Un piccolo florilegio sul tema di ciò che conta veramente per essere realizzati e felici, tratto dalle meravigliose pagine di dom Columba Marmion in Cristo vita dell’anima. Conferenze spirituali (best-seller che potete acquistare sul nostro ecommerce e in tutte le librerie fisiche e virtuali). Queste e simili letture possono considerarsi un complemento al piccolo percorso che stiamo compiendo sul tema degli Esercizi Spirituali (qui la prima puntata).
Più… c’è in noi dipendenza d’amore verso Dio, di conformità della nostra libera volontà al nostro fine primario (che è la manifestazione della gloria divina), più noi aderiamo a Dio. Questo può effettuarsi soltanto col distacco da tutto ciò che non è Dio. Più… questa dipendenza, questa conformità, questa adesione, questo distacco sono fermi e stabili, più la nostra santità è elevata. […]
Guardate il minerale. Non vive: non ha in sé il principio interiore che è sorgente di attività. Il minerale possiede una partecipazione dell’essere, con certe proprietà, ma la sua maniera di essere è di molto inferiore. Ecco la pianta: essa vive, muove sé stessa armoniosamente in modo costante, obbedendo a leggi fisse, verso la perfezione del proprio essere; ma questa vita è al più basso gradino, poiché la pianta è sprovvista di conoscenza. La vita dell’animale, benché superiore a quella della pianta, si limita tuttavia alla sensibilità e all’istinto. Con l’uomo, noi saliamo in una sfera più elevata. La ragione e la volontà libera caratterizzano la vita propria dell’essere umano; ma anche l’uomo è materia. Al disopra di lui c’è l’angelo, puro spirito, la cui vita segna, nel dominio della creazione, il grado più elevato.
La vita divina oltrepassa infinitamente tutte queste vite create, ricevute in partecipazione; vita increata, vita assolutamente trascendente, al disopra delle forze di ogni creatura, vita necessaria, sussistente in se stessa. Intelligenza senza limite, Dio afferra, con un atto eterno di intellezione, l’infinito e tutti gli esseri il cui prototipo si trova in lui. […] Dio ama divinamente; egli dà sé stesso. Noi siamo chiamati a ricevere, in una misura ineffabile, questa comunicazione divina; Dio pretende darsi a noi non soltanto come bellezza suprema, oggetto di contemplazione; ma unirsi a noi, per essere, per quanto è possibile, una cosa sola con noi. […]
La grazia ci rende partecipi della natura di Dio, in un modo di cui il limite ci sfugge. Per la grazia noi siamo elevati al di sopra della nostra natura; diventiamo in qualche modo degli dei. Noi non diventiamo uguali, ma simili a Dio; perciò Nostro Signore diceva ai Giudei: «Non è forse scritto nei vostri libri sacri: io ho detto: Ecco, voi siete degli dei?» […] La nostra partecipazione a questa vita divina si effettua per mezzo della grazia – in virtù della quale Dio conosce sé stesso – di amare Dio come Dio si ama, di godere Dio come Dio è pieno della propria beatitudine; e così di vivere della vita di Dio stesso.
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