Dall’Esposizione di san Giovanni Crisostomo sulla Lettera ai Romani
Sermone 32 sull’esortazione morale

Pregandoci l’Apostolo Paolo la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, sorgente di tutti i beni, resta che noi ci mostriamo degni d’un tal patrocinio, non solo ascoltando qui la voce di Paolo, ma ancora meritando di vedere là in alto, quando ci andremo, l’atleta di Cristo. Anzi, se l’ascolteremo qua, lo vedremo certamente là, benché non gli staremo vicino; però lo vedremo risplendente presso il trono reale, dove i Cherubini glorificano Dio, dove volano i Serafini. Là noi vedremo Paolo occupare con Pietro il posto di principe e duce del coro dei Santi, e godremo della sua fraterna carità.

Difatti, s’egli quando era quaggiù, amava gli uomini, così che, pur bramando d’esser disciolto per esser con Cristo, scelse tuttavia di restare quaggiù; molto più colassù ci mostrerà una carità più ardente. Ecco anche perché io amo Roma, sebbene possa lodarla per altri rispetti, cioè per la sua grandezza, antichità, bellezza, potenza, per le sue ricchezze e imprese guerresche. Ma, lasciando da parte tutto questo, io la chiamo beata perché Paolo, quando viveva, amò tanto i suoi abitanti, li istruì colla sua voce, e finalmente finì in mezzo a loro la sua vita. Ed essi ora ne posseggono il sacro corpo. Ed ecco ciò che ha reso celebre questa città sopra ogni altra cosa; e come un grande e robusto corpo essa ha due occhi fulgenti, i corpi cioè di questi due Santi.

Non così risplende il cielo quando il sole manda i suoi raggi, come la città dei Romani con questi due fulgori che spandono luce per tutto il mondo. Di là sarà tratto Paolo, di là sarà tratto Pietro. Pensate e sbigottite, quale spettacolo sarà per Roma; vedere cioè d’un tratto risorgere da quel monumento Paolo con Pietro per esser portati in alto incontro al Signore. Che rosa Roma non presenterà a Cristo! di quale doppia corona non è ornata questa città! di quali auree catene non è essa cinta! quali fonti ella non possiede! Per questo dunque ammiro questa città, non già per l’abbondanza del suo oro, né per le sue colonne, né per qualunque altra bellezza materiale, sibbene per queste due colonne della Chiesa. Chi mi darà ora di stringermi intorno al corpo di Paolo, di appiccicarmi al suo sepolcro, di vedere la polvere di quel corpo in cui egli compiva quanto ancora mancava alla passione di Cristo, portandone le stimmate, spargendone dappertutto, come una semente, la predicazione del Vangelo?



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