Con vivo apprezzamento continuiamo la pubblicazione in quattro puntate di questo attuale e ricchissimo saggio del nostro autore Marco Sambruna, attento critico della dissoluzione della contemporaneità nonchè della genetica ideologica della sovversione. Il Sambruna ha già pubblicato con noi i due saggi “L’antivangelo. Radici filosofiche del nichilismo moderno” e “Il declino del sacro. Rumore sociale, mass media e nichilismo”. A voi tutti, cari lettori ed amici di Radio Spada offriamo questo piccolo dono, segno tangibile dell’inesauribile vitalità della nostra casa editrice. Qui potete rivedere la prima puntata e qui la seconda. Buona lettura! (Piergiorgio Seveso Presidente SQE di Radio Spada)
FASE 3: DOGMI DI SATANOPOLI
L’edificazione di Satanopoli ha previsto dunque una lungo periodo di gestazione che potremmo definire come “fase rivoluzionaria fluida”. Durante tale periodo tutto ciò che ha a che fare con la tradizione subisce una profonda metamorfosi. Non successivamente, ma contemporaneamente a questo processo di demolizione si concretizza una fase di “istituzionalizzazione” che tende a solidificare la nuova civiltà demoniaca che nel frattempo si va erigendo.
L’iter di demolizione ad opera della “fase rivoluzionaria fluida” e quella di edificazione ad opera della “fase istituzionale statica” coinvolge alcune aspetti principali che possiamo riassumere:
FASE RIVOLUZIONARIA FLUIDA | FASE ISTITUZIONALE STATICA |
Religione normativa | Religione counseling |
Esaltazione del corporeo | Ospedalizzazione del corpo |
Ecologismo | Segregazione ecofobica |
Relativismo etico, apologia dell’istinto | Medicalizzazione della psiche, narcosi emotiva |
Promozione della creatività eterodossa | Automatismo |
Libera ricerca | Sterilizzazione culturale |
Isolamento sociale | Co-housing |
Libero amore | Pornomania, sessuofobia |
Religione counseling
La religione immutabile ossia catechetica che designa per articoli specifici le norme di condotta con risposte chiare, nette e inequivocabili sarà definitivamente sostituita dalle religione counseling dove il ministro del sacro da sacerdote si trasforma in counsellor: quest’ultima figura, tipica del mondo anglosassone, pone opportune domande e pratica l’arte dell’ascolto senza dare risposte, senza consigliare, senza esortare, senza ammonire, senza correggere, senza indicare, ma semplicemente – secondo il principio cardine del counselling psicologico – collabora col richiedente al fine di attivare le sue risorse interne perché trovi da se e in base al proprio orientamento culturale, la risposta ai propri problemi. Il sacerdote diventa così un counselor ossia un facilitatore al servizio non più del “fedele”, ma più opportunamente del “cliente” o dell’ ”utente” che dovrà partorire da se, secondo i principi della maieutica filosofica greca, le risposte alle proprie domande.
In questa nuova prospettiva i catechismi, la teologia morale e perfino il decalogo saranno relativizzati in un soggettivismo solo apparente dal momento che sarà interpolato – e quindi condizionato – dalle nuove categorie laiciste.
Tali categorie laiciste saranno incentrate sul relativismo etico e dal soggettivisno solo nella misura in cui non includano le tradizionali visioni del mondo derivate dalle religioni storiche: più che di relativismo tout court dunque il nuovo modello interpretativo della realtà risponderà a criteri di relativismo selettivo dove qualsiasi istanza troverà diritto di cittadinanza purché non sia di matrice tradizionalmente occidentale e particolarmente cristiana.
Qualora nell’utente che chiede lumi emergano ancora residui del vecchio credo quale criterio decisionale il sacerdote counselor da facilitatore dovrà trasformarsi in conduttore al fine di orientare la decisione dell’individuo eliminandone gli schemi interpretativi precostituiti a priori: il fine del ministro del sacro sarà quello di piegare e convincere l’utente a farsi interprete della modalità adattiva: il segreto della felicità consisterà nell’annullamento delle proprie aspirazioni e dei propri talenti in nome di una più tranquillizzante e narcotica immunità di gregge riguardo alle proprie ambizioni e di assopimento atrofico dei propri migliori talenti.
La nuova religione civile e costituzionale a supporto di Satanopoli risponderà a un motto che ne riassume il credo: “Non elevare i mediocri a livello dei migliori, ma siano i migliori a conformarsi ai mediocri”.
