Nota di RS: continua la collaborazione sull’agiografia siciliana del giovane Emanuele Dodeci tra gli scrittori di Radio Spada (Piergiorgio Seveso, FF presidente SQE di RS)

di Emanuele Dodeci

Il Santo di cui oggi tratteremo in questo ciclo di “agiografie siciliane” é San Lorenzo confessore, figlio della Terra di Frazzanò dove sorgeva il ,già citato, Monastero di Fragalà.

Molti monaci e studiosi a cavallo del XVII-XVIII secolo scrissero di lui.

È rivelante un testo di padre Francesco Aprile che nella sua “Cronologia universale della Sicilia” trattando del paesino di Frazzanò tratta del suo santo:

Di questo santo ogni cosa fu ammirabile. La nascita fu palesata dal suono prodigioso di una campana. Indi da una voce profetica, che manifestava era nato in quella notte un uomo, che doveva essere vaso dell’elezione, e illustre per la moltitudine dei prodigi.

Fanciullo anni 5 divenne candidato della Penitenza.

Fuggiva le vane conversazioni:e dai buoni ne sceglieva ottimi esempi.

Per rivelazione avuta dagli angeli, predisse la vicina morte del vescovo di Troina, ed essere nel numero de’ Predestinati.

Avendo dato esempi di eroica virtù nella mortificazione e nella contemplazione delle cose Divine.

Liberò dalla peste la città di Reggio.

Operò innumerabili miracoli.

Predisse l’ora della sua morte tre giorni prima.

Lasciò ereditaria la virtù dei suoi prodigi nelle sue reliquie, che spiravano soavissimo odore. “

Lorenzo nacque agli inizi del XII secolo figlio di Cosimo Ravì e Costanza Canzaloro, la sua nascita fu salutata dalle campane della vicina chiesa di San Nicolò è da una voce che diceva:

In questa gloriosa notte è nato un vaso di lezione la cui fama per i miracoli si espanderà per tutto il mondo, corroborando gli animi nella fede cristiana si chiamerà Lorenzo e sarà un grande predicatore, é il figlio di Cosimo e Costanza. Così Lucia, la sua nutrice, i parenti e i paesani saranno famosi

Qui si parla di Lucia, a cui fu affidato Lorenzo da bambino poiché i genitori non potevano crescerlo.

Già da bambino in chiesa Lorenzo salutava il Salvatore con ampi gesti di adorazione. In un’altra biografia scritta dal Fragale si dice che:

“Il fanciullo ha i segni mirabili che salutarono il suo felice Natale rispose ben presto con assiduità diuturna adorando l’immagine di Cristo crocifisso nella chiesa di San Nicola. All’età di 5 anni cominciò a tormentare il suo tenero corpo col cilicio e con i flagelli”

Lucia constatando che si flagellava a sangue lo sgridava aspramente ma egli gli rispondeva che “tutti siamo obbligati ad aiutare i peccatori con le nostre mortificazioni e a suffragare i morti specie i genitori” volendo però non dispiacere la nutrice prego il Signore affinché lei non si accorgesse delle penitenze, Dio lo esaudì e dopo che Lorenzo flagellava le sue tenere carni le ferite scomparivano e gli ritornavano le forze.

A 6 anni manifestò alla nutrice il desiderio di imparare a leggere e a scrivere perché provavo una santa invidio per coloro che erano istruiti e potevano leggere la Bibbia e recitare l’ufficio.

Lucia lo consegno all’abate di San Filippo di Fragalà in quale lo inviò in un monastero brasiliano presso Troina, la sua bravura è intelligenza si manifestarono subito tanto che l’ammirazione per questo bambino ci sparse nell’intera città, a Troina conobbe San Silvestro. In questo periodo in cui la fama verso di lui era grande, ritorno a fragalà per essere Monaco di San Basilio, alla domanda di cosa voleva fare nella sua vita disse all’abate “io ambisco l’abito di San Basilio per essere vero Monaco, l’ultimo dei suoi monaci”

Divenne sacerdote all’età di 20 anni,il 22 ottobre dopo avere messo i tre voti di castità, povertà e obbedienza. Di notte il demonio lo assaliva continuamente ma Lorenzo lo scacciava semplicemente facendosi il segno di Croce e invocando il nome di Gesù e Maria. Sia il vescovo, sia l’abate vedendo lo stile di vita di Lorenzo affermavano “abbiamo fatto una stravaganza ordinando un angelo sacerdote” ad egli non piacevano queste parole e piangeva al sentirle, ma l’ubbidienza lo rasserenava.

Nella sua vita di penitenza così si rivolgeva al corpo:

Oh porco guai a te se ti lascio andare, dunque accontentati di giacere nudo, vestito solo dalla grazia del crocifisso San Basilio benché vecchio ed infermo, dormiva sulla nuda terra preferendo attraverso le mortificazioni e la penitenza essere libero dalle attrazioni della carne per essere simili a Gesù Cristo, il quale non ha avuto alcun letto fuorché tre ore sulla croce, dove fu tenuto da tre chiodi, tolti gli uguali, ebbe riposo sulla nuda terra del sepolcro. Cristo ebbe per capezzare un mucchio di spine e io mi accontento di un sasso e continua a fuggire il demonio fragellandomi. Dunque corpo se mi sei amico accontentati della terra che per la grandezza di Dio diventerà oro di gloria per abbracciarti con essa.”

