Anselmo Radaelli è stato un letterato scomparso diciotto anni orsono, originario di Ceriano Laghetto, ridente località sita tra il varesotto e la Brianza, nel parco delle Groane, un luogo che per la sua tranquillità ben si prestava a offrire il laboratorio ideale per la composizione di un’ opera così voluminosa come ” La libertà”.
Dalle scarne notizie in nostro possesso, si evince l’ aspirazione dell’ autore a rivitalizzare la filosofia classica per renderla accessibile ai moderni(1).
Si approprio’ di alcune fondamentali tesi della filosofia neoscolastica, accettando il ” realismo esistenziale”tomista sulla falsariga di Padre Gemelli, Olgiati (costanti nella sua opera i riferimenti a ” I fondamenti della filosofia classica”), De Finance (di cui conosceva bene l’ importante opera” Existence et Liberte”), De Raeymaecker (ne apprezzo’ l’ opera ” Philosophie de l’ etre”), Cornelio Fabro.
Fu influenzato dalla dottrina dell’ analogia di Jacques Maritain che applicò allla scienza etica e stimo’ moltissimo l’ opera di padre Clodius Piat (2), con cui condivise il rifiuto dell’ immanentismo vitalistico, del determinismo positivista di Spencer e l’ esigenza di ritornare alla ragione come organo della filosofia, non in contrasto ma in pieno accordo con la Trascendenza.
Verso i moderni il Radaelli non operò un rifiuto tout court, ma piuttosto intese compiere un’ opera di mediazione, recependo quegli aspetti che potevano accordarsi con la filosofia della Trascendenza, ma rifiutandone lo scacco immanentista.
Il rifiuto della metafisica ha generato pseudo-antinomie nella scienza fisica; nella ” Critica della ragion pura” l’antinomia se il “mondo sia eterno o finito” evapora una volta che sia ben precisata la differenza tra orizzonte dell’ immanenza e della Trascendenza.
Il mondo risulta creato nel tempo qualora si supponga Trascendente l’azione del Primo Ente, risulta invece infinito qualora si riponga nella serie immanente degli effetti contingenti l’ Azione Prima(3).
Radaelli rifiuta il panteismo del “panta rei”, del divenire assoluto, che fagocita gnosticamente in sé ogni ente individuo e finito.
Rifiuta la teoria dell’ esistenzialismo ateo della libertà svincolata dall’ Essere e dal Logos, come progettualita’ senza vincoli e radici, come condizione quindi della ” condanna a essere liberi”, che di fatto si rovescia nella negazione del libero arbitrio.
Interessante il ” dialogo” con Mamiani di cui lesse” Confessioni”, con Martinetti, con Schopenauer (si può evincere una approfondita conoscenza del “Mondo come Volontà e Rappresentazione” e un’attenta disamina della distinzione tra”libertà di volere” e “libertà di fare”).
A proposito del già anticipato “realismo esistenziale”, l’autore respinge l’hegeliana identità tra logica e ontologia e difende contro ogni forma di idealismo soggettivista e psicologismo la valenza ontologica del pensiero e il far riferimento di tutte le leggi della scienza logica a un primo ontologico.
La trattazione vera e propria della libertà si apre con un capitolo propedeutico, ” Presupposti gnoseologici e metafisici”, in cui il Nostro, oltre a sostenere i fondamenti del “realismo esistenziale”(armonia tra pensiero e realtà, il soggetto è ” obiettività obiettiva” come essere,” obiettività soggettiva come pensiero), difende altresì la classica verità dell’ atto di conoscenza come ” adaequatio rei et intellectus” “qualora manchi il punto di appoggio sulla ” realtà” il pensiero costruisce ” arbitrariamente” un suo mondo…l’ attività logica può esprimere ” qualsiasi” accostamento tra le idee possedute, ma gli accostamenti ideali veri saranno solo quelli formulati in armonia col piano della realtà”(4).