Si finisce così, in un ultimo paradossale slancio di onestà, per mostrare i veri scopi del relativismo selettivo: esso si mostrerà finalmente per quello che è ossia un nuovo puritanesimo dogmatico e intransigente secondo cui il cliente è libero di fare qualsiasi cosa gli imponga il retto pensiero laicista: solo all’interno di questo perimetro l’utente sarà libero di muoversi e solo all’interno di questo perimetro il sacerdote di Satanopoli potrà essere un facilitatore che guida dolcemente preferibilmente, ma brutalmente se necessario, l’utente verso la modalità adattiva. Il pastore/counselor avrà quindi anche il compito di riportare la pecora infetta uscita dal perimetro del relativismo selettivo all’interno dell’ovile collettivo e vegliare sull’ ortodossia del suo conformismo.
Ospedalizzazione del corpo
Dopo l’anima il corpo è il bene più proprio e più prossimo che un uomo possiede.
In Satanopoli si convincono i cittadini con ogni mezzo di coercizione a consegnarlo allo stato: questo gesto dal punto di vista psicologico sancisce la rinuncia alla gestione del proprio corpo e quindi di se stessi.. Chi rinuncia al proprio corpo delegandone la gestione a una realtà burocratica abdica alla libertà.
Sul piano bio-psicologico gli uomini cessano di essere maschi sul piano fisico e della volitività e cessano di essere padri sul piano sociale e psicologico. I concetti di “mascolinità” e “paternità” sono in fase di desertificazione, quelli del coraggio e della virilità riguardati come residui di un età di cui vergognarsi.
Mano a mano che Satanopoli si consolida il corpo maschile subisce un processo di devirilizzazione: tutto ciò che appartiene al dominio della forza, del coraggio, della salute è stigmatizzato come barbaro, irrazionale, indegno dell’uomo nuovo. Anche il corpo, così come i simboli del sacro, deve essere destrutturato: lo sport sempre più regolamentato da norme che impediscono qualsiasi contatto fisico, anche il più lieve, mentre in nessun ambito come quello sportivo la superfetazione della parità fisica fra uomo e donna trova accoglienza; dovremo aspettarci l’istituzione di tornei ed eventi sportivi in cui si affronteranno squadre miste composte da uomini mortificati nella loro fisicità e donne mascolinizzate in cui il gioco assomiglierà più a un minuetto del Settecento che non a una azione di gioco.
Già ora possiamo cogliere i primi sintomi della svalutazione denigratoria dell’attività fisica tesa allo sviluppo dell’energia vitale: essa è bollata come vagamente riconducibile al culto fascista del vitalismo, dell’attivismo, dell’azione rapida e decisa.
Il corpo dell’uomo nuovo in via preliminare sta subendo, come tutto il resto, un processo di oscenizzazione: esso è ridotto a una pergamena su cui incidere gli orridi motivi di tatuaggi sempre più simbolici di una aggressività che dovrà vicariare e sostituire in un pallido simulacro la forza fisica scomparsa in un corpo ormai debole e malaticcio; ciò che prima apparteneva al corpo in termini di energia vitale sarà quindi in una prima fase rappresentato da motivi che richiamano l’idea di una forza bruta e istintiva così come certe razze canine abbaiano più forte per mascherare la loro inadeguatezza fisica di fronte a razze fisicamente ben più strutturate.
Dietro le apparenze di una tatuazione disperata tuttavia il corpo diventerà sempre più flaccido, delicato, debole e favorevole pertanto allo sviluppo di una personalità tendenzialmente anoressica, insicura, esitante specialmente di fronte alla necessità di prendere decisioni importanti.
La propaganda dei Rettori della città infernale non farà che continuare a suonare la grancassa di un corpo che dovrà maniacalmente essere igienizzato e preservato da ogni contatto con agenti esterni che lo possano infettare, da sottoporre a continue sterilizzazioni la cui buona riuscita implica tra l’altro la riduzione ai minimi termini di ogni contatto sociale. Un corpo cui saranno somministrate dosi sempre più massicce di antivirali, vaccini, antidoti che ne ridurranno sempre più l’autonoma capacità di produrre da se gli anticorpi in modo naturale.
La malattia stessa, anche una semplice influenza, sarà percepita dal soggetto che ne è affetto con un senso di colpa, causata dalla sua negligenza nell’accettare e sottoporsi alle meticolose cure che le autorità della città infernale hanno stabilito per lui: il corpo non si dovrà più ammalare – così ci viene assicurato – non in virtù della sua salutare robustezza, ma grazie alle sostanze chimiche che ne saranno iniettate.
Infine, quando Satanopoli sarà una realtà conclamata, il corpo sarà ospedalizzato ossia ridotto a uno stato di precarietà permanente in cui qualsiasi sforzo che eluda le semplici funzioni metaboliche – alimentarsi, dormire, defecare – deve essere compiuto con estrema cautela o meglio accuratamente ridotto: la fragilità del corpo imporrà un regime alimentare amebico, rigidamente vegetariano mentre l’attività fisica sarà ridotta al minimo indispensabile.
