L’episcopato belga, che nella seconda metà del Novecento ha inflitto alla Chiesa due disgrazie più mortifere della bomba atomica, quali Léon-Joseph Suenens e Godfried Danneels, continua nella sua opera di distruzione di quel che rimane del cattolicesimo romano.
I Vescovi con a capo il cardinale Jozef De Kesel hanno infatti partorito una liturgia propria per benedire le coppie omosessuali, in risposto al bisogno che queste hanno espresso di essere benedette.
Al di là di discorsi su lobby varie ed eventuali, si dispiega qui tutto il meccanismo del modernismo, che è l’eresia accettata se non apertamente e fieramente professata dalla maggior parte dell’attuale gerarchia, dai tempi del Vaticano II ad oggi in un progresso di obbrobri e abomini.
Derivando la religione, secondo i modernisti, non da una rivelazione esterna all’uomo, ma dal sentimento a lui interno e dalla sua esperienza, ebbene essa religione non sarà stabile ma mutevole al mutare del sentimento e dell’esperienza. Pertanto l’autorità (romana), che è conservatrice e quindi dice “no” a queste fughe in avanti, alla fine in uno scontro dialettico, finirà per consacrare come nuovo dogma il bisogno del popolo credente [1].
Ma qui va fatta una dolorosa riflessione? L’autorità, cioè Roma, cioè Bergoglio, è veramente contraria a queste innovazioni?
Sì, il 22 febbraio 2021, la allora Congregazione (oggi Dicastero) per la Dottrina della Fede, in nome di papa Francesco, affermava la impossibilità da parte ecclesiastica di impartire siffatte benedizioni. [2]
Ma già allora notavamo come quello stesso documento contenesse cose assai bislacche, per essere buoni, come l’esistenza all’interno di queste relazioni omosessuali di “elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare”. Non vogliamo sapere quali essi siano. [3]
E ancora riportavamo varie affermazioni di Francesco – tra cui l’ultimo incoraggiamento al famigerato padre James Martin, gesuita LGBT – e di cardinali a lui vicini che toglievano molto peso a quel “no” romano che era parso così secco e aveva creato tanto scalpore nell’ala progressista del modernismo. [4]
Ma vi è anche un altro motivo che ci fa fortemente dubitare della contrarietà dell’attuale vertice romano a liturgie siffatte e alle idee su cui esse si reggono.
Dicono i Belgi, con l’intento di tranquillizzare chi si fosse scandalizzato, che a queste unioni omosessuali che si intendono benedire non s’intende attribuire la dignità del sacramento. A parte che ai tempi del Sinodo di Amoris Laetitia, Bergoglio in Laterano, attribuì al concubinato valore di “matrimonio vero” con tanto di “grazia del matrimonio”, cioè sacramentale, “proprio per la fedeltà che hanno” i concubini; non possiamo esimerci dall’osservare che questi distinguo ci richiamano la definizione di “comunità ecclesiali” data dalla Dominus Iesus di Wojtyla e Ratzinger alle sette protestanti prive di sacerdozio ed eucaristia, nel contesto di un loro riconoscimento come entità in cui sussiste in quale modo la Chiesa di Cristo fuori dai confini della Cattolica. [4]
Pertanto se esiste Chiesa fuori dalla Chiesa, esiste matrimonio fuori dal matrimonio, nei concubinati eterosessuali come in quelli omosessuali e con essa tutti i diritti annessi.
I doveri no, poiché vietare e da preconciliari senza misericordia.
O, come si usa dire oggi, da “indietristi” … con decenza parlando!
[1] Capire il modernismo del Concilio per capire la crisi ecclesiale di oggi
[2] “No” della Santa Sede a benedire unioni omosessuali. Un commento per stare coi piedi per terra
[3] Benedizione delle unioni omosessuali: magistero liquido e autorità liquefatta
[4] Lumen Gentium e Dominus Jesus. All’origine della sinodalità e del turbo-ecumenismo di Bergoglio.
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