Al di fuori dell’ impostazione logica-ontologica alla base dell’ elaborazione filosofica, non si potrebbe arrivare a nessun guadagno conoscitivo, non si potrebbe predicare nulla di positivo né in modalità provvisoria, né definitiva.
La prospettiva difesa dal De Raeymaeker nella sua opera principale “Philosophie de l’ etre” ha esercitato una influenza decisiva sul Nostro.
L”essere” è punto di appoggio fondamentale per qualsiasi elaborazione filosofica, per la valorizzazione dell’ esperienza interna ed esterna.
Nondimeno, se il ” primo logico” dice riferimento a un “primo ontologico” (ogni modalità del ” pensiero” dice sempre riferimento a una modalità dell’ “essere”), il Primo ontologico umano non ha in se la ragione di essere e quindi presuppone un Primo Ontologico Trascendente fondante il primo ontologico umano infatti “si trova ad essere finito e quindi non può avere pretesa di auto- fondazione”(4).
L’ a-priori ontologico fondante ogni attività poggia, in ultima analisi, su Dio in quanto Primo Assoluto Trascendente.
L’obiezione dell’agnosticismo positivista secondo cui non si può mettere a fondamento Dio in quanto ” inconoscibile” non coglie nel segno: non ammettere Dio come sorgente dell’ esistenza (per quanto Egli non possa essere conosciuto nella sua Essenza) equivale a gettare l’esistenza stessa nel profondissimo Oscuro, nel tenebrosissimo Assurdo(5).
Contro l’ apparenza, il concetto di “liberta’” si è rivelato nel corso della storia della filosofia molto problematico; chi ha ritenuto di affrontarlo a partire dai contenuti empirici, rifiutando o mettendo tra parentesi la metafisica, ha sbagliato approccio.
“La libertà ci rimanda alle sorgenti dell’ Essere e quindi ultimamente non può che rappresentare l’ apertura a un discorso metafisica. Una libertà che si esaurisca sul terreno del fenomeno è un controsenso, qualora l’attenzione sia rivolta alla sua struttura e al suo valore”(6).
Per quanto la libertà si disponga sul piano fenomenico, essa non è mai disarcionata dal piano dell’ Essere e dei valori.
Empirismo e positivismo che in nome della “libertà di indagine” mettono tra parentesi la metafisica applicano quel metodo riduttivo che porta l’ indagine stessa a scivolare ed esaurirsi sul terreno delle scienze umane.
A tal guisa, la libertà non è una struttura psicologica, ma rinvio all’ Essere, in ultima istanza all’ Essere divino.
Sotto l’evidente influsso del primo Maritain, Radaelli applica la nozione di ” analogia” al concetto di “libertà”.
I gradi della libertà derivano da corrispettivi “gradi di Essere”, tanto la nozione di “Essere” che quella di “Libertà” si predica non in modo “univoco”, né “equivoco”, ma “analogo”.
Applicare qui il metodo dell’ analogia significa” conoscere con quale intendimento e con quali restrizioni venga predicata di esseri che non siano precisamente l’ uomo”.
Una prima distinzione riguarda il discernimento tra ” libertà-da” (rimozione di ogni sorta di ostacolo al fine dell’ esercizio della libertà) e “liberta’-di”(spontanea e necessaria tendenza al fine).
Questa fondamentale distinzione tra libertà negativamente definita” assenza o rimozione” di ostacoli e libertà come ” spontaneità” comporta che si può parlare di ” libertà” in riferimento agli oggetti inanimati soltanto in senso molto debole come ” assenza di impedimento” perche’ si realizzi la naturalezza e conformità del flusso rispetto alle tendenze della natura. Analogamente prospetta la definizione di ” libertà” il Piat nella sua ” La liberte'”(7).
Ma in linea generale le cose considerate in se stesse non sono né libere, né non libere, nella misura in cui non si tratta di una disposizione o habitus che perfezioni l’ ente. Generalmente, gli enti inanimati non sono” liberi-di”, ma ” liberi-per”, rendendosi cioè disponibili all’ azione di un soggetto o principio estrinseco. Si tratta quindi di una disposizione puramente passiva.