Ed infine il corpo subirà un confinamento entro spazi sempre più asfittici, sigillati e sterilizzati.
Segregazione ecofobica
L’ecologia da pretesto elaborato con l’apparente nobile fine di preservare il pianeta dal morbo mortale costituto dalla sovrappopolazione una volta esaurito il suo compito di colpevolizzare gli uomini bollandoli come assassini dell’ecosistema si trasformerà in ecofobia: l’ambiente naturale da vittima delle brame umane finalizzate al suo sfruttamento diverrà carnefice. Sarà perciò spacciato come agente patogeno in grado di distruggere la vita fisica degli uomini. L’amore per l’ambiente a scapito dell’uomo si rovescerà nel suo contrario ossia in sospetto ostile verso la natura: si inculcherà la maniacale necessità di proteggere il corpo umano – ormai debole e perennemente malaticcio – dalla vigorosa brutalità dell’ambiente propagandato come saturo di virus, generatore di patologie, coacervo di malattie.
La demonizzazione dell’ambiente giustificherà così la segregazione ecofobica degli uomini: essi saranno perimetrati all’interno di città sempre più separate da campagne, montagne, colline, fiumi e mari. Sarà potenziata l’istituzione di un “salvacondotto” che autorizzerà la circolazione al di fuori degli agglomerati urbani riservato solo a quei cittadini che avranno in essere determinati requisiti sempre più stringenti come l’aggiornamento vaccinale permanente, uno statuto di buona condotta, il superamento di un esame di ortodossia al regime, l’adesione a tutte le iniziative istituzionali stabilite. In Satanopoli masse sempre più compresse di persone dovranno vivere in spazi ristretti, rigidamente igienizzati e maniacalmente sterilizzati. La natura demonizzata sarà dapprima abbandonata: paesi alpini e appenninici, vecchi borghi, antichi insediamenti saranno ulteriormente spopolati e si trasformeranno in ammassi di ruderi che si struggeranno nel silenzio catacombale: muri e campanili crolleranno riempiendo le vecchie strade di macerie, le piazze e le vie saranno invase dalla vegetazione che svelle l’asfalto e le pietre, le case rimaste vuote echeggeranno il rumore del vento e diverranno dimora di animali notturni.
Lentamente la natura si riprenderà ciò che per milioni di anni è stato suo mentre, oltre l’ultima autostrada in disuso, si profila la sagoma delle città artificiali come fortezze in mezzo al deserto. L’uomo separato dall’habitat naturale unisce alla decadenza fisica anche quella psicologica: confinati entro gli asfittici limiti di un mondo artificiale dai colori sbiaditi e pregno del tanfo di disinfettanti gli uomini diverranno sempre più estranei al mondo, incapaci di percepirsi come parte di un cosmo intelligente. Privati della dimensione naturale come loro habitat e costretti a vivere in ambienti sempre più metallizzati e plastificati i sensi del gusto e del tatto lentamente si atrofizzeranno: il cibo sarà insapore, l’appetito verrà meno. Le superfici levigate e le linee ortogonali annoieranno lo sguardo rendendolo spento e privo di curiosità, il godimento estetico di un panorama collinare o della vastità marina verrà così meno che in molti si dimenticheranno della loro esistenza.
La natura demonizzata farà paura all’uomo che la percepirà come nemica: meglio il grigiore dei palazzi del verde brillante della vegetazione, meglio l’asfalto bituminoso dei sentieri nei boschi, meglio l’odore pungente dei sanificanti del profumo dei prati in fiore.
L’uomo espropriato della sua dimensione naturale immalinconisce e si spegne fino a ridursi a una larva ben pettinata e perfettamente sanificata.
Poiché anche la natura dovrà essere igienizzata e sterilizzata non è escluso che immani incendi purificatori siano appiccati in nome della salute del corpo degli uomini che ormai a stento riusciranno a guarire da una semplice influenza stagionale: foreste carbonizzate copriranno i versanti delle montagne dove tronchi consumati a anneriti saranno tutto ciò che rimane dei frondosi alberi secolari popolosi di uccelli e di vita. Poche sterpaglie rinsecchite saranno i miseri testimoni di ciò che una volta erano foreste e boschi così come i pensieri depressivi di menti attonite e sfibrate sono solo il pallido residuo della vitalità che una volta animava gli uomini quando entravano a contatto della natura.
Tutto questo mentre per far fronte alla penuria di generi alimentari di prima necessità saranno istituiti moderni servi della gleba legati alla terra che non potranno abbandonare. Loro compito sarà unicamente quello di produrre derrate alimentari appena sufficienti a garantire un livello di sussistenza.
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