Antero, di nazionalità greca, figlio di Romolo, fu ordinato vescovo di Roma dopo san Ponziano il 21 novembre 235. Fece diligentemente ricercare gli Acta Martyrum, i verbali processuali o i resoconti dei testimoni oculari riguardo ai processi contro i cristiani, perché fossero custoditi dalla Chiesa. Ricevette la corona del martirio il 3 gennaio 326, sotto il prefetto Massimo e l’imperatore Massimino Trace, e fu sepolto nel cimitero di Callisto lungo la Via Appia. Celebrò un’unica ordinazione nel mese di dicembre, consacrando solo il vescovo della città di Fondi in Campania. Sedette sulla cattedra di Pietro un mese e dodici giorni.
Secondo alcune fonti nacque in Calabria nella città magnogreca di Petelia, oggi Strongoli in provincia di Crotone. Alcuni inoltre ci dicono che prima di assurgere al pontificato abbia praticato vita monastica in Sardegna.
Il Proprium pro Clero Almae Urbis lo festeggia il 3 gennaio, suo giorno natalizio, assieme a san Melchiade, che vide con la vittoria di Costantino, l’alba del trionfo di Cristo e della sua Chiesa sul gentilismo.

Preghiere

Deus, qui Ecclesiam tuam, in apostelicae petrae soliditate fundatam, ab infernarum eruis terrore portarum: praesta, quaesumus; ut, intercedentibus beatis Anthero et Melchiade Martyribus tui, atque Summis Pontificibus, in tua veritate persistens, contínua securitate muniatur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Fiulium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen

Pietoso Pastore del gregge Cristiano, Confessore e Martire della Religione e della fede di Gesù Cristo, nostro Protettore e Avvocato nei Cieli, presso il Trono dell’ Eterno, siateci propizio, e cortese della vostra grazia a chi t’invoca, e vi prega. Ricorriamo a voi, o gran Santo, e vi preghiamo tutti d’accordo a impetrarci dal Signore gli aiuti opportuni ai bisogni nostri, che ognuno vi disvela del proprio cuore: la grazia, i lumi la forza da Dio a moderar noi stessi alla fede e al Vangelo, che professiamo, e così mirar sempre ad essa in ogni azione nostra e tenerla sempre operosa e vivente in noi con l’esatto adempimento di ogni suo comando e consiglio, a zelarne ancora l’onore e la difesa con tutta la nostra vita, colle fatiche, che possiamo, col morire finalmente, se bisogna, per essa pel nome del Signor nostro. La nostra orazione, o nostro potente Mediatore, giunga grata a voi, e da voi presentata sia innanzi al Trono dell’Altissimo, il quale pei vostri meriti ancora, preghiamo che l’esaudisca e gli diciamo tutti ad una voce: Pater, Ave, Gloria.



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