Passando alla disanima della libertà riferita ai bruti, i guadagni del Nostro non sono dissimili dalle considerazioni di Boyer nel suo ” Cursus philosophiae”(8).
I sensitivi irrazionali difettano di autocoscienza e riflessione, per cui a loro riguardo la liberta’, una volta rimosso gli ostacoli esterni, si esplica come”completezzza dell’ agente che ha la capacità non ostacolata di essere a se stesso, cioè al proprio bene appetito in base all’ impulso di un istinto(9).
Data la deficienza di consapevolezza, dato che l’ istinto è la facoltà a fondamento della tendenza necessaria” ad utilitatem”, a riguardo dei sensitivi si può parlare di “libertà” solo “secundum quid”.
Passando dal campo dell’ istinto a quello della ragione si giunge all’ orizzonte dell'” uomo”; qui Radaelli, riprendendo alcune analisi di Romano Guardini(10), rimuove una serie di visioni moderne che compromettono la libertà.
– il materialismo, che riduce l’uomo in modo più o meno complicato ad estensione in movimento
– l’idealismo che conclude a un panteismo fondato sull’ idea di uno spirito “eterno” che compenetra l’ individuo
-il sociologismo che assorbe l’ individuo al tessuto dei rapporti sociali
-l’esistenzialismo che presenta la libertà umana come” sovrana”, ma in realta’ essa è ” disperata.
Nell’ uomo la libertà si esplica come tendenza “razionale” al bene secondo una relazione di ” convenienza”.
” Esse et bonum convertuntur”? Radaelli non nega che l” essere” dica rapporto alla perfezione e, nondimeno, l’identità tra “essere” e “bene” non va intesa come un’ identità statica, ma come rapporto dinamico. Il “bene” è dunque una ” relazione di convenienza” tra la tendenza del soggetto e il suo oggetto. Non ogni perfezione è ” perfettiva” simpliciter, può esprimere una “ragione di bontà” a riguardo di certi esseri, ma non a riguardo di altri.
A differenti gradazioni di “essere” corrispondono differenti gradi di ” bene”.
Alla fine, l’ identità tra “bonum” ed “esse” non ha carattere di assolutezza, ma di relativita’.” il bene assume dunque un carattere di relatività sia in rapporto alla sua genesi, soa in rapporto al suo termine”(11).
Quanto alla genesi, esso presuppone una relazione di convenienza tra soggetto e termine dell’ azione, quanto al termine ogni perfezione sempre va intesa ” secundum quid” e giammai ” simpliciter”, non è cioè universalmente perfettiva per tutti i soggetti.
Dato che “volere il bene” non significa “possederlo in atto”, la libertà umana si svolge secondo una processualita’ di tre gradi
– “la libertà deliberativa” come ” otere interiore ” della persona di formulare giudizi pratici e determinare il rapporto tra la propria azione e l’ oggetto appetito in quanto bene.
-La “libertà esecutiva”, cioè la capacita’ di attivarsi per conseguire il bene, una volta rimossi fattori extrasoggettivi,ovvero ostacoli interni ed esterni
-“Libertà terminale” o ” libertà finale” è infine la capacità della persona di fissarsi nel bene conseguito e, quindi, consolidare il rapporto realizzato.
La “libertà di volere” e quella “di fare” vanno assolutamente distinte (come ben aveva intuito A. Schopenauer, che tuttavia nella sua metafisica della Volontà aveva annichilato la razionale capacità di giudizio pratico e affermato il primato della Volontà come ontologica entita’ universale, cieca e irrazionale).
La deliberazione del giudizio pratico per il “bene” non comporta ipso facto l’ acquisizione di esso, in quanto ostacoli di natura interna o esterna possono deviare l’ azione dal bene stesso.
La definizione che Anselmo Radaelli fornisce del “concetto” di ” libertà” determina alla disamina attenta del critico qualche riserva.
