Benedicite, omnes bestiae et pecora, Domino:
laudate et superexaltate eum in saecula.
(Dan. III , 81)
di Giuliano Zoroddu
Nella definizione di chi sia il Papa, san Bernardo così scrive ad Eugenio III: “Tu es … gubernatu Noe“. Il Pontefice è un novello Noè e tale per essere il timoniere, il governatore, di quella mistica Arca di salvezza che è la Chiesa.
Questo accostamento fra l’antico Patriarca che mise in salvo uomini e animali dal diluvio e il Papato, ci introduce bene nella storia che vogliamo raccontare. La storia è ambientata al tempo di Leone X.
Il primo dei pontificati medicei risultò per l’impegno culturale così splendente che Leone XIII, uomo tra i più dotti del suo tempo, non esitò punto a definire quel bistrattato suo predecessore come “Augustalis aevi instaurator” (Ep. Enc. “Militantis Ecclesiae” de saeculari memoria beati Petri Canisii, I Augusti MDCCCXCVII), restauratore del secolo d’Augusto.
Uno dei suoi aspetti sicuramente più simpatici è certamente l’interesse scientifico per gli animali esotici. Nei giardini vaticani infatti era stato allestito un vero e proprio “bioparco”, per usare un termine moderno, dove si potevano ammirare galline indiane, leopardi, pantere, camaleonti, e soprattutto il famosissimo elefante Annone, cui già dedicammo un articolo.
A questa riedizione vaticana dell’Arca di Noè “il mare invidiò e tolse – per usare dell’espressioni del Giovio – [una] bestia di inusitata fierezza”: un rinoceronte indiano.
L’animale fu donato da sultano di Combay Muzaffar II al re di Portogallo Manuele I. Salpato da Goa nel gennaio del 1515, arrivò a Lisbona il 20 maggio dello stesso anno, dove fu osservato dai dotti là presenti. L’arrivo di un animale ancor più esotico dell’elefante destò curiosità in tutta Europa e si videro pubblicati vari scritti a tema.
Il sovrano portoghese decise che ne avrebbe fatto dono a Leone X, come già aveva fatto con l’elefante Annone.
Prima però si volle far la prova di una notizia tradita da Plinio il Vecchio e così, poiché quell’antico scienziato diceva che il nemico naturale del rinoceronte fosse l’elefante, si organizzò un combattimento fra le due grandi bestie. Finiti questi giuochi, e finiti assai presto per la fuga dell’elefante al cospetto del rinoceronte, quest’ultimo, adornato di un collare di velluto verde e di una catena d’oro, fu caricato su una nave diretta a Roma.
A Roma però non giunse mai. Fermatosi prima a Marsiglia per esplicita di richiesta di Francesco I di Francia, il quale sborsò cinquemila corona, il legno fu sorpreso da una violenta tempesta a largo di Porto Venere ed affondò. E con lui il rinoceronte. Questo, ripescato ed impagliato, fu egualmente portato a Roma dal Papa.
Due sono le principali raffigurazioni dell’animale: l’incisione del Dürer e la Creazione degli animali nella Loggia di Raffaello in Vaticano.

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Immagini
1. Il rinoceronte nell’incisione di Albrecht Dürer (fonte wikipedia.org).
2. Raffaello e Scuola, Creazione degli animali, Loggia di Raffaello, Palazzo Apostolico Vaticano, 1517-19. L’elefante e il rinoceronte raffigurati sono certamente gli stessi che Manuele I del Portogallo umiliò a Leone X.
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