Papa Francesco, seppur disgraziatamente fiaccato nel corpo, non perde punto vigoria quanto allo spirito. Ricevendo oggi il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, nel 60esimo anniversario della fondazione, si è espresso con la consueta delicatezza circa i cultori dei sacri riti nelle loro forme precedenti il Vaticano II.
«Vorrei sottolineare il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico, di andare indietro a forme, alle formalità più che alla realtà, che oggi vediamo in questi movimenti un po’ che cercano di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II: la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia».
«Quando la vita liturgica è un po’ bandiera di divisione, c’è l’odore del diavolo lì dentro, subito. L’ingannatore. Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia per questioni che non sono essenziali, anzi: per questioni superate e per prendere posizione, dalla liturgia, con ideologie che dividono la Chiesa. Il Vangelo e la Tradizione della Chiesa ci chiamano ad essere saldamente uniti sull’essenziale, e a condividere le legittime differenze nell’armonia dello Spirito».
«Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione. E si usa la liturgia, per questo».
Meditino bene coloro che si baloccano con indulti concessi a mezza bocca. La messa di San Pio V va bene ai modernisti solo se si afferma che essa non ha un senso; va bene solo che non le si riconosce il FATTO di essere l’affermazione attraverso riti millenari di quel dogma eucaristico occultato se non negato dalla messa nuova, da quella liturgia espressione del Vaticano II (e dei suoi errori ed eresie) che, per usare un’espressione di Bergoglio «ci apre anche al dialogo, all’incontro, allo spirito ecumenico, all’accoglienza».













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fonte vaticannews.va
fonte immagine ansa.it
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