“Libertà è il potere mediante il quale, superando gli ostacoli infrapposti, la persona èon grado di rapportarsi al bene determinatamente appetito in base a un giudizio pratico antecedentemente espresso con atto autonomo di mente(12).
Sulla differenza tra la caduta di un corpo grave e l’autodeterminazione all’ azione del soggetto razionale entra in gioco il concetto di ” autonomia”.
L’ azione autonoma è ” immanente”, avendo principio e termine nel soggetto stesso, pur non escludendo che possa coniugarsi con un’azione” transitiva”, producente quindi effetti esterni(13).
A tal guisa il soggetto umano si autodetermina, il grave “ab alio movetur”
Riserve critiche furono mosse dal già citato ( in nota) articolo di ” Civiltà cattolica”.
Il Radaelli pare centrare strictu senso la definizione di “libertà” sull'”autonomia” e sulla ” spontaneita”.
La presenza di ” necessità” non compromette inevitabilmente la ” libertà”, a meno che non impedisca l’ autonomia. Anzi possono verificarsi circostanze di ” necessità” che non solo non compromettono la liberta’, ma persino ne sono garanzia di stabilità e, d’ altronde, non vi è nel soggetto razionale solo consapevolezza di azioni libere, ma altresì di azioni involontarie che possono essere influenzate dal soggetto ma non impedite.
La “libertà di scelta” non è un carattere definitorio, ma una conseguenza della condizione originaria della ” libertà”.
Le obiezioni del recensore di ” Civiltà cattolica” hanno una certa pertinenza.
Se la “liberta di scelta” e la “consapevolezza” sono soltanto accidenti e conseguenze della “libertà” e non gia rientranti nella sua definizione( per quanto accidenti molto prossimi alla differenza specifica), non si corre forse il rischio di concepire tra l” autonomia” del vivente sensitivo e quella del vivente” razionale” una differenza di grado e non di specie?
Se la “libertà di scelta” non è a priori compresa nella ” libertà” non diventa forse irrisoria la linea di confine tra la “spontaneità” del vivente sensitivo e quella del vivente ” razionale”?
Eppure Radaelli insiste molto sulla deliberazione prodotto di giudizio pratico che muove il soggetto all’ azione, secondo una collaborazione, pur nella distinzione, tra volontà e intelletto (diversamente bisognerebbe postulare un assurdo ” volontarismo irrazionalista”).
Che cosa altro è la ” libertà di scelta” se non la capacità di autodeterminazione che discende dal giudizio pratico e supera la precedente posizione di ” indifferenza” rispetto a tutto i beni particolari? È la persona stessa che “precisa l’ orientamento e il termine dell’ azione, è lei che si rende per se stessa ragione della natura di questo o quel rapporto, è lei che giudica effettivamente sulla convenenza o sconvenienza dell’ azione concreta”
Mentre la tendenza fondamentale dell’ essere al bene non è soggetta al giudizio pratico perché discende dall’ essere- in quanto- essere e dalle sue proprietà trascedentali, il giudizio pratico delibera ciò che è ” conveniente” o “non” conveniente” hinc et nunc , è correlato non già alla tendenza naturale all’ essere- in- quanto essere, ma alla tendenza del soggetto razionale.
Di conseguenza, in forza della razionalita’, il soggetto non è mosso da cieca determinazione, il giudizio pratico stesso è passibile di ” sospensioni” e ” revisioni”, può avere carattere provvisorio e non definitivo.
In ogni caso, la libertà non entra mai in contraddizione con la tendenza ” necessaria” all’ essere- in quanto- essere. Il filosofo spiritualista francese Lavelle (1883-1951) ha insegnato che non ” ogni necessità” contraddice la liberta’, ma soltanto nel caso in cui essa venga intesa come fattore necessitante. Invero, la “necessità” della tendenza fondamentale all’ essere- in quanto- essere non solo non contraddice, ma rafforza e garantisce la libertà, i cui gradi si sviluppano in corrispondenza ai gradi dell’ essere(14).
