Dal Catechismo ad uso dei parroci, pubblicato dal Papa S. Pio V per Decreto del Concilio di Trento

  1. Cause dell’Ascensione

Bisognerà spiegare con cura per qual motivo Cristo S. N. è asceso al cielo.
Innanzi tutto perché al suo corpo, ornato nella resurrezione dalla gloria dell’immortalità, conveniva non già il soggiorno di questa oscura abitazione terrena, ma l’altissimo e splendido domicilio del cielo. E ciò non solo per insediarsi nel soglio regale di gloria, acquistato col sangue, ma anche per curare la nostra salvezza.
Secondo, per mostrar di fatto che il suo regno non è di questo mondo (Jn 18,36). I regni del mondo sono terreni e labili; si basano sulla copia delle ricchezze e la potenza del braccio; invece il regno di Cristo non è terreno, quale se l’aspettavano i Giudei, ma spirituale ed eterno. Cristo stesso ha mostrato che sono spirituali i suoi beni e tesori, collocando in cielo la sua sede, dove sono da stimarsi più ricchi e più forniti di beni quelli che con più diligenza cercano le cose di Dio. San Giacomo infatti attesta che Dio ha eletti i poveri in questo mondo, ricchi di fede ed eredi del regno, promesso da Dio a coloro che lo amano (Gc 2,5).
Terzo, perché con lo spirito e con il desiderio lo seguissimo nella sua ascensione. Come infatti con la sua morte e risurrezione ci aveva lasciato un modello di morte e risurrezione spirituale, cosi con l’ascensione c’insegna a levarci col pensiero nel cielo, pur restando sulla terra, confessando che noi siamo quaggiù ospiti e pellegrini in cerca della patria (He 11,13), ma già concittadini dei santi e familiari di Dio (Ep 2,19); giacché, come dice ancora il medesimo Apostolo: La nostra patria è nei cieli (Ph 3,20).

  1. Benefici dell’Ascensione

Il profeta David molto tempo prima, secondo l’Apostolo, aveva cantato l’efficacia e grandezza dei beni ineffabili, che la benignità di Dio ha effuso in noi: Asceso in alto, ne meno schiava la schiavitù; distribuì doni agli uomini (Ps 57,19 Ep 4,8). Il decimo giorno infatti (dopo l’ascensione) mando lo Spirito santo, la cui feconda virtù riempi tutta la moltitudine presente di fedeli, attuando la magnifica promessa: E meglio per voi che io me ne vada; perché se io non vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando sarò andato, ve lo manderò (Jn 16,7). Ascese al cielo, secondo il detto dell’Apostolo, anche per comparire dinanzi a Dio a nostro vantaggio e fungere da nostro avvocato presso il Padre (He 9,24). Figliuoli miei, dice san Giovanni, scrivo a voi queste cose affinché non pecchiate; ma se alcuno avrà peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto; egli è propiziazione per i nostri peccati (1Jn 2,1). Né v’è certo fonte alcuna, da cui i fedeli abbiano ad attingere maggiore letizia e giocondità di animo, quanto dal saper costituito patrono della nostra causa e intercessore della nostra salvezza N. S. Gesù Cristo, che gode presso l’eterno Padre di somma grazia ed autorità. Finalmente Cristo ci ha preparato nel cielo un posto, come aveva promesso (Jn 14,2); e, a nome di noi tutti, egli come capo, è venuto in possesso della gloria celeste. Entrando nel cielo ci ha aperto le porte, che il peccato di Adamo aveva chiuse, e ci ha spianato la via per arrivare alla beatitudine celeste, come aveva predetto ai discepoli nell’ultima cena. Appunto per mostrarlo apertamente col fatto, introdusse con sé nella casa della beatitudine eterna le anime dei buoni, che aveva strappate dagli inferi. A questa mirabile copia di doni celesti è seguita una salutare serie di vantaggi. Innanzi tutto si è molto accresciuto il merito della nostra fede. Infatti la fede si riferisce alle cose invisibili e remote dalla ragione e dall’intelligenza dell’uomo. Ora, se il Signore non si fosse allontanato da noi, il merito della nostra fede rimarrebbe diminuito, poiché Cristo stesso chiama beati quelli che non hanno veduto ed hanno creduto (Jn 20,29).
Secondo, l’ascensione di Cristo al cielo è adattissima a confermare nei nostri cuori la speranza, poiché come professiamo che Cristo uomo è asceso al cielo e ha collocato la natura umana alla destra del Padre, cosi vivamente speriamo di ascendere colà anche noi sue membra, per ivi ricongiungerci col nostro Capo. Il Signore medesimo lo ha attestato con le parole: Padre, io voglio che quelli i quali mi hai dato siano essi pure con me, dove sono io (Jn 17,24).
Terzo notevolissimo beneficio da noi conseguito si è l’aver rapito verso il cielo il nostro amore, infiammandoci di ardore divino. E stato detto con somma verità che il nostro cuore è là dov’è il nostro tesoro (Mt 6,21). Certo, se Cristo S. N. dimorasse qui in terra, tutta la nostra mente sarebbe intenta nella visione e nella familiarità di lui uomo; lo ammireremmo solo come l’uomo, che ci ha tanto beneficato e lo ameremmo di un amore terreno. Invece salendo al cielo egli ha reso spirituale il nostro amore, e ha fatto si che veneriamo ed amiamo come Dio Colui, che ora pensiamo assente. Ciò s’intende meglio, sia con l’esempio degli apostoli, i quali finché il Signore fu presente, sembravano giudicarlo con criteri umani; sia con la parola stessa del Signore che disse: E meglio per voi che me ne vada. Infatti l’amore imperfetto con cui amavano Cristo presente, doveva perfezionarsi con l’amore divino, mediante la discesa dello Spirito santo; perciò aggiunse subito: Se io non vado, non verrà a voi il Consolatore (Jn 16,7).
Quarto, dopo l’ascensione il Signore ha ampliato la sua dimora terrena, cioè la Chiesa, che è governata sotto la virtù e la guida dello Spirito santo. Ad essa lascio, come Pastore universale tra gli uomini e come supremo gerarca, Pietro principe degli apostoli; altri costituì apostoli, altri profeti, evangelisti, pastori e dottori (Ep 4,11). Sedendo ora alla destra del Padre, distribuisce sempre a questi e a quelli doni diversi; perché, attesta l’Apostolo, a ciascuno di noi è data la grazia secondo la misura del dono di Cristo (Ep 4,7).
Da ultimo, quel che abbiamo insegnato sopra sul mistero della morte e resurrezione, devono i fedeli pensarlo anche dell’ascensione. Perché sebbene noi dobbiamo la nostra salute e redenzione alla passione di Cristo il quale con i suoi meriti ha aperto ai giusti la via dal cielo, tuttavia la sua ascensione non ci è proposta solo come un modello, che ci insegna a guardare in alto e ad ascendere in cielo con lo spirito, ma ci ha pure procacciato la forza divina per farlo.



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Fonte: maranatha.it
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