Nel 1867 ricorrevano i diciotto secoli dal glorioso martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Pio IX, allora regnante, decise di solennizzare al massimo l’avvenimento. Pertanto il 29 giugno, giorno sacratissimo ai due Principi degli Apostoli, dispose la canonizzazione di ben venticinque beati.
Da La Civiltà Cattolica (anno XVIII, vol. IX, serie VI, pp. 231-239) traiamo la cronaca dello straordinario evento.
Il giorno 29 destinato alla grande solennità, fino dal suo primo albeggiare vide il popolo a miriadi da ogni luogo della città avviarsi verso il Vaticano, a cercare un posto entro la Basilica per assistere alle sacre cerimonie, o almeno sulla piazza per vedere la solenne pompa della processione. La quale ebbe il suo principio dalla cappella di Sisto IV, dove il Santo Padre discese verso le ore sette, vestito dei sacri indumenti, ed intonò l’inno Ave Maris Stella. Descrivere nei suoi particolari il corteggio singolare, riuscirebbe prolisso soverchiamente; e contentandoci perciò di significare le parti principali, diremo che aprivano la processione gli alunni della pia casa degli orfani, cui tenevano dietro le religiose famiglie degli Ordini mendicanti, delle diverse Regole monastiche, e dei Canonici regolari. Seguivano dietro la Croce del Clero secolare, gli alunni del pontificio Seminario romano, il Collegio dei Parrochi, poi i Capitoli e Cleri di tutte le chiese collegiate, quelli delle Basiliche e delle tre Patriarcali, cui seguiva l’Illm̃o e Rm̃o Monsig. Vicegerente di Roma, col suo tribunale. I predetti, e quanti altri aveano parte alla processione, tutti incedevano recitando preci, stampate in apposito libretto, ed aveano in mano il cero. Al clero succedevano i componenti la sacra Congregazione dei riti; i Consultori appartenenti ad Ordini regolari, quelli del Clero secolare, ed i Prelati cogli addetti alla Curia della medesima, e i Procuratori e gli Avvocati delle cause dei Beati e dei Santi.
Allora cominciavano gli stendardi dei Beati che doveano canonizzarsi. Veniva primo quello della beata Germana Cousin , portato dalla Confraternita del SSm̃o Sagramento di S. Maria in Via: era preceduto da sacerdoti della Diocesi di Tolosa, vestiti di cotta con la torcia, ed accompagnato da quattro di essi che ne reggevano i cordoni. Poi lo stendardo della beata Maria Francesca delle cinque Piaghe di N. S. Gesù Cristo, sorretto dai fratelli del Sodalizio delle sacre Stimmate di S. Francesco, e circondato, a portar le torce ed i cordoni, dai Padri alcantarini di Napoli, col loro Sindaco. Queste medesime onorificenze i Religiosi della più stretta osservanza di S. Francesco, ed il loro Sindaco, rendevano allo stendardo del bealo Leonardo da Porto Maurizio, che veniva retto dai socii dell’Archiconfraternita degli Amanti di Gesù e Maria al Calvario. Quello del beato Paolo della Croce era circondato dai Religiosi Passionisti da lui fondati, ed era innalzato dall’Archiconfraternita del SS. Sagramento eretta nella Basilica Vaticana. Una eletta dei religiosi dei varii Ordini ai quali appartenevano il B. Nicolò Pich ed i suoi diciotto compagni Martiri, circondavano lo stendardo ove questi eroi erano effigiati, e lo portavano i socii del Gonfalone. I cordoni erano retti da alcuni bene avventurati parenti di coloro, che erano sul ricevere i supremi onori del culto. Sei Religiosi dell’Ordine della Mercede portavano le torce, ed altri di loro, con alcuni superstiti della famiglia del canonizzando reggevano i serici cordoni dello stendardo del martire beato Pietro d’Arbues, che veniva sollevato dal sodalizio della Madonna della Neve. Da ultimo la Confraternita delle cinque Piaghe sosteneva lo stendardo del beato martire Giosafat Kuncevicz, Arcivescovo di Polosk, di rito Ruteno, che era accompagnato dai Religiosi Basiliani di Grottaferrata.
