Il breve “Super soliditate petrae” fu pubblicato da Pio VI per condannare il libello “Was ist der Papst?” del canonista Joseph Valentin Eybel, esponente del febronianesimo, dottrina eretica sorta nel Settecento che nega la supremazia del Romano Pontefice sull’episcopato. Ne riportiamo alcuni punti salienti.
Pochi anni fa (1782) un uomo di vivo ingegno, già troppo noto per opuscoli condannati da tempo, Eybel, diede una nuova testimonianza del suo animo aggressivo contro Noi e questa Sede Apostolica: avendo avuto notizia del viaggio intrapreso da Noi per motivi religiosi, si affrettò a diffondere fra i compatrioti un libello con questo inverecondo titolo: Che cos’è il papa? … Quell’infelice non ha avuto timore di chiamare fanatica la folla che, come prevedeva, alla vista del Pontefice sarebbe esplosa in queste espressioni: Egli è l’uomo che ha ricevuto da Dio le chiavi del regno dei cieli, con il potere di legare e di sciogliere; nessun altro vescovo può essere a lui eguagliato; gli stessi vescovi ricevono da lui la loro autorità, nello stesso modo in cui egli ricevette da Dio la propria, suprema, di essere il vicario di Cristo, il capo della Chiesa visibile, il giudice supremo dei fedeli … Dunque, orribile a dirsi, sarebbe stata fanatica la stessa voce di Cristo che promette a Pietro le chiavi del regno dei cieli con il potere di legare e di sciogliere: quelle chiavi da trasmettere ad altri e che, dopo Tertulliano, Ottato di Milevi non esitò ad affermare che erano state ricevuto solo da Pietro? Fanatici dovranno qualificarsi tanti solenni decreti, tante volte ripetuti, dei Pontefici e dei Concilii, con i quali sono stati condannati coloro che negavano che a successore del beato Pietro, Principe degli Apostoli, era stato costituito da Dio il Romano Pontefice, capo visibile della Chiesa e vicario di Gesù Cristo; che a lui era stata affidata la piena potestà di governare la Chiesa e che a lui è dovuta la vera obbedienza di coloro che si ritengono cristiani; e che tale è il valore del primato di cui egli dispone per diritto divino, che egli sovrasta gli altri vescovi non soltanto per grado onorifico ma anche per l’ampiezza del suo supremo potere? …
Allo scopo non tanto di assicurare credibilità alle proprie affermazioni, quanto piuttosto di trafugarla in qualche modo, egli presenta in una lunga serie i nomi di santissimi Padri, dei quali, con notevole inganno, usa arbitrariamente le sentenze malamente carpite qua e là; fra le citazioni, ne raccoglie due che suonano a valorizzazione della dignità episcopale, e passa sotto silenzio altre con le quali i Padri esaltarono la pertinente superiorità del potere pontificio. Se i Padri fossero presenti, rigetterebbero l’impudente calunnia di quest’uomo con quelle parole con le quali non solo predicarono il primato della Sede Apostolica e il loro ossequio nei suoi confronti, ma lasciarono testimonianza con scritti immortali a futura memoria. Lo stesso Cipriano, del quale sono queste parole: «Dio è uno solo, Cristo uno solo, la Chiesa una sola, e la Cattedra una sola fondata sopra Pietro con la parola del Signore», dichiara apertamente che la Cattedra di Pietro è la Chiesa principale, dalla quale ha avuto origine l’unità sacerdotale, nella quale la perfidia non può avere accesso …
Crisostomo apertamente dichiara che Pietro per proprio diritto poté eleggere il successore in luogo del traditore. Di tale diritto, derivato dal primato, lo stesso Pietro e i primi successori di Pietro si servirono quando fondarono Chiese per tutto l’occidente, ed a queste, prima di qualsiasi sinodo, misero a capo dei vescovi, ai quali assegnarono il gregge da curare; a precise regioni designarono una sola Sede, il vescovo della quale presiedesse anche ad altre con autorità apostolica …
Girolamo, per il quale era profano chiunque non fosse in comunione con la Cattedra di Pietro – pietra sulla quale egli ben sapeva che era stata edificata la Chiesa – in occasione di dispute molto importanti chiedeva soltanto a Damaso che gli fosse concessa l’autorità di parlare e di comunicare …
Agostino attesta d’aver appreso dalle sante scritture che il primato degli Apostoli s’innalza in Pietro per una grazia straordinaria; quel principato dell’apostolato è da anteporre a qualunque episcopato; la Chiesa Romana, sede di Pietro, è essa stessa pietra che le superbe porte degl’inferi non possono vincere. Con ciò viene confutata un’altra calunnia dello scrittore, secondo il quale con il nome di pietra sulla quale Cristo edificò la sua Chiesa non si deve intendere la persona, ma piuttosto la fede o la confessione di Pietro, come se quei Padri – utilizzando la mirabile fecondità della Scrittura – avessero attribuito il vocabolo della pietra a ciò; avessero abbandonato il senso letterale con il quale ci si riferisce direttamente a Pietro e non l’avessero esplicitamente mantenuto.
