di Luca Fumagalli
«Per la Scozia io canto,
la nazione rovinata da Knox,
che il poeta e il santo
devono ricostruire con la loro passione»
(George Mackay Brown, Prologue)
Continua la rubrica dedicata alla presentazione e al commento dei migliori racconti di George Mackay Brown, tra gli scrittori più significativi del cattolicesimo scozzese del XX secolo. Originario delle isole Orcadi, Brown fu poeta, romanziere, saggista e drammaturgo, capace di coniugare nei suoi lavori l’amore per le piccole patrie con l’universalità del messaggio cristiano.
Per una nota introduttiva sulla figura di George Mackay Brown e sulla sua opera si segnalano i seguenti articoli:
Il bardo delle Orcadi: le opere e i giorni di George Mackay Brown
«Una bellezza e una verità senza prezzo»: la conversione di George Mackay Brown
Un canto per le Orcadi: sfogliando l’autobiografia di George Mackay Brown
Due articoli dedicati ad altrettanti racconti di Brown sono già apparsi fuori rubrica:
“The Tarn and the Rosary” e “Winter Tale”
Per le precedenti puntate della rubrica:
“The Story of Jorkel Hayforks” / “Witch” / “Master Halcrow, Priest” / “Five Green Waves” / “A Treading of Grapes” / “The Wireless Set“ / “A Time to Keep“ / “The Bright Spade” / “Celia” / “The Eye of the Hurricane” / “Icarus” / “A Calendar of Love” / “Sealskin” / “The Cinquefoil” / “The Drowned Rose” / “The Seven Poets” / “Andrina” e “The Day of the Ox”
Prima di iniziare, per chi fosse interessato ad approfondire la figura di Brown e quella di molti altri scrittori del cattolicesimo britannico, si segnala il saggio delle Edizioni Radio Spada Dio strabenedica gli inglesi. Note per una storia della letteratura cattolica britannica tra XIX e XX secolo. Link all’acquisto.
“The Masked Fisherman”, forse il miglior racconto dell’omonima raccolta pubblicata da Brown nel 1989, contrariamente al solito non è ambientato nelle Orcadi ma nelle vicine Shetland, più precisamente a Sumburgh, un villaggio situato nell’estremo sud dell’arcipelago. Sullo sfondo del XII secolo, l’autore tesse una storia di caratteri accattivante e imprevedibile in cui trova spazio anche la figura storica del nipote di San Magnus, l’Earl Rögnvald Kolson (o Kolsson), signore delle isole e di altri territori nelle Highlands. Kolson, venerato come Santo dalla Chiesa, è ricordato per aver avviato la costruzione della cattedrale di Kirkwall dedicata allo zio e per aver composto poesie spumeggianti. Alcune delle sue liriche, come quella che compare nel finale della storia, erano già state liberamente parafrasate da Brown nella raccolta Winterfold (1976).
La vicenda narrata in “The Masked Fisherman” è semplice e lineare: Guthorm, che ha una famiglia numerosa a cui provvedere, vorrebbe approfittare delle nuvole nere ancora lontane per spingere la sua barca in mare e andare a pesca; peccato, però, che del suo socio, tale Gilli, non vi sia traccia. Probabilmente, come è solito fare, il giorno prima si sarà ubriacato e starà ancora smaltendo la sbornia da qualche parte. Anche se Guthorm sa che il compare è un poco di buono, non può fare a meno di volergli bene: «Gli piaceva, nonostante tutta la sua inaffidabilità, tutta la sua pigrizia e tutte le sue bugie. Come è possibile che vi possa essere affetto tra un uomo e l’altro, addirittura tra un uomo buono e uno furbo e incapace? Guthorm pensò, “Mi fa ridere quel Gilli”. […] La risata contribuiva ad alleggerire la noia e la fatica delle giornate».