In effetti, per il Radaelli è uno pseudo problema la “scelta” tra una “Metafisica della libertà” e una “Metafisica dell’ Essere”.
La libertà non va mai concepita secondo una direttrice dell’ esistenzialismo contemporaneo, talvolta di matrice cristiana, come emancipazione dalla ” prigionia” dell’ Essere(15). L’ autonomia non va mai intesa come slancio prometeico in antitesi alle leggi trascendentali dell’ essere,” superazionali talvolta ma mai ” antirazionali”, anche perché a tal guisa sfocerebbe in un vitalistico arbitrio e capriccio. La tendenza necessaria all’ Essere in quanto Essere “limita” e “contiene” la ” liberta”, nellla misura in cui ne promuove lo sviluppo.
Peraltro,”la nostra libertà non solo non si presenta come ontologia assolutamente originaria a causa delle sue relazioni con l’ essere….ma neppure come incondizionata originalità in rapporto al suo campo d’ azione(16).
Il Radaelli mostra di aver subito l’ influenza di Piero Martinetti, secondo cui uno “stato di fatto” esteriore esercita costantemente la propria influenza( quella condizione che M.Merleau- Ponty definisce ” campo”). Con una terminologia differente, ma in una sostanza di pensiero simile, lo studioso della metafisica tomista J. De Finance aveva affermato che la nostra libertà necessariamente agisce in una prospettiva determinata da altre libertà finite e che essa ci condiziona non solo dall’ esterno, ma nel nostro stato spirituale(17). In ogni caso, la nostra libertà non è una struttura ontologica originaria e smisurata, ma è sempre” situata” dal punto di vista storico, culturale,materiale, spirituale. Essa è” capacità di risposta alla storicità del dato”. Qui l’ occhio attento del critico scorge non tanto delle critiche, ma almeno delle aporie.
La liberta non è dunque possibile al di fuori di una situazione storica, una prospettiva, un campo d’ azione?
Ma fino quanto può durare allora l’ autonomia che costituisce l’ essenza della libertà? Non rischia di scomparire presto in seguito all’ influenza appunto determinata da motivi situazionali ed extrasoggettivi?
Eppure la libertà non è compromessa e la “limitazione spaziale” non costituisce un’ obiezione contro di essa.
In primo luogo, il soggetto umano non è limitato- dallo spazio e da- altri estesi, bensi è limitato – con- altri estesi. In un contesto di interazione reciproca, in cui gli ” estesi” sono “rapportabili con la mia estensione in modo tale da essere causa di operazioni che abbiano me come termine e reciprocamente da essere termini di rapporto di una mia operazione”
Queste limitazioni non vanno né contro la natura del soggetto umano, né contro la natura degli altri ” estesi”.
In secondo luogo, l’ uomo è corpo, ovvero unità di materia e spirito. Pur soggetto a leggi fisiche e condizionato sul piano della corporeita’, la sua autonomia risplende sul piano dell’ interiorita’(18).
Ma il Nostro costantemente nella sua opera ha puntualizzato che la llibertà, cifra della spiritualità del soggetto umano, non è infinita e incondizionata.
L’ uomo deve pur sopportare le conseguenze della sua Finitudine nello spazio e nl tempo e giammai la sua libertà potrebbe esercitarsi contro le leggi della fisica
Il concetto di ” libertà” può essere disaminato soltanto in un orizzonte metafisico, si tratta di una ” questione metafisica”; è inevitabile il suo rapporto con il” Sommo bene”.
È palmare che il soggetto umano non sia libero allo stesso modo di Dio.
Nel soggetto umano la libertà, come sottolineato pocanzi, è in una prospettiva spazio temporale, invece Dio è ” in aeterno” e ” ab aeterno”. In Dio la libertà coincide con il suo stesso essere, con la sua Scienza e Prescienza dei futuri contingenti. A tal guisa, non vi è d’ uopo per il Creatore di quella processualita graduale in direzione del bene, che nel soggetto umano si suddivide in “libertà deliberativa”, “esecutiva” e ” terminale”, Dio vede immediatamente il Bene.
