di Luca Fumagalli

Ford Madox Ford è un autore semisconosciuto in Italia, ricordato solamente per il romanzo Il buon soldato e per aver firmato una delle più interessanti biografie dedicate all’amico Joseph Conrad. Eppure, basterebbe menzionare il fatto che fu una figura di riferimento per grandi scrittori del Novecento britannico quali Graham Greene ed Evelyn Waugh, per intuire come la sua corposa bibliografia, al netto dei naturali alti e bassi, meriti perlomeno qualche attenzione in più.

Ford (1873-1939) crebbe in un ambiente vittoriano, respirando gli aromi della cultura preraffaellita. Parente dei Rossetti, il nonno era il pittore Ford Madox Brown e sin dalla giovinezza venne incoraggiato a scrivere, arrivando a pubblicare il suo primo libro all’invidiabile età di diciotto anni. In seguito, data la comune passione per le nuove tecniche narrative, collaborò per un periodo con Conrad alla stesura di qualche romanzo. La sua affabilità lo rese intimo di numerosi artisti e intellettuali, tra cui Henry James, Thomas Hardy, H. G. Wells, James Joyce, Ernest Hemingway ed Ezra Pound, e si dimostrò un leale suddito di sua maestà quando, ormai più che quarantenne, fece la sua parte nella Prima Guerra Mondiale arruolandosi come volontario.

Per quanto concerne il versante religioso, una questione che fa occasionalmente capolino nelle sue opere migliori, Ford si era convertito al cattolicesimo, appena maggiorenne, durante un soggiorno a Parigi. Ciononostante, per tutta la vita si accostò ai sacramenti solo di rado e sul letto di morte non cercò nemmeno il conforto di un sacerdote. Sebbene fosse devoto alla Madonna e ammirasse l’organizzazione ecclesiastica, la verità è che lo scrittore non riuscì mai a sfuggire alla tentazione di ridurre la fede a un semplice sistema filosofico.

Tornando alla letteratura, se la miglior prova dello sperimentalismo fordiano, punto di contatto tra il gusto tardo ottocentesco e la stagione modernista, è Il buon soldato (1915), altrettanto significativa è la tetralogia Parade’s End (1924-1928), mai apparsa per intero in traduzione italiana fino a un paio d’anni fa, quando la piccola e meritoria casa editrice Landscape Books si è fatta carico di portare all’attenzione dei lettori della Penisola quella che rimane una delle più belle saghe ambientate sullo sfondo della Grande Guerra.  Per il momento sono stati pubblicati solo tre libri, con il quarto in uscita a breve.

Nel primo volume, intitolato Alcuni no…, Ford introduce i personaggi principali e abbozza i contorni di un triangolo amoroso destinato a dipanarsi, senza soluzione di continuità, fino alla conclusione della saga.

Il giovane Christopher Tietjens, proveniente da una famiglia aristocratica dello Yorkshire, possiede una mente geniale e perciò pare avviato verso una brillante carriera ministeriale. A lui, in realtà, gli onori non interessano granché, preferendo piuttosto fare sempre la cosa giusta, cercando di essere disponibile e generoso con chiunque. In un mondo dominato dalla meschinità e dai pettegolezzi, un simile atteggiamento, paradossalmente, non porta a nulla di buono: al di là delle voci ingiuriose che circolano sul suo conto, la moglie, la bellissima e perfida Sylvia, non si fa troppi scrupoli a tradirlo. A scompaginare le carte di un’esistenza votata all’infelicità ci pensa però l’incontro inaspettato con l’affascinante suffragetta Valentine Wannop e, soprattutto, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Gli eventi di Alcuni no… non sono narrati in ordine rigorosamente cronologico, ma procedono frammentariamente, intervallando fughe in avanti a riposizionamenti a ritroso. Ogni capitolo è un mosaico che si compone poco alla volta, spesso trovando la sua piena chiarificazione solo dopo parecchie pagine. Ne risulta, nel complesso, una lettura non facilissima, che sulle prime può lasciare abbastanza confusi, ma che alla lunga conquista per la prosa scoppiettante, levigata, vivacizzata da dialoghi che alternano la satira al dramma, lo strampalato alla riflessione profonda, il banale all’essenziale. In ciò si scorgono le tracce di un Ronald Firbank – in particolare nei momenti in cui l’assurdo tocca i suoi picchi massimi – e qualcosa del futuro Waugh, che da Parade’s End attinse a piene mani per la sua trilogia Sword of Honour, trovando ispirazione tanto nei personaggi (il marito tradito, il figlio illegittimo…) quanto nei temi principali (la guerra, la religione, il declino dell’aristocrazia…)

Allo stesso modo la caratterizzazione dei protagonisti non è mai superficiale. Ford scongiura il pericolo di ridurre la trama a un banale e prevedibile scontro tra una femme fatale e una donna angelica, donando sia a Sylvia che a Valentine una loro profonda complessità, con pregi, limiti e contraddizioni che mutano ulteriormente con l’inizio della guerra. Ad esempio, se la fede cattolica della moglie di Tietjens rivela, al fondo, degli scrupoli insospettabili, la signorina Wannop appare un po’ troppo ingenua quando si mostra incline a credere a certe scempiaggini che vengono dette sul conto di Christopher. Attorno a loro, a sottolineare un clima di generale decadenza, si agita poi tutto un nugolo di figure goffe e ipocrite, che vanno dal debole Macmaster, all’ottuso generale Campion, fino ad arrivare alla viscida signora Duchemin.

Nel 2012 da Parade’s End è stata tratta una miniserie televisiva di successo con Benedict Cumberbatch, Rebecca Hall e Adelaide Clemens nei panni dei protagonisti. Ciò non fa altro che confermare l’indiscutibile fascino di una tetralogia che, a quasi un secolo dalla sua pubblicazione originale, continua a smuovere l’animo di chi vi si accosta per la prima volta.

Il libro: Ford Madox Ford, Parade’s End Vol. I, Alcuni no…, Landscape Books, 2020, 376 pagine, Euro 19,90.

Link all’acquisto: https://www.landscape-books.com/alcuni-no.html (il volume è disponibile anche su Amazon e negli altri siti analoghi di commercio online)



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