Dalle Meditazioni del venerabile P. Ludovico da Ponte della Compagnia di Gesù (Valladolid 1554 – ivi 1624)
Il primo punto sarà considerare come Cristo nostro Signore, compiuti i trenta anni, si licenziò dalla Madre sua santissima, dicendole che già era giunto il tempo di manifestarsi al mondo, con fare l’uffizio di redentore e maestro, nel che si rallegrò ella grandemente, atteso il desiderio che aveva della nostra redenzione; e avvegnaché sentisse gran pena per la solitudine che le avrebbe cagionata l’assenza del suo figliolo per alcuni giorni, nientedimeno lo soffrì con gran pazienza, stimando più la volontà divina, che la sua, e più l’util nostro, che il suo gusto. Subito adunque se ne andò il Signore verso il Giordano, colà dove san Giovanni predicava e battezzava tutti i pubblicani e peccatori che volevano ricevere il suo battesimo: e udendo tra di loro la predica, domandò d’essere battezzato: Tunc venit Iesus a Galilaea in Iordanem ad loannem, ut baptizarelur ab eo.
Sopra di questa evangelica storia s’hanno da considerare le cagioni per cui si mosse a ciò fare Cristo nostro Signore.
I. Per cominciare la sua predicazione da un esempio di rara umiltà. La prima fu per cominciare l’uffizio suo di predicatore e maestro col darci esempio di rara umiltà, umiliandosi il Maestro al discepolo, il Redentore al redento, il Figliuolo di Dio vivo al suo precursore e servo, e l’Autore della santità riducendosi a pigliare forma di peccatore, conciossiaché Cristo, sapienza infinita, e maestro di tutti, si pose tra i soldati e pubblicani ad ascoltare la predica di san Giovanni, e con essere purissimo e senza macchia, volle, ciò non ostante, chiedere il battesimo proprio dei peccatori, come se fosse stato peccatore, e questo senza che vi fosse legge che l’obbligasse, eccetto la volontà sua, per umiliarsi a similitudine degli altri peccatori; come appunto quando era bambino, volle essere circonciso come gli altri bambini, che erano stati concepiti in peccato. O agnello innocentissimo che togliete i peccati del mondo, che avete voi che fare con questo battesimo? Che avete voi che fare con un bagno di gente sucida e macchiata di peccati? Voi, Signore, volete esser tenuto per peccatore, senza esserlo, e io sospiro per esser tenuto in concetto di giusto, quando son peccatore. O piacesse a Dio che restasse consumata la mia superbia con esempio sì raro d’umiltà! Quindi imparerò che tutti i buoni principi di cose grandi hanno a cominciare dalle l’esercizio dell’umiltà, disponendoci noi con questa, acciocché Dio si valga di noi, e ci renda palesi al pubblico, operando per mezzo nostro cose di molta sua gloria: e per questo rispetto dice Isaia: Et mittet id quod salvatum fuerit de domo Iuda, et quod reliquum est, radicem deorsum, et faciet fructum sursum: che quelli, i quali si hanno da salvare, della casa di Giuda, che sono gli eletti, metteranno le radici al basso, e produrranno i frutti all’alto, il che vuol dire; che prima per l’umiltà si hanno da nascondere sotto la terra, come le radici dell’arbore, e di poi verranno a farsi palesi con opere molto gloriose, come si fa palese la qualità e fecondità dell’arbore per li suoi frutti! Pertanto, anima mia, se desideri che la torre della perfezione, la quale pretendi edificare, arrivi sino al cielo, procura, secondo l’avvertimento di sant’Agostino, d’umiliarti insino all’abisso; perché, come soggiunge lo stesso Santo, quanto più alto deve essere l’edifizio, tanto più fondo ha da essere il il suo fondamento. Cogitas magnam fabricam construere celsitudinis? de fundamento prius cogita humilitatis: et quantam quisque vult, et disponit superimponere molem aedificii; quanto erit maius aedificium, tanto altius fodit fundamentum. Caverò anche da questo, che l’umiltà è grande disposizione pel battesimo e penitenza, e per ottenere la purità dell’anima che in questi sacramenti si comunica, riconoscendomi peccatore, e bisognoso di lavarmi e purificarmi dalle mie colpe, dicendo a nostro Signore con Davide: Asperges me hyssopo, et mundabor; lavabis me, et super nivem dealbabor: aspergetemi o Signore coll’issopo e sarò mondo; lavatemi e resterò più bianco che la neve. O dolce Gesù , che per umiltà voleste esser lavato da Giovanni col suo battesimo di sola acqua, lavatemi coll’acqua della vostra grazia, in virtù del vostro prezioso sangue, mescolato coll’issopo della vostra umiltà. O anima ma, abbraccia questa sovrana virtù, la quale, come issopo, raccoglie l’acqua viva della grazia, e la virtù del sangue del tuo Salvatore sacrificato sull’altare della croce con molti tormenti, per mondarti quindi col suo sangue sparso in tal guisa dalla lebbra dei tuoi peccati.
II. Per predicare prima colle opere, quanto doveva colle parole. La seconda cagione di questo fatto fu perché volle Cristo prima praticar seco stesso quello che aveva da insegnare ad altri: come pensava di predicare un nuovo battesimo d’acqua e Spirito Santo; così volle ricevere prima questo di sola acqua, acciocché nessuno dipoi si sdegnasse di ricevere il suo tanto più prezioso: e in un medesimo tempo volle altresì onorare il Battesimo del suo Precursore, e approvarlo coll’opera; come di già bambino volle ricevere la Circoncisione, affinché s’intendesse, che egli approvava quella legge, da cui era questa comandata, e la venerava come legge data da Dio: donde ne trarrò l’obbligo che ho d’osservare i precetti e consigli evangelici , essendo che questo è approvarli coll’opera e venerarli; come per lo contrario il trasgredire la legge è un riprovarla, e dispregiarla colle opere , ed è un fare affronto a chi la diede , come dice l’Apostolo: Per praevaricalionem legis Deum inhonoras; e se Cristo nostro Signore volle ricevere il battesimo di Giovanni, senza che fosse di precetto, solo per osservare quel consiglio del suo Precursore; quanto più ragionevol cosa è che io osservi i suoi precetti e consigli, facendo più di quello a che sono obbligato, massimamente in materia d’umiliazione?
Un discorso di san Gregorio Nazianzeno sul Battesimo di Gesù













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