ISTRUZIONE

Anticamente era vietato che si celebrasse la Messa nel Sabato Santo e si amministrasse la Santissima Eucaristia ai fedeli. Nel Sabato Santo sebbene i fedeli passassero la giornata esercitandosi in opere pie, non pertanto solo al tramonto del sole si raccoglievano nelle Chiese, ed assistevano alla benedizione del fuoco, del cero, e del fonte battesimale: dopo, detto il Mattutino della solennità della Pasqua, si celebrava la Messa, che aveva principio verso la mezzanotte. Questa consuetudine, che è di apostolica tradizione, fu tenuta fino al 1280; dopo quell’epoca si incominciò ad anticipare l’ora della Messa, e si celebrò all’imbrunire del giorno. Di presente la Messa si canta a mezzodí, ma tanto le orazioni, quanto il prefazio, nei quali si fa cenno della notte, non furono cangiati, affinchè restasse qualche vestigio dell’antica disciplina.

EXULTET

Esulti ormai ch’è tempo, l’angelica Turba de’ Cieli: esultino i divini
Misteri: e per la vittoria di un tanto Re, risuoni la tromba salutare.
Gioisca anche la terra rischiarata da tanta Luce, e dallo splendore
dell’eterno Re illuminata, comprenda di aver perduta la oscurità che teneva
ingombrato il mondo tutto. Si rallegri anche la Madre Chiesa ornata dagli
splendori di tanto Lume: e delle festose acclamazioni dei popoli questa
Reggia risuoni. Per la qual cosa voi circostanti, fratelli carissimi, alla
meravigliosa chiarezza di un sì santo Lume, uniti con me, vi prego,
dell’onnipotente Iddio la misericordia invocate. Affinchè quel Dio, che me,
non pe’ miei meriti, tra il numero dei Leviti si è degnato di annoverare,
del suo lume la chiarezza infondendo, alla lode di questo reo, concorra a
dar compimento. Per i meriti del Signor nostro Gesù Cristo Figliuol suo,
che con Lui vive e regna nell’unità dello Spirito Santo vero Dio.

ANNUNCIO PASQUALE

 Veramente degno e giusto Egli è, che lo invisibile Dio Padre onnipotente,
e il Figlio di Lui Unigenito, Signor nostro Gesù Cristo, con tutto
l’affetto del cuore e della mente, e col ministero della voce abbia a
risuonare. Quegli che per noi all’Eterno Padre soddisfece il debito di
Adamo, e dell’antico delitto la macchia col pio Sangue cancellò. Imperocchè
queste sono le Feste Pasquali, nelle quali quel vero Agnello è ucciso, col
cui Sangue le porte dei fedeli son consacrate. Questa è quella notte, nella
quale anticamente i padri nostri, i figliuoli d’Israele cavati dall’Egitto,
facesti passare pel Mar Rosso con piede asciutto. Questa dunque è quella
notte, che le tenebre dei peccati colla illuminazione della colonna
dissipò. Questa è quella notte, che oggi per tutto il mondo i credenti in
Cristo, segregati dai vizii del secolo e dalla caligine dei peccati,
restituisce alla grazia, associa alla santità. Questa è quella notte, nella
quale, spezzati i vincoli cieila morte, Cristo dal sepolcro, vincitore
risuscitò. Imperocchè, niente ci avrebbe giovato il nascere, se non avesse
avuto da giovarci la Redenzione. O mirabile degnazione della vostra pietà
verso di noi! O inestimabile benevolenza di carità, che, per riscattare il
servo, avete donato ii Figlio! O peccato di Adamo, in certa maniera
necessario, che colla morte di Cristo fu cancellato! O felice colpa, che
meritò di avere un tale e tanto Redentore! O veramente beata notte, che
sola meritò di sapere il tempo e l’ora in cui Cristo dal sepolcro
risuscitò! Questa è quella notte di cui sta scritto: E la notte come il
giorno sarà illuminata: e la notte diverrà luce deliziosa intorno a me. La
santificazione dunque di questa notte mette in fuga le scelleraggini, lava
le colpe, e restituisce l’innocenza ai caduti e ai malinconici
l’allegrezza. Caccia gli odii, la concordia prepara, e umilia gl’imperi.

In grazia dunque di una tal notte, ricevete, o Santo Padre, di questo
incenso il Sacrifizio vespertino, che a Voi in questa oblazione solenne del
Cero, lavoro delle api, la sacrosanta Chiesa presenta per mano de’ vostri
Ministri. Ma già di questa Colonna i pregi conosciamo, che in onore di Dio
un risplendente fuoco accende.

Il qual (fuoco) benchè sia diviso in parti, pure nell’essersi ad altrui
comunicato non soffri detrimento. Imperocchè egli si pasce di liquide cere,
che in nutrimento di questa preziosa lampada la madre ape produsse.

O veramente beata notte, che spogliò gli Egizii, arricchì gli Ebrei: Notte,
in cui alle terrene cose le celesti, alle umane le divine si uniscono.
Preghiamo dunque Voi, o Signore, affinchè questo Cero, in onore del vostra
Nome consacrato, a dissipare la caligine di questa, immancabilmente
perseveri. E in odore di soavità ricevuto, coi supremi luminari si
confonda. Alle sue fiamme la Stella mattutina s’unisca: quella Stella,
dico, che mai tramonta. Cioè, Quegli che uscito dal sepolcro, all’uman
genere sereno risplende. Vi supplichiamo adunque, o Signore, acciocchè noi,
vostri servi, e tutto il Clero, e il divotissimo popolo, insieme col
beatissimo Papa nostro N…. e il Pastore nostro N…. concedendoci la
tranquillità dei tempi in queste allegrezze Pasquali, colla continua vostra
protezione vi degniate di reggere, governare e conservare. Rimirate anche
al de votissimo (se non è coronato si aggiunge eletto) re nostro N…, i
voti dei cui desiderii Voi, o Dio, conoscendo, per ineffabil dono della
vostra pietà e misericordia, donate a lui la tranquillità di una perpetua
pace, e la celeste vittoria unitamente a tutti i suoi popoli. Pel medesimo
Signor nostro Gesù Cristo Figlio vostro, che con Voi vive, e regna
nell’unità dello Spirito Santo vero ma Dio, per tutti i secoli dei secoli.
Così sia.



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