco de’ gran vantaggi che dovea promettersi la Chiesa fotto il governo di un sì gran Papa. Mi è piaciuto copiare e inserire la sua lettera in questo luogo, perché si sappia come un Santo favellasse d’un altro Santo.
La perfetta cognizione, che da me si aveva della pietà singolare, della dottrina, più anche della Santità del Cardinal Alessandrino, mi è altrettanto servita di stimolo a procurare la sua esaltazione, quanto che io era efficacemente persuaso che egli averebbe governata santamente la Chiesa se fosse stato eletto. Ho perciò impiegato tutto il mio credito, e quello degli amici miei, per elevarlo sopra la Cattedra di S. Pietro. Lo Spirito Santo ha visibilmente favorita la mia intenzione per mezzo della miracolosa, unione delle volontà di tutti i Cardinali che concordemente sono concorsi ad eleggerlo e hanno mostrata una somma allegrezza di vederla sul Trono. Mi rallegro in particolare con Vostra Maestà, che ci sia avvenuto di ottenere un Pontefice Santissimo, sapientissimo, e illuminatissimo nel maneggio degli affari e tanto bene adorno di tutte le virtù. Etc.
Il Maffei riporta anche alcuni fenomeni soprannaturali che accompagnarono l’elezione di San Pio V. Ne riportiamo qualcuno.
Essendo stata fatta, puramente da Dio, l’elezione del Santo Pontefice PIO V non è da stupirli che l’abbiano preceduta e seguita segni straordinarj. Fu ella rivelata a San Filippo Neri, nella cui Vita si legge che durante il Conclave, e in tempo che nulla dell’Alessandrino si pensava per anche dai Cardinali, fu da lui distintamente una notte udito dirsi: Fra Michele Cardinale Alessandrino sarà fatto Papa.
Era gravissimamente ammalato in Conclave, e all’ultimo di sua vita ridotto il Cardinale Gonzaga. Svegliatosi all’improvviso la notte precedente l’elezione, chiamò, i suoi Conclavisti, e si adirò, contro di loro perché non l’avevano avvisato dell’esaltazione al Pontificato del Cardinale Alessandrino, e appena ebbe dette tali parole, che passò a miglior vita […]
Apparì nel giorno dell’elezione una cometa di color di sangue sovra la Città di Londra, dove la Regina Lisabetta perseguitava i Cattolici. Gittava ella un fuoco spaventevole e vedeasi presso la sua coda uscire da una nuvola una mano che teneva impugnata la spada, la quale fu interpretata esser quella della scomunica, che il Santo Papa lanciar dovea contro quella Principessa eretica.
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Fonte immagine : BeWeB – Beni Ecclesiastici in web