Allora cominciava la Cappella pontificia. I Procuratori di collegio, i Bussolanti, i Cappellani comuni, alcuni dei quali coi triregni e le mitre preziose del Pontefice, i Chierici segreti, il Procuratore generale del Fisco col Commissario della Camera, gli Avvocati concistoriali, i Camerieri ecclesiastici di onore e segreti, i Camerieri partecipanti, i cappellani cantori pontificii; poi i Collegi della prelatura; cioè, i Referendarii della Segnatura, fra i quali andavano il Prete assistente e il diacono e suddiacono della cappella; gli Abbreviatori del Parco maggiore; i Votanti della Segnatura; gli Uditori di sacra Rota col P. Maestro del sacro Palazzo apostolico, lutti nei loro abiti di formalità. Succedevano i Cappellani segreti col Triregno e la Mitra usuale del Santo Padre, ed il Maestro del sacro Ospizio.
Viene intanto la Croce papale astata. La precede il Decano di segnatura agitando il turibolo fumante d’incenso; la regge l’ultimo Uditore di Rota in tonacella; la circondano sette votanti di Segnatura, che facendo da Accoliti, sostengono altrettanti candelieri con accesi variopinti ceri. Due Maestri ostiarii, che ne sono i custodi, la seguono da presso.
Ed ecco il Clero in sacri paramenti di color rosso. Il Prelato Uditore che dovrà funzionare da Suddiacono apostolico, in camice e tonacella; il Diacono e Suddiacono greci, negli indumenti proprii di loro nazione. Quindi i Penitenzieri Vaticani in pianete di damasco; gli Abali nullius e gli Abbati generali in piviali pur di damasco, e mitre di tela in capo. Eguali mitre, ma piviali di tessuto in lama d’oro aveano i venerandi personaggi componenti la Gerarchia cattolica della Chiesa latina; e i proprii dei rispettivi riti quelli delle Chiese orientali. Oltre a quattrocento cinquanta Prelati, riuniti secondo l’ordine gerarchico, e giusta l’anzianità di preconizzazione, vedevansi insieme procedere a due a due. I dignitarii dell’Occidente misti a quelli dell’Oriente: i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi latini insieme ai Patriarchi, agli Arcivescovi ed ai Vescovi Greco-Melchiti, Greco-Ruteni, Greco-Rumeni, Greco-Bulgari, Armeni , Siri, Caldei, Maroniti, Copti. Sorprendente riunione, che non era stata mai più ammirata da molti secoli. Poi il sacro Collegio degli Em̃i Cardinali: i Diaconi in dalmatica; in pianeta i Preti; in piviale, col formale adorno di pigne, i Cardinali dell’Ordine dei Vescovi.
Prossimi al Santo Padre vengono i Conservatori ed il Senatore di Roma; il Principe assistente al soglio; il Vice-Camerlengo di santa Chiesa. Quindi gl’inservienti al Pontefice: i due Uditori di Rota destinati a sorreggere la falda; i due Cardinali Diaconi assistenti; il cardinale Diacono Ministrante; i due primi Maestri delle cerimonie. In ampio cerchio contornano l’augusta Persona di lui quelli che sono detti de Custodia Pontificis; gli ufficiali maggiori delle Guardie nobili, gli ufficiali della Guardia svizzera, quelli della Guardia palatina di onore, i Camerieri segreti di spada e cappa, i Mazzieri. Il Foriere ed il Cavallerizzo maggiori regolano i Palafrenieri ed i Sediari, che sugli omeri sollevano la sedia gestatoria su cui è assiso il sommo Pontefice, che con la mitra in capo, e coperto dall’ammanto pontificale, va sotto baldacchino coi flabelli.
Egli colla sinistra, coperta da serico drappo, sostiene il cero acceso; ed a quando a quando alza la destra e benedice alla immensa moltitudine. Al passaggio del Vicario di Gesù Cristo il popolo non rattiene la foga dell’affetto, e rompendo il profondo silenzio in cui erasi tenuto come sopraffatto dall’indescrivibile spettacolo, scioglie la lingua ad entusiastiche espressioni, mentre genuflesso ne riceve la benedizione apostolica.
La processione si chiude coi Prelati Uditor generale e Tesoriere della Camera apostolica, con Monsignor Maggiordomo, coi Protonotarii apostolici e coi Generali degli Ordini religiosi.
La descritta sacra pompa, uscita dal portico a sinistra, traversò la piazza, e per il portico a destra entrò nella Basilica, facendo capo all’altare del Sagramento, che tutti adorarono, e dove si deposero gli Stendardi.
Il tempio Vaticano era messo nello splendore che mai il maggiore. Serici drappi l’ornavano nelle arcuazioni delle cappelle, e nei riquadri degl’interpilastri. Gli stendardi, che rappresentavano le glorie dei Principi degli Apostoli, e quelli dei Beati da canonizzarsi, formavano la parte principale della decorazione, che terminavasi dalla illuminazione di oltre a ventimila ceri, accomodati sul cornicione, sulla fascia, dinanzi alle nicchie, su immensi candelabri, ed in una linea di quasi seicento lampadari, che circondavano gli archi e discendevano tra questi a guisa di panneggi. Ove la nave di mezzo si allarga, pendeva dall’alto, combinata in lavoro di cristalli, la Croce di san Pietro, sormontata dal triregno e dalle chiavi.
