da fsspx.news

Un’équipe dell’Istituto di Cristallografia di Bari (Italia), con il supporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, guidato da Liberato De Caro, ha pubblicato un nuovo studio sulla datazione della Sindone di Torino che porta a una datazione di 2000 anni della reliquia.

L’articolo intitolato X-Ray Dating of a Turin Shroud’s Linen Sample (Datazione a raggi X di un campione della Sindone di Torino) è stato pubblicato sulla rivista Heritage l’11 aprile 2022. Il metodo utilizzato è quello della “diffrazione dei raggi X ad angolo ampio” o WAXS, secondo l’abbreviazione inglese.

La tecnica si basa sullo studio dell’invecchiamento naturale della cellulosa che può essere misurato con la tecnica suddetta. Lo spiega in dettaglio il Dott. De Caro durante una lunga intervista concessa al Registro Nazionale Cattolico (NCR) il 19 aprile.

Un nuovo metodo di datazione
La nuova tecnica è stata messa a punto. Viene utilizzata per datare campioni prelevati da tessuti di lino. Si basa sull’osservazione della rottura progressiva delle catene cellulosiche, sotto l’effetto combinato di vari fattori. Infatti, l’invecchiamento naturale dipende essenzialmente dalla temperatura ambiente e dall’umidità relativa.

Il metodo misura l’invecchiamento naturale della cellulosa di lino e poi lo converte nel tempo trascorso dalla produzione. Viene eseguita con la tecnica WAXS, che è stata inizialmente testata su campioni di lino già datati.

Questa tecnica permette di lavorare su campioni molto piccoli, che, a differenza di quanto accade nella datazione al carbonio-14, non vengono distrutti dall’esperimento, che può quindi essere ripetuto.

Applicazione alla Sindone
Secondo l’abstract dell’articolo, “il metodo della datazione è stato applicato ad un campione della Sindone di Torino, costituito da un filo prelevato in prossimità dell’area 1988/radiocarbonio – corrispondente all’area dei piedi dell’immagine frontale, in prossimità del campione detto di Raes.

“La dimensione del campione di filo era di circa 0,5 mm × 1 mm. I profili dei dati erano pienamente compatibili con analoghe misurazioni ottenute su un campione di lino la cui datazione, secondo i documenti storici, è 55-74 d.C., rinvenuto a Masada (Israele)” [celebre fortezza di Erode costruita su un substrato calcareo a strapiombo sul Mar Morto].

“Il grado di invecchiamento naturale della cellulosa che compone il lino nel campione studiato, ottenuto mediante analisi ai raggi X, ha mostrato che il tessuto è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988.”

“I risultati sperimentali sono compatibili con l’ipotesi che la Sindone sia una reliquia di 2000 anni, come ipotizzato dalla tradizione cristiana, a condizione che sia stata mantenuta a livelli adeguati di temperatura media secolare (…) per 13 secoli di storia sconosciuta, oltre ai sette secoli di storia conosciuta in Europa.”

“Affinché il risultato attuale fosse compatibile con quello del test al radiocarbonio del 1988, il tessuto avrebbe dovuto essere conservato per i suoi ipotetici sette secoli di vita ad una temperatura ambiente secolare molto vicina ai valori massimi registrati sulla terra.”

L’articolo è stato pubblicato dopo la valutazione di tre esperti indipendenti e dell’editore della rivista. L’articolo è presentato sul sito del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Rimarrebbe probabilmente da valutare l’impatto dei due incendi che hanno interessato la reliquia, e soprattutto quello di Chambéry durante il quale gocce di argento fuso sono cadute sul tessuto.

Risultati da confermare
Nell’intervista a NCR, il ricercatore italiano resta cauto, soprattutto sulla discrepanza con la datazione al carbonio 14. Inizia sottolineando che, per essere attendibile, quest’ultima deve effettuare una pulizia molto attenta del tessuto, perché i materiali si sono depositati nei secoli nella trama possono distorcere i risultati.

Il Dott. De Caro propone quindi di effettuare una serie di misurazioni WAXS, effettuate da diversi laboratori, su campioni prelevati da vari luoghi della Sindone. Questi campioni possono essere molto piccoli, al massimo millimetrici.

Il ricercatore si è quindi rivolto al Vaticano, proprietario della reliquia, e all’arcidiocesi di Torino, che ne cura la conservazione, per autorizzare l’attuazione di un protocollo di analisi. Data la natura non distruttiva della tecnica, sarebbe senza dubbio auspicabile effettuare questa nuova datazione.


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