di Luca Fumagalli

«Per la Scozia io canto,

la nazione rovinata da Knox,

che il poeta e il santo

devono ricostruire con la loro passione»

(George Mackay Brown, Prologue)

Continua la rubrica dedicata alla presentazione e al commento dei migliori racconti di George Mackay Brown, tra gli scrittori più significativi del cattolicesimo scozzese del XX secolo. Originario delle isole Orcadi, Brown fu poeta, romanziere, saggista e drammaturgo, capace di coniugare nei suoi lavori l’amore per le piccole patrie con l’universalità del messaggio cristiano.

Per una nota introduttiva sulla figura di George Mackay Brown e sulla sua opera si segnalano i seguenti articoli:

Il bardo delle Orcadi: le opere e i giorni di George Mackay Brown

«Una bellezza e una verità senza prezzo»: la conversione di George Mackay Brown

Un canto per le Orcadi: sfogliando l’autobiografia di George Mackay Brown

Due articoli dedicati ad altrettanti racconti di Brown sono già apparsi fuori rubrica:    

“The Tarn and the Rosary” e “Winter Tale”

Per le precedenti puntate della rubrica:

“The Story of Jorkel Hayforks” / “Witch” / “Master Halcrow, Priest” / “Five Green Waves” / “A Treading of Grapes” / “The Wireless Set / A Time to Keep / “The Bright Spade” / “Celia” / “The Eye of the Hurricane” / “Icarus” / “A Calendar of Love” / “Sealskin” / “The Cinquefoil” / “The Drowned Rose”

Prima di iniziare, per chi fosse interessato ad approfondire la figura di Brown e quella di molti altri scrittori del cattolicesimo britannico, si segnala il saggio delle Edizioni Radio Spada “Dio strabenedica gli inglesi. Note per una storia della letteratura cattolica britannica tra XIX e XX secolo”. Link all’acquisto.

Per quanto “The Seven Poets” sia molto breve, non più di una manciata di pagine, è uno dei racconti più densi di Brown, in cui vengono trattati diversi temi cardine della sua poetica (il comunitarismo, la critica al progresso, il valore della letteratura…). Ciononostante si tratta di una narrazione a volte difficilmente decifrabile, resa ancora più oscura dall’eccentrico contesto post-apocalittico e da un’ambientazione che, almeno per una volta, non ha nulla a che fare con le isole Orcadi. Il racconto fa parte della raccolta The Sun’s Net (1976), la quarta firmata dall’autore scozzese, la quale deve il titolo proprio al verso di una poesia citata all’interno della storia, che raffigura la fine improvvisa dell’inverno: «Saremo catturati come due pesci nella rete del sole».

La vicenda si apre con una descrizione del mutato contesto mondiale: l’inseguimento ossessivo del progresso ha portato a una guerra devastante che, «nella sofferenza, nell’orrore e nell’indigenza», ha almeno avuto il merito di rendere gli uomini più solidali tra loro. I sopravvissuti vivono lontano dalle vecchie città – ora in rovina – in piccoli villaggi autosufficienti da cui è bandito ogni tipo d’arma. Per gestire efficacemente le riserve di cibo a disposizione, il numero degli abitanti non deve mai superare le 250 unità; eventuali persone in eccesso sono allontanate con l’incarico di formare altre comunità. L’economia è tornata a basarsi prevalentemente sull’agricoltura, l’allevamento, la caccia e la pesca, rinnovando così quel «sacro vincolo» che è sempre esistito tra l’uomo e gli animali, come cavalli, pecore e pesci.

Vi sono però delle persone, chiamate “girovaghi”, che non appartengono ad alcuna comunità e hanno la libertà di muoversi a piacimento in ogni luogo. Il narratore di “The Seven Poets” è stato uno di loro per tutta la vita e ha visitato oltre cinquemila villaggi, trovando ogni volta particolarmente affascinante la figura del poeta, il cui compito principale è quello di scrivere uno spettacolo all’anno che gli abitanti dovranno mettere in scena durante l’inverno: «Sono così vari, così diversi, così imprevedibili».  

Il primo poeta eccezionale con cui ha avuto la fortuna di conversare abitava in Spagna. In quello che forse è il passaggio più significativo del racconto, Brown affida a lui il compito di spiegare il senso intimo dell’arte poetica: «Ho spesso pensato al potere senza confini della parola. All’inizio una Parola ha fatto tutto. L’emissione di quella Parola è durata sei giorni. Cos’è questa poesia che mi tiene occupato? Un futile anelito verso la realizzazione di quella meravigliosa Parola. Cos’è tutta la poesia se non la ricerca del significato, della bellezza e della maestosità della Parola originale?». Ovviamente tale ricerca è destinata a fallire dal momento che la perfezione è negata all’uomo; al massimo ci si può accontentare di qualche frammento di verità, di ciò che Brown chiama «ri-creazione» e J. R. R. Tolkien, in modo analogo, sub-creazione.

In un villaggio messicano il narratore ha conosciuto poi un poeta che ormai aveva perso l’ispirazione e che era incalzato dagli abitanti che non avevano alcuna intenzione di riproporre gli spettacoli degli anni passati (a parer loro un segno di decadimento tipico della civiltà prima della guerra). In Svezia ha incontrato invece un poeta “eretico”, tutto preso con i suoi buffi versi a esaltare le macchine, mentre in Africa un cantore della mantide religiosa, che non aveva mai composto liriche su nessun altro argomento. In Siberia si era imbattuto una volta in un aedo della natura che non scriveva in alcuna lingua conosciuta, ma cercava, con parole misteriose, di realizzare una comunione tra gli abitanti del villaggio e gli elementi. Infine il sesto e ultimo poeta che ha avuto modo di frequentare viveva presso la Baia di Baffin; anche lui era stato un “girovago”, e gli aveva spiegato che, indipendentemente da dove abitassero, i poeti di tutto il mondo «avevano il dono della divinazione – una squisita rete di sensibilità li teneva insieme». A suo dire i componimenti da lui creati, tutti malinconici, erano un tentativo di catturare «le pure essenze».  

Nell’epilogo, piuttosto sibillino, il narratore afferma che da allora sono passati trent’anni e che ora vive tra le montagne della Scozia: anche lui è probabilmente diventato un poeta, l’ultimo dei sette a cui fa riferimento il titolo del racconto.


La rubrica riprenderà a settembre dopo la pausa agostana. Buone vacanze.


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Fonte immagine: https://www.amazon.co.uk/George-Mackay-Brown-Modern-Writers/dp/0050030892