Ricorrendo il 530esimo anniversario dell’elezione di Alessandro VI al supremo fastigio del Romano Pontificato, ci piace comporre una silloge degli articoli che Radio Spada ha dedicato alla gigantesca figura del Borgia, associandovi alcune dotti giudizi sulla stessa. Riceva il lettore queste righe con spirito tranquillo, scevro da un certo qual gretto moralismo che non si smuove punto da quella, pur dottrinalmente fondata, germanica sentenza “Il suo pontificato fu una disgrazia per la Chiesa, al cui prestigio apportò le più profonde ferite.

Scrisse di lui Gaetano Moroni:

Quantunque Alessandro abbia dissacrato la sua dignità con molti vizii, tuttavia mantenne mai sempre nelle sue bolle la purità della dottrina e le massime della morale evangelica. Egli infatti proibì sotto pena di scomunica agli stampatori di produrre alla luce alcun libro primaché i vescovi rispettivi non avessero dichiarato non contenersi in esso cosa veruna contraria alla Fede Cattolica né empia o scandalosa. Volle che fossero severamente puniti coloro i quali abusavano del tesoro delle Indulgenze. Stabilì che non si dovesse accordare il privilegio della immunità ecclesiastica a chiunque si macchiava di delitti. Decretò che fosse rimessa la ecclesiastica e religiosa disciplina nelle Fiandre. Difese la castità del chiericato e la raccomandò caldamente. Confermò la regola di s. Francesco di Paola che già avea ottenuto l’approvazione di Sisto IV ed Innocenzo VIII ed approvò quella dei Terziarii dell’ordine medesimo. Sanzionò la legge del non doversi ribattezzare coloro ai quali era stato conferito questo sacramento dai ruteni scismatici secondo il rito greco. Rispose al clero di Vilna che sì il vescovo come gli altri sacerdoti poteano prendere le armi a rintuzzare l’orgoglio dei tartari dai quali erano molestati e che così operando non sarebbero incorsi in veruna irregolarità, poiché si trattava di una causa sostenuta a vantaggio della fede e dell’ecclesiastica libertà. Si oppose con forza alla magia in quel secolo propagatasi principalmente nella Germania e nella Boemia. Questi ed altri decreti ch’egli emanò potrebbero esser parto di qualsivoglia di quei più gloriosi Pontefici che colla santità della loro vita hanno decorata la cattedra di s. Pietro

(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni, I, 242)

E chiosa Julien Green, dandoci un prezioso insegnamento:

Vi sono dei religiosi dissoluti, dei preti senza dottrina, dei papi ridicoli. Ciò vi sembra ignobile, ma per me, viceversa, tutto ciò è meraviglioso e adorabile. Alessandro VI mi edifica più che san Gregorio Magno, perché il fatto d’una Chiesa governata da dei santi, che si perpetua, è normale e umano, ma una Chiesa che può essere governata da scellerati o da asini e che, tuttavia, si perpetua, ciò non è normale né umano

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