del Guelfo Rosa

Cari Amici di Radio Spada,

cosa succederà dopo la consacrazione di Russia e Ucraina che si svolgerà a San Pietro? In un Paese di 60 milioni di fatimologi avete trovato forse uno dei pochi che non lo è; del resto, se non c’è bisogno di essere meteorologi per sapere che si deve aprire l’ombrello quando piove, proverò a semplificare il più possibile il discorso e – basandomi sulla logica – a dire qualcosa di sensato.

Una premessa però, anzi due: per toccare questi argomenti bisogna evitare il solito gioco al massacro tipico del tradizionalismo, con la vecchia abitudine alla confusione dei piani. Francesco resta un fautore del neomodernismo, come del resto Ratzinger e tutti i suoi predecessori fino al Concilio. Qui però il piano è un altro: non indifferente, certo, ma distinto. Ovvero: ci sono le condizioni per esaudire o almeno avvicinarsi alle richieste di Maria SS. a Fatima? Anni fa un uomo che conoscevo, decisamente sovrappeso, andò dal medico che gli disse di dimagrire con urgenza; la sua risposta fu: ”Dottore, pensa alla tua pancia che è almeno come la mia!”. Battuta simpatica, ma non consistente con il tema della visita, che era sulla salute del paziente, non del medico. Ecco: evitiamo fin da subito questa comoda e sentimentale scappatoia, non mescolando fatti da tifoseria.

Vediamo di essere chiari. Le questioni in ballo sulla richiesta di Fatima sono essenzialmente queste:

  1. Il Papa (deve essere il Papa a compiere l’atto).
  2. L’atto deve essere una consacrazione.
  3. Si deve nominare la Russia.
  4. E il Cuore Immacolato.
  5. In unione con tutti i vescovi del mondo.
  6. C’è poi il tema del ruolo riparativo (“verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”).
  7. E quello dei tempi.

Guardiamo queste ”condizioni” (uso le virgolette perché non sono tutte identiche nelle loro implicazioni), analizzandole in breve una per una.

Il Papa. Bergoglio è il Papa? So bene che Radio Spada è stata fondata anche (ma non solo) da sedevacantisti, però devo dire quello che penso (e sono certo che molti in Radio Spada apprezzeranno): sì, ritengo ragionevole credere che Bergoglio sia il Papa. La soluzione sedevacantista (che si applicherebbe a tutti almeno da Paolo VI in poi) la trovo lacunosa e problematica: sembra ridurre de facto il Papato ad un optional di cui la Chiesa può quasi fare a meno, apre molte controversie sul tema della giurisdizione, della visibilità, dell’indefettibilità. Insomma credo alimenti più problemi di quelli che pensa di risolvere. Trovo più probabile la soluzione secondo cui il tracollo dottrinale attuale sia figlio non dell’assenza di un Papa ma della mancata applicazione delle condizioni richieste per l’esercizio dell’infallibilità (la volontà di vincolare non si esercita più da quando si lascia spazio alla cosiddetta libertà religiosa, ergo viene a sparire uno degli elementi necessari per agire infallibilmente). C’è poi la “teoria” di quelli – non sedevacantisti – che ritengono Ratzinger ancora Papa: qui c’è poco tempo da perdere. La rinuncia mi pare visibile, chiara, ribadita, confermata. Ad abundantiam: Ratzinger, anche recentemente, si è più volte conformato pubblicamente alle iniziative bergogliane. Si pensi a quando omaggiò alla vigilia del Sinodo Amazzonico, Francesco e i neocardinali ultraprogressisti da lui appena creati. In ogni caso, e a prescindere, anche in occasione di questa consacrazione ha voluto in qualche modo unirsi (vedere qui). Dunque possiamo passare oltre.

La consacrazione. Sì, l’atto (vedere testo) è oggettivamente una consacrazione: “Pertanto, Madre di Dio e Madre nostra, al tuo Cuore Immacolato affidiamo e consacriamo solennemente noi stessi, la Chiesa e tutta l’umanità, specialmente la Russia e l’Ucraina.”

La Russia. La Russia, lo abbiamo visto, è esplicitamente nominata ed è nominata in quanto Russia (non con formule sfumate o indirette usate in passato). Si possono tuttavia sollevare alcune obiezioni: ad esempio non è menzionata solo la Russia ma anche l’Ucraina, l’umanità, la Chiesa, ecc. Vero, ma attenzione: se l’identificazione territoriale è importante anche per la sua connessione con gli effetti dell’eventuale “conversione”, è pur vero che non si nominano nazioni in numero vario o in modo indefinito ma solo due, di cui una (l’Ucraina) ha territori che storicamente erano riconducibili all’area russa. Al netto della questione geografica, sul punto c’è dibattito in quanto si nominano anche l’umanità e la Chiesa. Interessante a questo proposito quanto riportato da un recente articolo de La Porte Latine scritto da un sacerdote esperto di Fatima, l’Abbé Bertrand Labouche. Ecco un estratto in francese ben comprensibile:

