di Piergiorgio Seveso
Magistero politico dei Papi
Come sono uso dire, i libri per un editore sono come figli e io di figli ho già ben (coi miei sodali) ottantuno. Ho quindi già esercitato largamente quella paternità editoriale, morale e spirituale che mi fa essere un uomo completo, realizzato e sereno ma ogni libro stampato ne richiama uno nuovo, ne invoca uno nuovo. Già abbiamo dedicato in passato al magistero dei Papi un libro contro il modernismo (quel Tridente che si è conficcato nelle carni vive di tanti nostri nemici), uno contro gli errori politici novecenteschi (che tante polemiche e scissure ha prodotto anche nel nostro ambiente) e un altro sulla specifica angolatura del cesarismo, ma ne mancava uno che raccogliesse come una fiorita antologia tutto il principale magistero petrino riguardo l’azione politica, il governo degli affari umani e le sue relazioni con la Verità rivelata.
Certamente abbiamo tanti pensatori autorevoli che in passato hanno scritto ed elaborato teorie, dettato analisi, stilato sintesi, ora felicissime, ora felici, ora problematiche. Sono spesso pensatori che vanno sotto il nome di “tradizionalisti” e si dedicano loro dotti e raffinati convegni (di solito abbastanza elitari).
Noi abbiamo preferito, per questa volta, dare alle stampe un libro che andasse alla fonte di ogni pensiero politico ortopratico ovvero alla Regola vivente della Fede. Dalle mie carte che hanno preceduto quest’edizione, portata però a termine da valentissimi e talentuosi collaboratori, trovo queste righe, di cui vi rendo partecipi.
Possano essere sicuro viatico non solo per un acquisto fortunato, ma per un’intensa “ruminatio” di questo magistero.
“Roma ha parlato, l’aureo Labbro del Vicario di Cristo ha ordinato, l’Oracolo vaticano ha arricchito il mondo coi suoi preziosi e fruttiferi detti ed il mondo non li ha accolti, nella migliore delle ipotesi ha dato loro un ossequio formale e ipocrita, nella peggiore ne ha impugnato la fonte e la divina autorevolezza e infallibilità. E come spesso accade, i doni tanti vilipesi e lordati, tanto misconosciuti e manomessi ad un certo punto si sono interrotti.
Per far politica certamente i principi e la ricchezza del magistero petrino è più che bastevole ma manca, MANCA, MANCA, in un vuoto glaciale, quella paterna voce che ogni giorno di questa maledettissima epoca ci indicasse la via maestra, bollasse col fuoco eterno e il sanguinante staffile i sempre nuovi errori che nascono come polloni velenosi ogni giorno, come bubboni pestiferi ogni ora da ogni angolo del mondo reale e virtuale”.
Se interessati, questo è il link giusto per voi (e fino a lunedì 29/8, potete approfittare anche di un’offerta speciale!).
Antisemitismi
Inutile dire quanto il termine sia diventato liquido o gassoso (come l’iprite nella prima guerra mondiale) nel dibattito politico di lingua italiano.
Ormai criticare anche blandamente le politiche, lo stile comportamentale della classe dirigente dello “stato d’Israele” (virgolette volute, dovute, cercate, sperate, agognate) è bollato dalle gazzette virtuali, dalle sospirose pagine web come antisemitismo.
Vi si lasciano per strada scranni e candidature nel parlamento subalpino.
Eppure da un libro che non pubblicammo per improvvida defezione dell’autore traggo queste righe inedite di posfazione, inedite, da me vergate: “Tutti i passi evangelici in questione mostrano incoercibile il senso di riprovazione e condanna per il popolo ebraico. Oggi gli esegeti neomodernisti storicizzano la Scrittura, ne annullano il carattere rivelato. Invece, dopo aver chiuso gli “occhi della mente”, il Sinedrio ha tentato veramente l’inosabile, l’insperabile: uccidere Dio! A volte, nell’orgoglio e nell’accecamento di una passione si fanno cose con la segreta certezza che falliranno; eppure le si fa lo stesso, si cerca di impugnare la realtà, di eliminarla con un atto disperato ma anche lucido della volontà. E’ una lucida, deliberata follia. Maggiore la consapevolezza nei capi, minore nel popolo, ma comune la colpa: perfidia, ovvero incredulità. Potevano scegliere di non fare il male: come Caino, come Giuda, erano liberi, ma hanno scelto per odio ed accecamento passionale di compiere un male imparagonabile a tutti gli altri mali.
“Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”; “non abbiamo altro re che Cesare” (pur di ottenere lo scopo si misero sotto i piedi anche il loro nazionalismo); “il suo sangue (Sanguis Eius) ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Hanno peccato “a occhi aperti” ed hanno scelto Barabba: era l’ultima possibilità che Dio offriva loro, tramite un tremebondo governatore romano”.
Vi svelo un facile segreto: nemmeno questo è antisemitismo.
L’estate sta finendo
Come cantavano i torinesi Righeira, un anno se ne va. Anche per Radio Spada si aggiungono nuove sfide, affrontate con determinazione e forza, con spirito di sacrificio e leggerezza.
Come dicevo in una vecchia intervista, oggetto di tentativi di ratto, nostro supremo scopo è esserci, essere al nostro posto per dimostrare e testimoniare che in tempi di abbandono e apostasia, non tutti hanno lasciato la posizione, non tutti hanno cercato accomodamenti, riposizionamenti autoconsolatori e facili escapismi.
Per questo qualsiasi mutazione del nostro assetto non lede e non lederà in nulla la sostanza e le modalità consuete della nostra battaglia, la sua irriducibile originalità. la sua smodata al contempo assennata passione.
Risuonano in me costantemente queste considerazioni.
Sotto ogni punto di vista, Radio Spada è un “fatto irrevocabile” cui altrettanto irrevocabilmente abbiamo “consacrato” le nostre esistenze: indietro non si torna più (e chi lo ho fatto si è amaramente “neutralizzato” fino a a diventare un’ombra di se stesso), si può solo andare avanti; come Colombo, navighiamo in un oceano insidioso e mortifero ma non per questo meno carico di promesse umane e divine. Noi decidiamo la rotta, la responsabilità è nostra, ma siamo certi che la nave di Radio Spada, per giungere dove è giunta, abbia goduto di una qualche celeste benedizione. Radio Spada è una (sottolineo una) risposta giusta, adeguata, necessaria all’attuale crisi della Chiesa, per questo non le sono mancate molte grazie, spesso nascoste, ma non per questo meno “imponenti”. Un’iniziativa come Radio Spada è quello che dei laici cattolici più o meno formati (o se volete “istruiti”) devono compiere per essere all’altezza della storia della Chiesa di oggi e, a Dio piacendo, di domani.
Avanti, quindi, e senza soverchie paure.
Fonte immagine: (CC BY-NC 2.0) – Terence OP







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