di Emanuele Dodeci

Conone nasce intorno al 1139 a Naso, un piccolo borgo in provincia di Messina, sappiamo che il padre Anselmo era in quel periodo governatore della città, uomo ricco e benestante.
Da ragazzo sente, nel suo cuore, la chiamata del signore, durante la santa messa senti le parole del signore in Luca 9,23 “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” allora lascio tutto e lo seguì nel vicino monastero di San Basilio, fu trasferito poco dopo al monastero di San Filippo di Fragalà (già citato molte volte in RS) per prepararsi al sacerdozio.
Il monastero di Fragalà come risaputo era una culla di santi, vi vissero infatti i più grandi giusti del Val Demone, un territorio che va da San Marco d’Alunzio ad Enna, infatti Conone, a Fragalà, ebbe per “maestri” San Lorenzo il confessore da Frazzanò e San Silvestro da Troina.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, essendo suo desiderio vivere la sua nuova regola nella penitenza e nella solitudine come molti dei suoi maestri avevano fatto ed ottenuto il permesso dei superiori, Conone si ritirò da Fragalà e visse in una grotta nei pressi di Naso conosciuta oggi come “Rocca d’Almo”.
Ma il Signore ha ancora operava nel suo servo fedele e la fama di “monaco taumaturgo” si diffuse presto in Naso e fuori da Naso, i fedeli che lo visitavano, non solo rimanevano edificati nel vederlo dormire a terra e cibarsi di erbe selvatiche ma ottenevano grandi grazie per la sua preghiera e con i suoi consigli.
Vedendo l’esemplarità di questo santo sacerdote, l’abate del monastero di San Basilio dovendo lasciare il convento per qualche tempo, scelse Cono come suo sostituto ma impossibilitato a tornare i suoi fratelli lo nominarono all’unanimità, nonostante il suo parere contrario “Abate di San Basilio” nonostante il grande onore egli visse quel ruolo umilmente per molti anni, facendo anche i lavori più umili e mortificanti.
Dopo aver vissuto a lungo tra quei monaci, ottenne i permessi per visitare la Terra Santa, lascio quindi i suoi fratelli alla volta di Gerusalemme.
Tornando dai luoghi dove visse il Signore Gesù venne a sapere della morte dei suoi genitori, rimasto l’unico erede del casato vendette tutto e diede il ricavato ai poveri, il popolo però era afflitto da un morbo molto contagioso, la tradizione popolare vuole che fu Cono al suo ritorno a liberarne la città.
Andò quindi a vivere nuovamente in una grotta detta di “San Michele”.
Ma il demonio non si arrese, ispirò ad una giovane ragazza di nobile casato, macchiata dal grave peccato carnale, di accusare il santo eremita, fu barbaramente condotto dinanzi al governatore della città, e nonostante le testimonianze a suo favore e le risposte semplici e pacate, fu accusato del grave delitto e venne ordinato di frustarlo nudo in pubblica piazza, ma spogliato dell’abito basiliano, venne trovato un corpo gracile logorato dalle forti penitenze, coperto di piaghe, con il cilicio ai fianchi e al petto e carni in qualche punto a brandelli o già putrefatte.
Da allora il servo di Dio poté vivere in pace.
Morì il 28 marzo 1236 venerdì santo, le campane di tutta la città allora suonarono senza mano d’uomo, i fedeli accorsero alla grotta e videro il santo morto in estasi con il corpo sollevato da terra.
Un’altra tradizione vuole che il santo abbia portato un’immagine della Beata Vergine Maria nei pressi del castello di Capo d’Orlando un secolo dopo la sua morte, l’immagine originale fu derubata negli anni 20 ma una copia è tuttora venerata in quel luogo.

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