Ma l’ antitesi tra Dio Infinito e il soggetto umano finito non è forse un’ obiezione contro la libertà umana stessa? Non esiste forse abisso e incompatibilità tra contingente e necessario?
La negazione della libertà” è inevitabile invero in un orizzonte immanentistico, in cui da un’ entita immanente e coestesa alla natura emani necessitatamente ogni effetto.
Ma in una “metafisica della trascendenza”(19) la liberta’ viene perfettamente salvaguardata in quanto l’ essere contingente “non deriva dall’ Essere Necessario in quanto capace di azione- necessaria, bensi in quanto capace di azione- contingente.
Alla fine la questione” come può Dio necessario creare un effetto contingente” è uno pseudo problema. L’ effetto creato è contingente, in quanto non necessariamente contenuto nella Causa Prima, ma in quanto prodotto di un Atto di Autonomia e Amore: crendo l’ effetto finito, Dio ” ha scoperto nel termine creabile una sua ragione di bene”.
Tra soggetto umano finito e Dio Infinito sussiste un rapporto di dipendenza ontologica, ma non già di contraddizione(20). In questo rapporto la libertà umana si libera e il luogo di questo incontro è la storia, permeata secondo Anselmi, in polemica con lo storicismo e con la sua controversa nozione di libertà, di teologicita’ e teleologicita’.
Dall’ opera dell’ Anselmi si evince lo sforzo di conciliare le formulazioni della filosofia scolastica con alcuni guadagni di indirizzi filosofici ed epistemologici contemporanei, segnatamente la fenomenologia, la filosofia della scienza contingentista (Boutroux, Poincare’), la fisica quantistica di Planck.
La stessa relazione di identita’ trascedentale tra “esse” e ” bonum”, ad esempio, viene intesa dal Nostro non già come una relazione statica, ma dinamica tra un determinato “grado di essere” e un “grado di bene”.
Per Anselmi occorre un’ opera di mediazione tra scolastica e filosofia contemporanea e non di rifiuto tout court di quest’ ultima. L’ errore del positivismo e dello scientismo consiste nel negare tout court la libertà umana.
A tale errore lo spiritualismo astratto e il vitalismo irrazionalistico non pongono rimedio: è assurdo negare corporeità e legame con leggi fisiche e meccaniche che sono cifra della dimensione del soggetto umano, ma in nessun caso a detrimento della sua libertà e autonomia cosciente; di cui è prova la capacità di ” abstrahatio intellectualis”, elaborare concetti universali e non rimanere ingabbiati nell’ orizzonte sensitivo e corporeo.
Cari amici di Radio Spada e della Comunità Antagonista Padana, buona lettura!
Note
(1) ”È un’ opera vasta che intende studiare la libertà non solo nel suo aspetto psicologico,ma anche nei suoi rapporti con Dio,con la morale e con la teologia;e si presenta con il lodevole intento di rendere accessibili in linguaggio moderno i concetti sella filosofia classica cfr.” Civilta’ Cattolica”, 1958, sezione filosofia, p.629
(2) Clodius Piat(1854-1954) fu sacerdote,canonico della cattedrale di Notre- Dame,storico della filosofia, che insegnò presso l’Istituto Cattolico di Parigi. Partecipò attivamente al rinnovamento delle ricerche sul tomismo e al contempo coltivo’ interessi per la psicologia e per la filosofia della religione
(3) cfr.Anselmo Radaelli” in risposta a Kant, al fine di sottolineare meglio il nostro pensiero. La possibilità di soluzione c’è ed è l’ unica posta la quale tutto si chirifica e le antinomie si sciolgono. La soluzione sta in questo,che il limite assoluto è impossibile empiricamente qualora l’inizio o l’elemento condizionatore sia considerato immanente alla serie.Quando sia considerato come un’ azione di trascendenza, il membro- limite, o l’ inizio assoluto, è empiricamente possibile ed è l’ unica possibilità concreta dell’ esistenza concatenata di tutta la serie”
C.f.r” La liberta”, cit, p.45
4/A cfr.Anselmo Radaelli,ibidem,p.31
4/B ibidem,p.38
(5) ibidem,p.47
(6) ibidem,p.187
(7) cfr.C.Piat, ” La liberte'”, t.II,p.4, Paris,1895″ le mot de la liberte’ physique prend un sens assez different quand on l’ applique aux animaux..pour eux la liberte’ consiste a’ pouvoir faire ce qu’ ils desirent”
(8) Charles Emile Georges Augustin Boyer (1884-?) fu un filosofo neo- scolastico, preposto agli studi e decano della Facoltà di Teologia dell’ Università Gregoriana di Roma.Segretario dell’ Accademia Romana di San Tommaso d’ Aquino,direttore della rivista ” Dottor Communis”.Nel suo ” Cursus Philosophiae”, opera voluminosa in 2 tomi, sostenne tesi strettamente tomiste in ontologia e psicologia.
