Nella memoria della Dedicazione della Patriarcale Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi ci sia consentito condividere coi lettori un sonetto di Giosuè Carducci tratto dalle Rime Nuove del 1877. Si dirà che l’autore era un anticlericale, un massone e così via. Tutto vero! E d’altra parte noi non vogliamo canonizzare nessuno, anche al netto della testimonianza sulla conversione del poeta addotta da don Luigi Orione. Accogliete dunque il componimento con interesse culturale anche meditando su quel detto aureo della pietà cattolica “De Maria numquam satis“. Chissà se colei cui lo Spirito Santo ha detto “pascola i tuoi capretti“*, la Vergine degli Angeli, non abbia davvero accolto con San Francesco d’Assisi l’autore dell’Inno a Satana.
Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia
questa cupola bella del Vignola,
dove incrociando a l’agonia le braccia
nudo giacesti su la terra sola!
E luglio ferve e il canto d’amor vola
nel pian laborioso. Oh che una traccia
diami il canto umbro de la tua parola,
l’umbro cielo mi dia de la tua faccia!
Su l’orizzonte del montan paese,
nel mite solitario alto splendore,
qual del tuo paradiso in su le porte,
ti vegga io dritto con le braccia tese
cantando a Dio – Laudato sia, Signore,
per nostra corporal sorella morte!
* «E questo fu il principale officio che fu dato a Maria nell’esser posta sulla terra, di sollevare l’anime cadute dalla divina grazia, e riconciliarle con Dio. “Pasce haedos tuos” (Cant. I, 7). Così le disse il Signore nel crearla. Già si sa che i peccatori son figurati nei capretti, e che conforme gli eletti – figurati nelle pecorelle – nella valle del giudizio saran collocati alla destra, così questi saran posti alla sinistra. Or questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono a voi consegnati, o gran Madre, acciocché li convertiate in pecorelle, e quelli che per le loro colpe meritavano d’esser cacciati alla sinistra, per la vostra intercessione sian collocati alla destra: “Pasce haedos tuos quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a destri”» (S. Alfonso, Le glorie di Maria)
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