Dalla Vita di San Luigi Gonzaga scritta dal p. Virgilio Cepari della Compagnia di Gesù estraiamo una lettera che il Cardinale Roberto Bellarmino scrisse all’autore e confratello sulla santità di colui del quale era stato direttore spirituale.

Molto Reverendo Padre mio,

Di buona voglia soddisferò a quanto V. R. mi ricerca, parendomi che appartenga alla gloria di Dio Nostro Signore, che si sappiano i doni concessi da Sua Divina Maestà a’ servi suoi.
Io ho confessato lungo tempo il nostro dolcissimo e santissimo fratello Luigi Gonzaga, ed anco una volta l’ho confessato generalmente di tutta la vita, e mi serviva alla messa e praticava volontieri con me, trattando delle cose di Dio. Dalle predette confessioni, e dalla conversazione parmi con ogni verità potere affermare le cose seguenti.
Prima che non abbia mai fatto peccato mortale, e questo lo tengo per certo al tempo dalli 7 anni fino alla morte, ma quanto alli primi anni (ne’ quali non visse con quella cognizione di Dio, colla quale visse poi) lo tengo per conghiettura, perché non è verisimile che nella infanzia peccasse mortalmente; massime essendo preordinato da Dio a tanta purità.
Secondo, che dal settimo anno di sua vita, nel quale (come esso mi diceva) si convertì dal mondo a Dio, abbia vissuto vita perfetta.
Terzo, che non abbia mai sentito stimolo carnale.
Quarto, che nella orazione e contemplazione (nella quale per lo più stava inginocchiato in terra senza appoggiarsi) per ordinario non abbia patito distrazione.
Quinto, che sia stato uno specchio di ubbidienza, umiltà, mortificazione, astinenza , prudenza, divozione e purità.
Negli ultimi giorni di sua vita ebbe una notte tanto eccessiva consolazione nel rappresentargli la gloria de’ beati, che pensava fosse durata meno di un quarto d’ora, essendo però durata quasi tutta la notte.
Nell’istesso tempo essendo morto il p. Lodovico Corbinelli, e dimandandogli io quello che esso credeva di quell’anima, rispose con gran sicurezza queste parole:
È passata solo pel purgatorio. E considerando io la natura sua, ch’era considerato soprammodo nel parlare, e riservato in affermare le cose dubbie, tenni per certo, che l’ avesse saputo per divina rivelazione: ma non volsi andare più oltre, per non gli dare occasione di vanagloria.
Molte altre cose potrei dire, le quali taccio, perché non mi assicuro di ricordarmene bene.
In somma ritengo, che andasse dritto alla gloria beata, ed ho sempre avuto scrupolo di pregare Dio per quell’anima parendomi di fare ingiuria alla grazia di Dio, che in essa ho conosciuta. Per lo contrario non ho mai avuto scrupolo di raccomandarmi alle sue orazioni, nelle quali molto confido.
La Riverenza Vostra preghi per me.

Dalle stanze di Palazzo li 17 ottobre 1601.

Di V. R.

Fratello in Cristo affezionatissimo
Roberto card. Bellarmino



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