Volentieri offriamo ai lettori un estratto dal IV volume della Storia universale della Chiesa scritta dal Card. Hergenröther (La Chiesa educatrice nella società medievale e l’Impero carolingio). Si può vedere come un’introduzione generale che vale la pena di essere letta.


Un grande svolgimento appare sul volgere del secolo settimo all’ottavo. Il teatro dei grandi avvenimenti si trasporta di mano in mano dall’Oriente verso l’Occidente e il Settentrione: i germani stabiliscono un nuovo impero, ed entrano nella Chiesa: onde la condizione di questa per molti rispetti si va modificando. La Chiesa infatti aveva trovato fra le popolazioni greche e romane una civiltà raffinata, che essa doveva solo nobilitare, purificandola dalla corruzione pagana.

 Ma per le nazioni germaniche e poco di poi per le slave non fu così: essa doveva prima spogliarle della loro selvatichezza, incivilirle e in tutto, come bambine, educarle. Che se per l’innanzi la Chiesa si trovava di fronte uno stato civile ordinato, e una coltura già rigogliosamente fiorita e perfezionata; ora doveva essa aiutare i nuovi stati a formarsi, doveva porre nuove legislazioni, dare vita a una nuova letteratura: doveva aprire la via primieramente all’incivilimento umano; diboscare selve, disseccare paludi, coltivare campi, rendere insomma fecondo fisicamente e moralmente quel terreno, su cui aveva da fondare stati cristiani. L’operosità di lei non era dunque più volta unicamente a purificare e perfezionare era intesa a rinnovare a creare ad allevare quasi dalla culla i popoli.

 Così a mano a mano che la selvatichezza e la barbarie cedevano, tanto più svariata si mostrava l’operosità della Chiesa, e tanto più alto saliva il potere che la Chiesa medesima esercitava nella vita politica. A quello che essa allora operò, noi dobbiamo la nostra moderna civiltà; e questa medesima sparirebbe ben tosto, se rimossa dai fondamenti cristiani si volesse riporre sui fondamenti del gentilesimo.

 La Chiesa sola comprendeva l’alta idea della civilizzazione dei barbari: ella sola era in grado di effettuarla. E come già i dodici Apostoli, animati dallo Spirito divino, recarono il lume della rivelazione al mondo pagano, così anche in questa età sorsero missionari, che sacrificando tutte le loro forze, pronti a dare anche il proprio sangue, portarono ai popoli barbari la civiltà e la luce. Solamente i figli della Chiesa avevano tanto proposito e costanza, tale dottrina ed esperienza matura; solo essi volevano e solo essi potevano sgombrare le tenebre dell’ignoranza tra i barbari. Essi fornirono alla erudizione dell’antichità un asilo ed essi medesimi la coltivarono; essi ancora provvidero ai bisogni spirituali e corporali dei loro protetti, senza temerne le ingratitudini e gli oltraggi; essi protessero i dispregiati e gli oppressi, combatterono la superstizione e i pregiudizi dominanti, e intesero a migliorare i nobili, prodi e bellicosi. Essi contrastarono al traffico degli schiavi, mitigarono e ristrinsero la schiavitù, scemarono le lotte sanguinose, promossero l’incremento della cavalleria e della borghesia, e perfezionarono la legislazione civile. Così di grado in grado la famiglia, le alleanze, le comunità e gli stati, ogni cosa insomma prese come una impronta cristiana.

 La idea del regno cristiano fu abbracciata con ardore; e quasi centro di essa si mostrò l’impero; il quale spento già in Occidente, fino dal 476, fu di nuovo dalla Chiesa restituito e rinnovato, sebbene poi di rado si mantenesse nella primitiva sua purezza. E come più cresceva il predominio della Chiesa e tanto più ingrandiva anche quello del suo centro, cioè del primato del Papa e viceversa. I Papi altresì, per un mirabile nesso di circostanze, ebbero un principato civile, e con ciò assicurata l’indipendenza della loro sede, quantunque minacciata dal frequente battagliare di fazioni. Per opporsi alle ostilità dei longobardi contro Roma essi invocarono la protezione dei carolingi: questi assicurarono Roma a s. Pietro e al Papa suo successore, e posero con ciò il fondamento dello stato ecclesiastico politico del Papato. I Papi quindi si trovarono alla testa della grande famiglia europea; cinti di un’autorità suprema incontrastabile, esaltati e venerati come i difensori del diritto e della giustizia, e per conseguente capaci di rappacificare l’odio nazionale dei popoli, di porre un freno ai particolari interessi, di tenere fronte così alle ribellioni dei sudditi come alla tirannia dei principi, di guidare le comuni imprese, e far in ogni parte rispettare la legge di Dio.

