Finalmente disponibile La qualità delle cose destinate a cadere o perire di Alessio “Augusto” Toniolo, con prefazione di Luca Fumagalli e postfazione di Piergiorgio Seveso. Volentieri lo presentiamo ai lettori:
Prefazione di Luca Fumagalli
Scrivere una prefazione per una raccolta di versi, ancorché agile e sintetica, rimane un’operazione dal gusto paradossale. Innanzitutto perché sembra sempre un tradimento nei confronti della poesia (e in particolare di una poesia, come quella di Toniolo, che lavora per grandi sottrazioni, con parole dosate e scortecciate fino al midollo); poi perché il rischio è quello di aggiungere un carico inutile di fronzoli a danno dell’affascinante incontro-scontro tra lettore e testo, un’epifania che può dare i suoi migliori frutti solo quando nasce da un imprevisto, senza scoccianti mediazioni.
Ciononostante mi siano concesse solo un paio di notazioni, a mo’ di appetizer prima del banchetto.
Il titolo della raccolta rimanda a quello che ne è il tema centrale, ovvero il profondo abisso che divide tempo ed eternità, le vane ambizioni terrene da ciò che è immortale, anima inclusa.
Da questo derivano versi stridenti, che fanno del contrasto, delle cromature a volte esasperate la loro ragione d’essere. Tutto (o quasi) appare inacidito e Toniolo ha come bersaglio prediletto il lato belluino dell’uomo, quell’irrazionalità egoistica che fa rima con Inferno. Di tanto in tanto le sue sferzate si fanno particolarmente urticanti ma è giusto che sia così, a rimarcare nettamente la distanza che separa le sue aspirazioni dalla luciferina esaltazione dell’io, cifra dell’epoca presente.
Alla mortificazione della mondanità, dello sterile orizzontalismo esistenziale, si associa, in seconda battuta, la certezza di quella promessa di felicità inesauribile fatta da Dio alle sue creature.
Il giovane autore, qui al suo esordio, in una poesia ricorda inoltre che «l’inchiostro / è il sangue / dell’anima». Difficile, infatti, non scorgere nelle sue liriche quella passione per la letteratura, quel desiderio di raccontarsi che sfocia in un affascinante commistione tra modernità e tradizione, un impasto accattivante – frutto di intuizioni folgoranti ma pure di un sapiente labor limae – che ricorda da vicino le sperimentazioni del primo Ungaretti e che, sono sicuro, non mancherà di incantare più di un lettore.
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