Terminata la processione, coloro che doveano prender parte alla Cerimonia della Canonizzazione ed alla Messa pontificale, ed erano tutti quelli che abbiamo notati superiormente come incedenti dopo la Croce Papale, entrarono nel magnifico Presbiterio, e ciascuno prese il posto che gli conveniva. Il Santo Padre si assise nel trono innalzato appositamente sopra colonne con assai bella architettura, che si fece piramidare da immensa raggiera posta attorno al triangolo significante l’ augusta Triade. Allora cominciò la cerimonia della Canonizzazione.
Fattosi pertanto al trono l’Em̃o e Riño signor Cardinale Procuratore della Canonizzazione, in mezzo ad un Maestro di cerimonie e ad un avvocato del sacro Concistoro, questi a nome del predetto Em̃o Porporato cosi disse alla Santità Sua:
«Beatissime Pater, Reverendissimus Dominus Cardinalis hic praesens instanter petit per Sanctitatem Vestram catalogo Sanctorum Domini Nostri Iesu Christi adscribi, et tamquam Sanctos ab omnibus Christi fidelibus pronunciari venerandos beatos Iosaphat, Petrum, Nicolaum cum sociis martyres; Paulum et Leonardum confessores; Franciscam et Germanam virgines».
Monsignor Pacifici, segretario dei Brevi ad Principes, in latino sermone rispose a nome di Sua Santità, che sebbene il Santo Padre conoscesse le virtù dei Beati, per la Canonizzazione dei quali avea ricevuto l’istanza, nondimeno voleva che s’invocasse l’aiuto divino per la intercessione della beatissima Vergine, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutta la Corte celeste. Allora due Cappellani cantori intuonarono le Litanie dei Santi, che furono proseguite fino al primo Kyrie eleison.
Successe la seconda istanza fatta nel modo della prima, aggiungendo solo all’instanter la parola instantius. Ad essa seguì il canto del Veni Creator Spiritus. Quindi la terza istanza, che alla formola instanter et instantius aggiunse la parola instantissime; ed allora il supremo Gerarca, tenendo la mitra, come Dottore e Capo della Chiesa universale, pronunciò la grande sentenza, cosi parlando:
«Ad honorem Sanctae et Individuae Trinitatis, et exaltationem fidei catholicae, et Christianae Religionis augmentum, auctoritate Domini Nostri Iesu Christi, Beatorum Apostolorum Petri et Pauli, ac Nostra; matura deliberatione praehabita , et Divina ope saepius implorata, ac de Venerabilium Fratrum Nostrorum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium, Patriarcharum, Archiepiscoporum et Episcoporum in Urbe existentium consilio, Beatos losaphat Kuncevich, Pontificem; Petrum De Arbues; Nicolaum Pichi, cum sociis, videlicet: Hieronymnum, Theodoricum, Nicasium Ioannem, Willehadum, Godefridum Mervellanum, Antonium Werdanum, Antonium Hornariensem, Franciscum, loannem, Adrianum, lacobum, Ioannem Osterwicanum, Leonardum, Nicolaum, Godefridum Duneum et Andream, sacerdotes, Petrum et Cornelium, laicos, omnes martyres; Paulum a Cruce et Leonardum a Portu Mauritio, confessores; Franciscam et Germanam, virgines, sanctos esse decernimus, el definimus, ac Sanctorum catalogo adscribimus: statuentes ab Ecclesia Universali eorum memoriam quolibet anno, nempe Iosaphat, die duodecima Novembris; Petri, die decimaseptima Septembris; Nicolai el sociorum eius, die nona Julii, inter sanctos martyres; Pauli, die vigesimaoctava Aprilis; Leonardi, die vigesimasecta Novembris , inter sanctos confessores non pontifices; Mariae Franciscae, die sexta Octobris, Germanae, die decimaquinta Iunë, inter sanctas virgines, pia devotione recoli debere. In Nomine Partris, et Fitlii, et Spritus Sancti. Amen».
Terminate le autorevoli parole, l’Avvocato a nome dell’Em̃o Cardinale Postulatore rese grazie al Pontefice, e supplicò che fossero spedite le relative Lettere apostoliche, e il Santo Padre, benedicendo, rispose decernimus. Allora l’Avvocato, dirigendo il discorso ai Protonotarii apostolici, li invitò a stender l’atto della seguita Canonizzazione; e il primo di questi Prelati avendo risposto conficiemus, si rivolse ai camerieri segreti, e, chiamandoli a render testimonianza, disse loro: vobis testibus.
