di Massimo Micaletti
“Ci salveranno le vecchie zie?”, scrivevano Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro nel 2012, con un prudenziale punto interrogativo. Il libro va letto perché fotografa un momento della cultura cattolica e, più in generale, “conservatrice” (brr… che parola pericolosa…) italiana, e non solo, che, pur risalente a un solo decennio fa, sembra distante secoli e secoli. Ratzinger era sul Trono di Pietro e una serie di intellettuali di maggiore o minor spessore e penna più o meno felice infoltiva le schiere dei cosiddetti “neocon” o, in certi casi, “teocon”. E’ tutto finito: delle “vecchie zie” non resta nulla. Molte “zie” sono vive, per carità, ma il loro pensiero è sbiadito quando non radicalmente mutato perché quel già poco profondo – seppur tumultuoso – acquitrino in cui si agitavano è stato fatalmente prosciugato dall’effetto serra di un buon decennio di liberalismo a reti unificate, con radiazioni sempre più intense e soffocanti diffuse anche da chi avrebbe dovuto portar acqua a quel laghetto, ossia fin troppi religiosi cattolici.
Allora, chi ci salverà oggi? Elon Musk che compra Twitter?
No, Uno solo ci ha salvato e ci salverà sempre ed è morto e risorto per questo.
Musk – come altri assimilati – è un liberal anche più di coloro che finora hanno messo alle corde un pensiero conservatore che ha il fiato sempre più corto: nel suo promettere libertà di parola non ci sta dicendo che finiranno le bestemmie sui social, ci sta dicendo, all’opposto, che si potrà bestemmiare quanto e quando si vorrà, ma, nel profilo accanto, si potrà pregare in latino. E’ una reazione del tutto comprensibile al totalitarismo progressista: se c’è stata una convergenza tra liberali e progressisti (e per molti versi c’è ancora), ebbene il caso Trump, la gestione mediatica del covid e, da ultimo, delle vicende ucraine hanno determinato una parziale scollamento tra le due agende dominanti. Questo scollamento è stato favorito, da un lato, dal fatto che la grande finanza e le entità sovrastatuali (come l’Unione europea) hanno trovato e trovano maggior convenienza nell’approccio a senso unico proprio del progressismo più recente rispetto a quello, più caotico e perciò difficilmente gestibile da soggetti di mediocre formazione politica e culturale, dell’area liberale; è stato favorito, dall’altro, dal dato oggettivo che sempre più persone assumono posizione apertamente critica verso questo approccio e lo fanno disertando mercati e servizi che a questo approccio sono riconducibili (pensiamo al crollo di Netflix o altre vicende analoghe[1]). Si aprono quindi praterie per chi voglia far soldi proprio discostandosi dalla linea woke offrendo a questi consumatori prodotti e servizi più in linea con le loro idee.
L’una e l’altra agenda, però, poco hanno di conservatore e nulla di cattolico: Musk non vuole salvarci, vuol far soldi e salvare le proprie idee. Che non sono le nostre[2].
Musk promette dunque un Twitter più libero ma intende in realtà un Twitter più liberal: nella visione liberal tutte le verità sono uguali, perciò non esiste alcuna Verità, esistono al più il buon senso o le misurazioni scientifiche; ma se non esiste la Verità, non esiste neppure la libertà. La libertà viene ridotta a un criterio di composizione tra comportamenti sostenibili, e pazienza se c’è chi quel criterio non lo accetta: la libertà liberal vuole i bestemmiatori e i fedeli fianco a fianco, l’aborto e la cura della maternità fianco a fianco, l’adozione e la fecondazione artificiale l’una accanto all’altra. C’è spazio per tutti, insomma, meno che per la Verità.
Il fenomeno è comunque interessante perché, se da un lato il Nostro intende far profitti con un Twitter più liberal – non più libero, appunto – quindi vuole in definitiva usare (anche) i conservatori o quel po’ di ragionevole che è fatalmente rimasto nella gran parte delle persone, dall’altro siamo noi che possiamo usare lui, sfruttando gli spazi che per sua convenienza ci può dare e, soprattutto, osservando come si evolverà il suo approccio rispetto a quello totalitarista woke.
Tutti di corsa su Twitter quindi? Niente affatto, non è di questo che si tratta, tantomeno di legittimare l’impostazione di Musk: si tratta piuttosto di verificare se e come la sua scelta possa rivelarsi vincente e di cogliere gli spazi che il contesto attuale ci offre. Vivere e comunicare in un mondo in cui rischi la galera (non il ban, la galera) se dici che un bambino ha bisogno di un padre e una madre, o che l’utero in affitto è un crimine, non è buona cosa e non lo è nemmeno per coloro che appoggiano queste idee. Anche se non se ne accorgono.
[1] https://www.radiospada.org/2019/08/la-propaganda-lgbt-e-il-business-quando-larcobaleno-non-paga/
[2] Sul tema, da leggere il libro di Martino Mora “Abbattere gli idoli contemporanei. Non moriremo liberal”. Qui seguito l’intervista dell’autore https://www.radiospada.org/2019/07/abbattiamo-gli-idoli-liberal-intervista-a-tutto-campo-con-martino-mora/
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