Quando Guthrom è sul punto di abbandonare i suoi propositi, giunge sulla spiaggia un giovane straniero, col volto coperto da un cappuccio, che si offre di andare a pesca con lui. Guthorm accetta, ma una volta in mare, i due sono assaliti improvvisamente dalla tempesta, evidentemente più prossima del previsto. L’uomo misterioso, per quanto imprudente, si rivela un abile marinaio tanto che lui e Guthrom riescono a tornare a riva sani e salvi con un carico straordinario di pesci. Guthrom, che ora è al settimo cielo, solo qualche minuto prima, tra il vento e la pioggia battente, aveva seriamente pensato di essere vicino alla morte: «Aveva udito un curioso suono provenire dalla sua gola. Stava ridendo con gusto per la prima volta da quando il grigio e l’argento erano comparsi sulla sua barba nera. Nelle saghe viene cantato che questo e quell’eroe vanno verso la morte, in battaglia o in tempesta, cantando! “Non ci crederanno mai”, pensò, “che Guthorm, il cupo contadino di Quoy, è morto come un eroe”».
Finalmente al sicuro, rimprovera lo straniero per la sua avventatezza (salvo poi tornare a lodarlo) – «E comunque che razza di persona è uno che nasconde il suo volto sotto un cappuccio? Di certo non un monaco. Piuttosto un furfante» – e rifiuta alla moglie e alla madre di Gilli, giunte in quel momento, la parte del pescato che spetterebbe al socio. Allora l’uomo misterioso, mosso a pietà, cede il suo pesce alle donne per poi allontanarsi con la stessa rapidità con la quale era venuto. Prima di scomparire all’orizzonte, però, scivola rovinosamente sulle alghe e la moglie e la madre di Gilli non riescono a trattenere le risate.
La sera stessa la casa di quest’ultimo è visitata dal nobile locale, Einar di Gulberwick, il quale rivela che lo straniero col cappuccio era Rögnvald Kolson, suo ospite da qualche giorno. L’Earl non si è sentito offeso dalle risate delle donne, anzi, ha passato il resto della giornata a comporre una divertente poesia sull’accaduto. Einar, che l’ha imparata a memoria, la recita ad alta voce fino ai versi finali: «Dalla mescolanza del signore e dei feudatari / cresce una buona grazia». La moglie di Gilli, sinceramente colpita, conclude: «Mi piace, meglio di tutti i suoi pesci. Dica questo a Rögnvald Kolson».
“The Masked Fisherman”, al di là di raccontare le circostanze che hanno portato alla creazione di una poesia ricalcando un episodio della Orkneyinga Saga, con perfetta sensibilità medievale mostra come il benessere di una comunità sia determinato innanzitutto da una fruttuosa collaborazione tra i vari ordini sociali. Se la risata ha il pregio di alleggerire le fatiche del quotidiano, di infondere forza sufficiente per affrontare persino i più terribili pericoli e insegna ad avere una visione più umile ed equilibrata di sé, la carità e la tolleranza di un potente come Rögnvald Kolson – che offre il pesce in dono alle donne, le stesse che poi sceglie di non punire per la loro villania – risultano un fattore determinante perché il bene possa maturare.
***
Se i temi principali della raccolta The Masked Fisherman and Other Stories sono la rigenerazione e la rinascita, non sorprende rintracciare in essa racconti di stampo natalizio come, ad esempio, il breve “The Christmas Dove”. La storia, satura di echi biblici e attraversata da una pietà di marca francescana, è molto più che una mera variazione sul tema della natività, apparendo come un intricatissimo arazzo di rimandi e simboli che vanno dalla colomba, immagine dello Spirito Santo, all’aquila rapace di Erode, dal giovane pastore che soccorre una delle sue pecore alla trasformazione di tre avvinazzati in profeti inconsapevoli.
La colomba del titolo un giorno riesce a fuggire dalla gabbia dorata in cui ha sempre vissuto e si alza libera in volo sulla città. Allontanata dagli altri uccelli, invidiosi del suo candore, più tardi viene inseguita da un’aquila minacciosa che, per fortuna, riesce a seminare. Dopo aver incontrato un gruppo di pastori e i Re Magi, raggiunge infine il tetto della stalla in cui Maria e Giuseppe stanno abbracciando Gesù, nato da poco.
La visione della colomba, «buon segno» e «segno di pace», ispira a uno dei Magi una rapida riflessione che sintetizza il senso più intimo del racconto e, soprattutto, del miracolo a cui stanno per assistere: «Il significato della storia sarà la morte, tutti i tempi saranno cosparsi di ossa, a meno di trovare presto il luogo».
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Fonte immagine: M. FERGUSSON, George Mackay Brown: The Life (John Murray, 2012)