dal Discorso XXXIV per il Sabato della Domenica V dopo Pentecoste del padre Francesco Antonio De Paola (1736-1814), terzo Superiore Generale dei Redentoristi.

Gran beneficio in vero il beneficio della nostra Redenzione! Miseri, che sarebbe stato, e sarebbe di noi, se il Verbo Dio, mosso a compassione delle nostre deplorabili sciagure, nelle quali avvolti ci aveva il nostro Progenitore Adamo, non si fosse per la nostra salvezza, e riscatto offerto alla giustizia divina nostro mallevadore? Saremmo ancora a giacere tra le tenebrose ombre della morte, e del peccato non che a piangere la nostra eterna irreparabile ruina. Se pertanto oggi respi, riamo aura sì bella, fecondati siamo da fiumi di grazie in tanti, e sì varj modi , capaci resi di quella gloria beata, che tiensi da Dio preparata ai suoi figli diletti; se dissipate le tenebre ci troviamo in mezzo ad un chiaro giorno di luce, e di salute, a chi dobbiamo confessarcene altamente obbligati, e tenuti, se non al nostro divinissimo Redentore? Si certamente; perché egli: Redemit nos in sanguine suo.

Ma non saremo ancora tenuti, ed obbligati a Maria? Ah sì; a Maria, a Maria altresì professar dobbiamo l’eterne nostre obbligazioni. E se riconosciamo per nostro Redentore il Figlio, dobbiamo pur riconoscere per nostra Corredentrice la Madre. E come no? Udite, e giustificando un tal titolo ben dovuto a Maria, farò un argomento di ciò assai bello per la vostra pietà e divozione .

Non possono i moderni Eretici soffrire, che sia chiamata nostra Corredentrice Maria; ed hanno ciò in orrore, come un’ esecranda bestemmia contro l’unico nostro mediatore Redentore Gesù Cristo. E come mai, dicono essi, può dirsi Corredentrice una pura creatura, senza distruggere l’economia, e mistero dell’Incarnazione, in cui si crede , e confessa un Dio fatt’Uomo per redimerci? E non era forse sufficiente l’Uomo Dio con la sua passione, e meriti infiniti, a redimerci, mentre nell’opera della redenzione, se gli vuol dare per Corredentrice la Madre? Delirj son questi di menti stravolte, che tatto han perduto colla fede l’uso del retto raziocinio. Non cosi la discorrono i Padri della Chiesa; questi tutti francamente confessano, Maria essere stata causa della nostra salute, e le incoronano la testa del nobile titolo unito alla divina maternità di nostra Corredentrice. Non fu, è verissimo, Maria causa primaria, principale, ed efficiente da se di nostra salute, come non lo fu del nostro riscatto; dovendosi ciò, secondo la fede c’insegna, dire solamente di Gesù Cristo; ma ne fu, ed è ancor verissimo, Maria una causa remota, secondaria, ed accessoria di essa. E questo basta per dirla nostra Corredentrice …

Ed a togliervi su ciò ogni dubbio, che mai restar vi potesse a provare quanto a Maria si convenga un tal titolo, assumo tre fondamentali ragioni. La prima, perché Maria meritò colle sue preghiere, che si accelerasse l’Incarnazione del Verbo, e meritò di esserne la Madre. La seconda, perché spontaneamente prestò il consenso all’Incarnazione del Verbo; e somministrò al Figlio la materia del nostro riscatto. La terza, perché diede il consenso al gran sacrificio, ed ella stessa l’offerì per noi …

Ed in verità, come mai avrebbe potuto l’eterno Verbo redimerci, se preso non avesse corpo, e carne da Maria? Secondo gli eterni decreti, e rigore della giustizia offesa, per operarsi tal redenzione ricercavansi umiliazioni, pene, tormenti, tristezze, sangue, e morte. E come mai ciò prestar potea nella natura divina ricevuta dal Padre? Le umiliazioni importano minorità non solo, ma diversità di natura, non potendo umiliarsi a se stesso, ed a chi non è maggiore, ma a sé eguale. Non avrebbe potuto il Verbo umiliarsi al Padre, di cui avea la stessa natura, ed era non minore, ma al Padre eguale. A quali pene potea egli soggettarsi, a quali tormenti, se era impassibile ? Come morire, se di sua natura immortale? Dové perciò assumere natura minore della divina, corpo mortale, e soggetto a patimenti, ed in quella umiliarsi al Padre, in questo tollerare pene, tormenti, e morte. E tanto fece, assumendo in Maria, e da Maria la natura umana, e corpo passibile, che uniti ipostaticamente alla sua divina natura elevò al merito di dare la condegna soddisfazione richiesta per la nostra redenzione. Maria dunque gli diede come pagare, e sodisfare per noi. E non daremo quindi a questa Madre il titolo per ogni verso dovutole di nostra Corredentrice? …

E la nobile conseguenza delle addotte ragioni è questa; che se il Figlio è stato il nostro Redentore, la Madre ben dir si può, e si deve dire nostra Corredentrice; il Figlio come causa primaria, e principale, la Madre come causa secondaria, ed accidentale …

A voi, o Madre , vogliamo sempre ricorrere; perché ci siate ne’ dubbj il nostro chiaro lume, nelle angustie il nostro conforto, e sollievo, nelle tentazioni e pericoli il nostro rifugio, e la nostra sicura salvezza. Oh Maria! pregate, pregate sempre il vostro Figlio per noi, non ve ne dimenticate mai, e siam sicuri di salvarci per la passione, e meriti del vostro Figlio Gesù nostro Redentore, e per l’efficacia delle vostre preghiere, o nostra Corredentrice.

da Grandezze di Maria, tomo V, Foligno, Tipografia Tommasini, 1840, pp. 174-185.



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