  • Le P. Mac Glynn, en février 1947, entendit Sœur Lucie répéter avec force cette demande précise : « Non ! Non ! Pas le monde ! La Russie, la Russie » !
  • Après l’acte d’offrande effectué le 13 mai 1982 par Jean-Paul II, la voyante fit remarquer que la Russie n’avait pas été l’objet de la consécration. Or, Dieu voulait « la consécration de la Russie et de la seule Russie, sans aucune adjonction ».
  • Dans une lettre adressée au P. Umberto Pasquale, datée du 13 avril 1980, elle écrit : « Notre Dame à Fatima, dans sa demande, se réfère seulement à la consécration de la Russie »

Ora resta da capire se “seule Russie, sans aucune adjonction” implichi un’esclusione assoluta al punto da invalidare il resto (difficile), in secondo luogo bisogna tenere presente che parliamo di rivelazioni private e non di dogmi, anzi di commenti connessi a rivelazioni private, su cui la stessa suor Lucia ha in parte mutato parere dando poi per buoni gli atti consacratori di Giovanni Paolo II. Quindi prudenza: anche perché, tutto sommato, la Russia resta chiaramente nominata nelle parole del 25 marzo 2022. Certo, il testo della consacrazione poteva essere scritto meglio.

Il Cuore Immacolato. Sì, c’è: risulta chiaramente nominato.

In unione con tutti i vescovi del mondo. Qui si apre una ulteriore questione: è stato ”ordinato” a tutti i vescovi del mondo di unirsi, in modo da ottenere se non l’unanimità numerica, almeno quella morale? Il punto può essere dibattuto ma risulta da prove evidenti che l’invito o la richiesta di Francesco ai vescovi sia stata fatta con vie formali, anche attraverso le nunziature apostoliche (vedere: Dal Vaticano comunicazione ai vescovi per la consacrazione del 25 marzo).

Il ruolo riparativo. Nel messaggio di Fatima il ruolo della consacrazione e quello delle comunioni riparatrici dei primi sabati sono strettamente connessi. Quanto è stata diffusa questa pia pratica? Lo è stato fatto abbastanza dalla gerarchia cattolica? Quanto questa consacrazione si unisce effettivamente al messaggio di Fatima nel suo complesso? Diversi ritengono (qui Julio Loredo) che senza una piena attuazione di questa seconda condizione posta per evitare i castighi, si resterebbe di fronte a una soluzione parziale. Scrive Loredo che un punto indispensabile per realizzare il quadro nel suo insieme “è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che oggi, molto più che nel 1917, lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta, e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo”. Tutto vero: però è anche vero che i primi 5 sabati sono piuttosto noti e praticati dai fedeli, che Fatima è stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa, che là sorge un santuario visitatissimo, e che – sebbene dal cardinale-elettricista – in parallelo a Roma la consacrazione sarà svolta anche a Fatima. La vittoria sul male, poi, non sarà mai completa e mai neppure potrà iniziare senza l’aiuto del Cielo. Resta comunque una questione aperta, su cui meditare.

I tempi. È tardi? suor Lucia il nel 1931 avrebbe riferito un messaggio mariano in questi termini: “Fai sapere ai Miei ministri, che non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta…come il Re di Francia, che si pentiranno e lo faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire”. In alcuni testi tuttavia si leggono anche queste parole riferite sempre da suor Lucia: “Non è mai troppo tardi per ricorrere a Gesù e Maria” (qui e qui). La domanda dunque non è se è tardi – chiaro che lo è – ma se è ”troppo tardi”. Ed è difficile pensare che lo sia. Se al peccatore è concessa fino all’ultimo istante la speranza della salvezza, a maggior ragione si può sperare che fino all’ultimo istante non sarà negato il favore all’umanità.

Questo, a mio modesto avviso, lo stato dell’arte. Che accadrà dunque? In questo caso faccio mia una risposta data qualche giorno fa dal Presidente di RS Seveso a un lettore: ”Ci sono tanti profeti in giro, bisogna chiedere a loro”. Qui mi limito a presentare fatti. Certo, di tutte le ”consacrazioni” questa sembra la più vicina alle richieste di Fatima. Anche qui due note finali. Le precedenti “consacrazioni” – per quanto incomplete – qualche effetto parziale paiono averlo portato, e questo è un dato da tenere presente. Inoltre, come accennato prima, stiamo parlando di rivelazioni private, con tutta l’aura di mistero che queste situazioni determinano, vanno dunque fuggiti gli opposti estremismi e trovato un giusto mezzo aristotelico: evitare le facilonerie per cui qualsiasi atto consacratorio debba essere preso per buono, ma evitare anche un farisaico cavillare su infinite ipotesi interpretative volte a immaginare l’atto perfetto, quasi ci trovassimo a discettare in uno studio notarile.

Che sia la volta buona? Staremo a vedere.

Saluti.


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Foto di Ellie Burgin da Pexels