Così anche Ambrogio, maestro di Agostino: «È a Pietro che egli disse: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”; pertanto dove è Pietro, ivi è la Chiesa».
Questa è la voce unanime dei Padri, questa è la consolidata tradizione dei dottori; Bernardo la raccolse dai maggiori e la riassunse con le seguenti poche parole parlando ad Eugenio: «Tu sei colui al quale sono state consegnate le chiavi, colui al quale sono state affidate le pecore… Ad altri sono stati affidati dei greggi, un gregge ad ognuno: a te sono stati affidati tutti; un unico gregge ed uno solo. Tu non sei soltanto il pastore delle pecore, ma anche l’unico pastore di tutti i pastori».
Con il latte di questa dottrina sono stati nutriti quanti crebbero nella Chiesa di Cristo; se vorranno ricordarsene, di esso sono stati imbevuti fin dall’adolescenza coloro che ora si lasciano trasportare in giro da ogni vento dottrinale. Sempre dal Vangelo fu reso noto che a Pietro furono affidate da Cristo le pecore da pascere, non già alle pecore Pietro da pascere.
In verità, non è mai accaduto che i sinodi ecumenici si siano distaccati dalla tradizione dei Padri …
Per la verità, quanto sopra riferito è stato detto da Agostino: nella Sede Romana è sempre stato in pieno vigore il primato della Cattedra apostolica, e questo primato dell’apostolato è da anteporre a qualsiasi episcopato, come si vede – con molti altri – dallo straordinario segno in forza del quale il successore di Pietro, per il fatto che succede al posto di Pietro, trova assegnato a se stesso, per diritto divino, il gregge universale di Cristo, e contemporaneamente all’episcopato, riceve il potere del governo universale. In seguito, è necessario che agli altri vescovi sia assegnata la propria peculiare parte di gregge, non per diritto divino, ma per diritto ecclesiastico, non per bocca di Cristo, ma attraverso l’ordinazione gerarchica, in modo che attraverso questa ciascuno possa esplicare l’ordinaria potestà di governo. Chiunque vorrà togliere al Romano Pontefice la suprema autorità di tale assegnazione, necessariamente colpirà in tutto il mondo la legittima successione dei vescovi, i quali governano le Chiese fondate integralmente dall’autorità apostolica: essi ricevettero dal Romano Pontefice la missione di governarle, siano queste separate da altre o siano vicendevolmente unite. Pertanto, non si può attentare a questo mirabile consorzio di potenza attribuito alla Cattedra di Pietro per divina degnazione, senza recare grave turbamento alla Chiesa e senza pericolo dello stesso governo episcopale, così come fu detto da Leone Magno, cioè che Pietro governa esattamente coloro che anche Cristo fondamentalmente governa. E se Cristo volle che qualcosa di comune ci fosse fra Pietro e gli altri Principi, giammai diede alcunché agli altri se non per mezzo di lui …
Ascolti anche Ivone Carnotense che severamente condanna l’ardire di coloro che alzano il capo contro la Sede apostolica: «Opporsi ai suoi giudizi e alle sue costituzioni significa chiaramente incorrere in una manifestazione di perversità eretica; ad essa principalmente e fondamentalmente compete confermare o riprovare la consacrazione tanto dei metropolitani quanto degli altri vescovi, correggere le costituzioni e i giudizi altrui, mantenere salde le proprie decisioni e non permettere che nessun inferiore le rimaneggi o corregga». Ciò egli prova anche con l’autorità di Gelasio …
Per certo un solo ovile è la Chiesa di Cristo, della quale l’unico supremo pastore è lo stesso Cristo che regna nei cieli; Egli lasciò sulla terra un solo supremo vicario, pastore visibile, nella cui voce le pecore udissero la voce di Cristo, affinché, sedotte da voci straniere, non si disperdessero in pascoli avvelenati e mortiferi …
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 28 novembre 1786, dodicesimo anno del Nostro Pontificato.
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