 Lo spirito del Cristianesimo doveva dominare su tutto. Lo Stato era subordinato alla Chiesa come un ordine, superiore; e quindi esso attingeva una forza intima, una vita rigogliosa di sempre nuovo incremento. Religione e libertà erano di tal guisa collegate, ambedue care soprattutto al popolo cristiano, ambedue difese e protette dai Papi e dai vescovi. Per il che, nonostante gli abusi e i trascorsi, che vanno inseparabili dalla umana infermità, i popoli occidentali, sotto la tutela della Chiesa, fiorirono mirabilmente, videro una forte letteratura nazionale svolgersi e progredire, si mantennero liberi dal despotismo asiatico, dalla corruzione morale, dalla rovinosa anarchia, e così dalla Chiesa guidati poggiarono ad un alto grado di civiltà. E ciò si vide aperto nei meravigliosi capolavori di arte, massime in architettura, nelle più importanti opere e istituzioni scientifiche e nominatamente nelle scuole superiori od università. Di più, senza perdere la loro indole nazionale, i popoli si trovarono stretti come in un solo organismo universale, che collegava insieme tutto il mondo e manteneva assai meglio l’equilibrio politico, che non di poi valesse la politica dell’egoismo e del tornaconto, il timore degli avversari, i congressi diplomatici, i trattati internazionali, stabilitisi invece degli antichi principii.

 Ma di fronte a questo ringiovanire dell’Occidente a nuova vita, l’Oriente non porge che un triste spettacolo di decadenza e d’inerzia. Il maomettanismo recava al cristianesimo un potente assalto, gli strappava più della metà dell’impero orientale, e all’altra continuamente minacciava; mentre dai popoli più vigorosi dell’Occidente era con fiero animo ributtato. In Oriente province cristiane già floridissime erano per sempre rapite alla Chiesa; tanto che il cristianesimo vi si poté dire al tutto estirpato. Quindi perniciosi effetti ed errori senza fine: i cristiani, che parlavano greco, divenivano sempre più stranieri ai latini e con ciò erano spinti allo scisma, che di poi sempre si rinnovava. La Chiesa greca perdeva per il dispotismo dello Stato la sua indipendenza e dignità e con essa la forza di contrastare vittoriosamente all’islamismo. Lo spirito di setta vi si diffondeva largamente e la vita religiosa invece veniva ogni di più mancando. Tre circostanze pertanto furono quelle che determinarono il nuovo indirizzo nello svolgimento storico della Chiesa: la separazione della Chiesa greca-bizantina e il suo contegno molto ostile alla Chiesa romana, lo stato di oppressione del Papato di fronte ai longobardi in Italia, e l’alleanza stretta per queste due cagioni tra i Papi e il regno dei franchi.

Così l’Occidente continuò a fiorire splendidamente nella vita religiosa, finché rimase e il principio d’autorità inviolato, e la fede vivace e dominatrice in tutte le classi della società e in tutti gli stati di vita finché la sovranità di Cristo e nelle parole e nei fatti fu riconosciuta e obbedita. Ma quando non fu più così, e lo spirito del mondo insinuò divisioni e partiti, anche l’Occidente cadde da quella sua prima altezza.

 Questo svolgimento pertanto non si effettuò già con un progresso regolarmente crescente. A tempi di florida vita religiosa seguivano altri che segnavano decadimento in molti punti. L’alleanza del Papato col potente impero dei carolingi diede alla Chiesa un valido appoggio per compiere la sua grande missione. Ma il decadimento di quell’impero recò pure alla Chiesa perniciosi effetti. Così l’opera di conversione incominciata fra i popoli settentrionali e orientali d’Europa fece senza dubbio grandi progressi; ma negli antichi stati cristiani si vide un rilassamento della vita religiosa. La condizione della Sede apostolica era uno stato di oppressione: minacciata nella sua libertà, ora dalle potenti fazioni d’Italia, ora dai soprusi degl’imperatori, e spesso condannata ad una quasi totale impotenza. Né meno varie furono le vicende dell’impero di Occidente; il quale sotto gli ultimi carolingi perdette il suo splendore, indi parve divenuto preda di principi guerreggianti; poi rinnovato sotto gli ottoni, risorse potente, e sotto Enrico III raggiunse il colmo di sua grandezza; ma con questa medesima potenza minacciava di rendere a sé interamente soggetta la podestà spirituale della Chiesa.

Mentre il califfato arabo, fiorente ancora sotto Harun Arrascid (786-809), era tutto in scompiglio, l’impero greco poté di nuovo ottenere notabili vantaggi nelle province perdute, riconquistarne alcune e riportare trionfi politici importanti; ma ecclesiasticamente si alienò sempre più dall’Occidente; onde seguì infine la totale separazione della Chiesa orientale dalla occidentale – cioè lo scisma greco, il quale ebbe allora un fondamento dogmatico, e interamente soffocò la libertà religiosa.

 In quasi tutti i paesi occidentali, ordine e disciplina decadevano miseramente; passioni brutali ardevano con furore e trascinavano a rovina molte splendide istituzioni. Ma una salutifera opposizione sorgeva alla riscossa, dapprima nelle quiete celle dei chiostri, e poi nella vita pubblica, in campo sempre più largo ed aperto. Pontefici valorosi, piissimi principi, vescovi esemplari, monaci santi univano i loro sforzi a purgare la Chiesa dalle macchie, che lo spirito del mondo vi aveva sparso, ravvalorare i popoli nella loro vita di fede, e aprire così la via ad un più lieto avvenire. Le lotte pertanto, che al chiudersi di questo periodo incominciano, recano seco la certezza di una splendida vittoria per la Chiesa sopra i nemici interni ed esterni che da così lungo tempo la travagliavano.

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Immagine: Albrecht Altdorfer, Carlo Magno sconfigge gli Avari in un dipinto del 1518 di Albrecht Altdorfer, Public domain, via Wikimedia Commons.