(9) cfr. Anselmo Radaelli,” la libertà, cit,p.59
(10) Cfr Romano Guardini, “Chi conosce Dio conosce l’ uomo”,” Humanitas”, p.953, pp.1069- 1070
(11 )ibidem,pp.64-67. quindi le nozioni di “bene metafisico” e “male metafisico” diventano problematiche, quando siano intese ” simpliciter”. Il bene è una ” relazione di convenienza” tra azione e oggetto,il male è ” non convenienza”,privazione di convenienza. Ma il carattere dinamico della nozione di ” bene” non comporta la sua relativita”. Il bene è oggettivo,non è creazione del soggetto.
(12) cfr.Anselmo Radaelli, ” La libertà”, cit.,p.81
(13) ad esempio Dio e’ capace sia di azione ” immanente” che ” transitiva”, essendo la creatura, effetto dell’ atto divino di Creazione, voluto in quanto effetto contingente e e preesistente nella Prescienza Divina come futuro effetto contingente
(14) il bene, deliberato come oggetto conveniente tramite giudizio pratico viene conseguito tramite un moto ordinato, dal momento che” il bene- del- tutto presuppone
(15) anteriormente all” essere” non può esserci ” libertà”.Paradossalmente,la prospettiva di Sartre secondo cui l” esistenza” antecede l’ “essenza” e la “libertà” antecede l’ “essere” si rovescia in una forma di necessitarismo.Infatti l’ uomo finisce per ” essere obbligato” e ” essere condannato”ad essere libero
(16 )cfr. Anselmo Radaelli,”La libertà cit., p.193
(17) J.De Finance,” Existence et liberte’, Edition De Vitte, Paris, 1956, p.279
(18) la prova della nostra libertà è il potere di elaborare concetti e relazioni sulla leggi della fisica e della meccanica, ciò che rende possibile il progresso delle scienze della natura. Esse ci determinano sul piano della corporeità, ma non su quello dell’ interiorità. L’ uomo è “corpo”, “sinolo” in termini di Metafisica aristotelica, composizione di materia e spirito.
(19) In quanto non ha in se la ” ragione della sua esistenza”, l’ ente contingente l’ ha di necessita’ in un Ente Necessario, la cui Essenza è il suo stesso Essere. Ma Egli deve essere Trascendente, per la contraddizione che non consente ad un ente immanente di avere in se la ragione dell’ esistere.
(20) Infatti “finito” e “infinito” sono termini fra loro contrari e non già contradditori. La contraddizione rispetto all’ idea del ” finito” è espressa invece dall’ ” indefinito”
Sintesi della 679° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, non tenuta in seguito alla chiusura dell’Ateneo a causa di Coronavirus, preparata nella domenica di Sessagesima (20 febbraio 2022) e postata nel mercoledì delle quattro tempora di Quaresima (9 marzo 2022). Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso). La numero 680 è stata il dibattito web “Donbass frontiera d’Europa, Guerra tra l’Occidente e il Nuovo mondo?”Le conferenze numero 681 e 682 sono in preparazione.




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