Ovviamente – e questo vale per personaggi trattati tanto nei vari articoli quanto nei libri – il giudizio complessivo su figure di spicco della letteratura, ora eccentriche, ora controverse, deve tenere come supremo criterio quello della Dottrina Cattolica: salvare il buono, rigettare il cattivo, usare prudenza per tutto [RS]

di Luca Fumagalli

Prima di iniziare, per i cultori delle belle lettere si segnala il saggio delle Edizioni Radio Spada “Dio strabenedica gli inglesi. Note per una storia della letteratura cattolica britannica tra XIX e XX secolo”. Link all’acquisto.

Nella Scozia del XX secolo, George Friel è stato, insieme a Muriel Spark e George Mackay Brown, uno dei più grandi autori di racconti brevi, e il suo Mr Alfred M.A. (1972) ha avuto addirittura l’onore di essere inserito in una speciale classifica dedicata ai 100 migliori romanzi scozzesi di sempre. Penna acuta e incline all’umorismo, Friel ha firmato opere che ben inquadrano le implicazioni connesse alla libertà umana, dando spazio sia a orizzonti di dannazione che di redenzione. Ciononostante in pochi si ricordano di lui: il suo nome solo di rado viene menzionato nelle storie della letteratura scozzese, trovando pochissimo spazio pure tra gli studi dedicati, più specificatamente, alla narrativa cattolica.

Lo scrittore, nato nel 1910, trascorse tutta l’infanzia in un minuscolo appartamento di Maryhill Road, a Glasgow, dove il padre, originario della Contea di Donegal, si era trasferito nel 1879. Ciò spiega come mai la sua produzione letteraria sia popolata da irlandesi che tirano a campare alla bell’e meglio in squallide periferie. I giochi di parole, il gusto per il dialetto di Glasgow, il brio e la divertita descrizione della microcriminalità urbana gli derivavano invece dall’amore per Joyce, un sentimento che trova compiuta espressione nei suoi romanzi più noti – oltre a Mr Alfred M.A., The Boy Who Wanted Peace (1964) e Grace and Miss Partridge (1969), ripubblicati nel 1999 in un unico volume intitolato The Glasgow Trilogy – e nei racconti del postumo A Friend of Humanity and Other Stories (1992).

Il volume unico con i tre migliori romanzi di Friel

Friel, che condusse un’esistenza piuttosto ritirata, studiò dapprima alla St. Mungo’s Academy e poi all’Università di Glasgow (fu l’unico dei suoi sei fratelli a laurearsi). Nel 1939 si sposò e con la moglie, Isobel, prese la decisione di trasferirsi nel sobborgo di Bishopsbriggs dove visse fino alla fine dei suoi giorni. Allo scoppio della guerra prestò servizio militare per un breve periodo dopodiché, una volta tornata la pace, continuò a dedicarsi all’insegnamento, una professione che col tempo arrivò a detestare, pur rimanendo sempre sinceramente appassionato all’educazione della gioventù. Prima di andare in pensione, all’inizio degli anni Settanta, la sua carriera raggiunse il culmine quando venne nominato vicedirettore di una scuola elementare. Morì di cancro nel 1975.

Sebbene fosse nato e cresciuto in una famiglia cattolica, in storie come “A Marriage” e “Father Twomey’s Friday Night Dance”, emerge a volte un atteggiamento critico nei confronti della Chiesa e dei sacerdoti, questi ultimi accusati di essere un po’ troppo inflessibili davanti alla fragilità degli uomini.

La raccolta dei racconti dello scrittore scozzese

Al contrario, più che i limiti dei preti, è la scarsa disposizione delle persone alla carità a essere il soggetto di uno dei racconti migliori di Friel, “A Couple of Old Bigots”, un ottimo esempio del suo stile graffiante e al contempo delicatissimo. Protagonisti della vicenda sono una coppia di amici minatori, l’ateo Geddes e il cattolico Rooney, i quali si ritrovano ogni volta a discutere di religione. Col tempo, però, l’astio tra i due cresce a tal punto da mettere in secondo piano l’affetto, tanto che quando Rooney muore, Geddes si trascina al suo funerale solo a prezzo di una grande fatica. Contro ogni previsione è proprio in quel momento, dopo aver assistito a una liturgia per lui priva di qualsiasi significato, che Geddes trova in sé la forza per una riconciliazione postuma e per avvicinarsi per la prima volta a Dio con cuore sgombro da pregiudizi.

Purtroppo in Italia, al di là di qualche lavoro d’ambito accademico, su Friel non è mai stato scritto nulla e nessuno dei suoi romanzi o racconti è masi stato tradotto. Perciò ancora si attende qualcuno che riveli anche ai lettori della Penisola il talento immenso di un autore d’eccezione.  


Fonte dell’articolo: L. BICKET, George Mackay Brown and the Scottish Catholic Imagination, Edinburgh University Press, Edimburgo, 2019.



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