Compiuto il grande atto, Sua Santità intonò il Te Deum, al quale rispose tutto il popolo che empiva il tempio. I sacri bronzi della Basilica, cui risposero le artiglierie di Castel Sant’Angelo e le campane delle chiese di Roma, diffusero per la città il grande annunzio, e produssero per ogni dove quel gaudio che inebria ogni animo credente.
Dopo il Te Deum il primo dei Cardinali Diaconi recitò ad alta voce il versetto Orate pro nobis, sancti Iosaphat, Petre, Nicolae luique Socii, Paule, Leonarde, Maria Francisca et Germana; e fattasi la conveniente risposta, il Santo Padre, in tono feriale, disse la Orazione propria dei novelli Santi, e con l’Amen risposto dagli astanti ebbe termine la sacra cerimonia.
La Santità Sua fece quindi passaggio al trono di terza; ove, mentre cantavasi questa ora canonica, assunse i paramenti per la celebrazione del Sacrificio incruento. Nel quale ebbe per Cardinale Vescovo Assistente, l’Em̃o Patrizi, Vescovo di Porto e Santa Rufina; per Cardinale Diacono Ministrante, l’Em̃o Mertel; e per Cardinali Diaconi Assistenti al trono gli Em̃i Ugolini e Bofondi: fece poi da Suddiacono Apostolico Monsignor Negroni, Uditore di sacra Rota.
La Messa fu della solennità dei santi Principi degli Apostoli, alla cui orazione, sotto unica conclusione, fu unita ancora quella dei novamente canonizzati. Quando poi si fu cantato il Vangelo nell’ idioma Latino e nell’idioma Greco, il Santo Padre lesse la Omilia …
Posto termine all’ Omilia, il Cardinale Diacono Ministrante disse ad alta voce il Confiteor, aggiungendo dopo i nomi dei SS. Apostoli Pietro e Paolo i nomi dei novelli Santi. Ed acceduto al Trono il Suddiacono apostolico con l’astata Croce papale, il sommo Pontefice impartì l’Apostolica solenne Benedizione, facendo promulgare l’Indulgenza Plenaria per i presenti, e la Parziale per quelli che visiteranno i sepolcri dei nuovi Santi nei giorni destinati alla solennità di loro festa.
Quando la Messa pervenne all’offertorio, furono fatte a Sua Santità le Oblazioni proprie del rito della Canonizzazione, e le quali furono sette, corrispondenti alle Postulazioni delle Cause dei Canonizzati. Ciascuna consisteva in cinque ceri dipinti, in due pani , in due bariletti uno di vino l’altro di acqua, in due tortore, in due colombe, ed in alquanti uccelletti, chiusi in tre gabbie. La presentazione si fece dagli Em̃i Cardinali che formano la sacra Congregazione dei Riti, accompagnati dalle persone che sono designate nell’ analogo Cerimoniale.
Mentre compivasi questa Cerimonia cantavansi da tre cori, formati da oltre a quattrocento voci le parole Tu es Petrus, con quelle che seguono fino al portae inferi non praevalebunt, musicale per la circostanza dal Cappellano cantore pontificio Domenico Mustafà. L’effetto ne fu veramente meraviglioso.
Finita la processione delle oblazioni, il Santo Padre termino il sacrosanto Sacrificio, dopo il quale dall’Em̃o Cardinale Mattei, Arciprete della Basilica, e da due Canonici gli fu presentato il consueto Presbiterio.
Sua Santità in sedia gestatoria andò quindi alla cappella della Pietà ove depose le sacre vesti.
Alla sacra maestosa funzione furono presenti, in nobili tribune, S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie, e tutti gli augusti Personaggi della reale famiglia di Napoli presenti in Roma. Eravi pure S. A. R. la Infanta di Portogallo. Io altre tribune vi assisterono i membri dell’Eccm̃o corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e ragguardevoli personaggi romani ed esteri.
La Reverenda Camera Apostolica, nella ricorrenza della festività dei santi Principi degli Apostoli, ha ricevuto, secondo il solito, i tributi e i canoni dovuti alla Chiesa Romana; e la Santità Sua rinnovò le consuete proteste contro coloro che non li aveano soddisfatti, e contro le usurpazioni avvenute a pregiudizio de’ diritti della Santa Sede nei suoi temporali dominii.


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fonte immagine: scuolaecclesiamater.org
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