Una canzonetta di fine anni Quaranta, intitolata Maria de Bahia, si apriva con la simpatica affermazione: “Son belle le donnine del Brasil”. Ebbene noi oggi, parafrasando quel verso, ci sentiamo di cantare: “Son belli gli stregoni del Benin”.
Perché mai? … si chiederà il Lettore. Perché oggi, caro Lettore, è il dì della festa!
Oggi i modernisti, i “conservatori” e certi “tradizionalisti” festeggiano “san” Giovanni Paolo II, che iniziò solennemente il suo pontificato il 22 ottobre 1978.
E noi pure vogliamo partecipare alla commemorazione.
Noi pure – a modo nostro chiaramente! – vogliamo ricordare Karol Wojtyla, la cui nefasta predicazione di ecumenismo e sincretismo trionfa oggi fra Pachamame e statue di Lutero. E ci piace farlo con una foto storica, una foto scattata in Benin nel 1993, che lo ritrae in amichevole colloquio con degli stregoni Vudù cui espresse tutto il suo rispetto verso le loro tradizioni.
Citiamo dal discorso tenuto a Cotonou il 4 febbraio 1993:
“Il Concilio Vaticano II, che ha tracciato il cammino della Chiesa per la fine di questo millennio, ha riconosciuto che nelle diverse tradizioni religiose c’è del vero e del buono, delle semenze del Verbo […] Da ciò il nostro atteggiamento di rispetto: rispetto per i veri valori, dovunque essi siano, rispetto soprattutto per l’uomo che cerca di vivere di questi valori, valori che lo aiutano ad allontanare la paura. Siete fortemente attaccati alle tradizioni che vi hanno tramandato i vostri antenati. È legittimo essere riconoscenti verso i più anziani che vi hanno trasmesso il senso del sacro, la fede in un Dio unico e buono, il gusto della celebrazione, la considerazione per la vita morale e l’armonia nella società. I vostri fratelli cristiani apprezzano, come voi, tutto ciò che è bello in queste tradizioni”.
Su La Stampa del 5 febbraio 1993 si spiegava come questo “dio unico e buono” si identificasse (e identifichi) per gli adepti del Vodù del Benin coi pitoni; di come le celebrazione cui Wojtyla offriva tutto il suo rispetto di modernista e panteista, consistessero in “sacrifici cruenti [e] venerazione di rettili” [1].
Tutte cose da tenere bene a mente ogni qualvolta, cari Lettori, vedete Francesco che partecipa a cerimonie di indiani canadesi o che proclama tutta la sua venerazione per i riti degli indigeni. Riportatele alla vostra memoria, cari lettori, quando rivedete le immagini delle Pachamama venerata in San Pietro. Contemplate immagini e discorsi e considerato come tutto ciò ha il suo fondamento nel “magistero” e nella prassi modernisti di Giovanni Paolo II, in quello “spirito di Assisi”[2], figlio legittimo dello spirito, come della lettera, del Concilio Vaticano II.
Per l’intanto auguriamo a chi la celebra, buona festa!
[1] Cfr. Sodalitium, Anno X – Semestre I n. 1 – Aprile 1993, pp. 30-31
[2] Assisi 1986. Quando con Giovanni Paolo II Si celebrarono riti pagani sugli altari cattolici
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