Lasciati Troina e Fragalà, dopo una breve permanenza ad Agira, si ritirò in una spelonca dell’Etna, ma dopo poco tempo mentre si trovava in estasi senti una voce dal cielo che gli diceva: “Lorenzo, Lorenzo, alzati e ritorna alla tua patria nativa poiché hai già vissuto abbastanza in solitudine – gli rispose – eccomi pronto” nel viaggio di ritorno incontrò San Nicolò Politi (di cui abbiamo già parlato su Radio spada in un precedente articolo) i due intrapreso l’insieme il cammino è arrivati presso l’attuale San Marco d’Alunzio, Lorenzo indicò a Nicola la strada per un monastero situato presso Alcara “Santa Maria del Rogato” qui dimorava il padre Cusumano di Alcara detto “il teologo” che lo avrebbe aiutato. Tornando a Fragalà iniziò il suo operato nel paese di Frazzanò dove celebrava del santa messa nelle chiese del centro e dove molti confessavano i propri peccati.

Un sabato Lorenzo si recò ad Alcara per incontrare l’amico Nicolò, dopo aver salutato i monaci e abbracciato Nicolò celebrò la santa messa con molta devozione, rimase lì tutto il giorno pregando recitando l’ufficio divino e verso sera ritorno a Fragalà.

Sempre a Frazzano fece costruire la chiesetta della santissima Trinità, oggi di tutti i santi, incontro ed educo San Conone il navacita (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo) e diventò amico dell’Abate Saba di cui redisse il testamento con parole molto severe nei suoi riguardi:

Laurentius peccator monachus et sacerdos testificans subscribsit”.

Si racconta che visitò anche la Calabria:

“Per ispirazione Divina attraverso il mare e si recò in terra di Calabria visita gli asceatori sparsi per gli Appennini e a ogni perfezione gli infiamma”

Nella permanenza calabrese prodigiosa la liberazione della città di Reggio della peste:

” In quel tempo la città di Reggio che si trova dall’altra parte dello stretto di fronte a Messina fu turbata da grandi bufere. Dopo di essa segue una grave dura pestilenza che colpì e condusse la morte e maggiorenti della città e moltissimi Nobili. Il capitano della città ed il vescovo di Messina capirono che quel male era superiore ad ogni umano medicamento e che non restava nessun rimedio in alcune cose se non nella liberalità e nella potenza Divina; allora quegli stessi capì assieme alla nobiltà e dal popolo di ambedue le città, siccome era vivi dalla fama della vita integra e dei miracoli di Lorenzo, accorrono a lui con animo sommerso e versando moltissime lacrime. E si buttano ai suoi piedi e lo supplicano con grande pianto, dato che è caro a Dio e da lui consacrato, con le sue preghiere pieghi la maestà Divina cosicché ricordandosi della misericordia e della bontà liberi quella città e di cittadini da un contagio così virulento e mortifero e da un così grave flagello della giustizia divina. Le preghiere e l’infelice condizione dei supplici spinsero Lorenzo ad acconsentire.”

Fu così che giunta in centro seguendo l’esempio di Giovanna ninive invitò gli abitanti a digiunare e vestire il sacco, tutti obbedirono, si confessarono e dopo tre giorni di digiuno, astinenza e processioni il Signore per intercessione di Lorenzo esaudire il loro preghiere e la città fu salva.

Dopo ciò tornò a fragalà nella Quaresima del 1162 dove vi rimase fino alla morte.

Pochi mesi prima di morire si recò al rogato per salutare per l’ultima volta Nicolò Politi, visitò La caverna dove il santo dimorava ma rimase attonito nel vederla, somigliava ad una tana per animali selvatici e in un angolo si trovavano la catena e Il flagello con cui si mortificava. Mentre erano in preghiera o un uccello che portava a Nicolò ogni giorno una mezza pagnotta, ne portò una intera che Lorenzo benedisse e mangiarono. Rimasero in preghiera fino all’alba, quando Lorenzo prese la via per il ritorno si abbracciarono e gli disse: “Nicolò non ti vedrò più su questa Terra perché Dio ha deciso la mia morte entro quest’anno”

Infatti il 30 dicembre del 1162 alle ore 22:00 spirò all’età di 42 anni, mentre stava per morire disse: “in manus tuas Domine, commendo spiritum meum” si racconta anche che il crocifisso calò la testa e con grande dolcezza gli rapí l’anima.

Gli angeli accompagnarono quell’anima in cielo accompagnati dal suono della campana della chiesa di tutti i Santi che si fece sentire per tutte le contrade intorno.

Nello stesso istante Nicolò vide l’amico, il fratello, il padre, il santo che saliva in cielo nella gloria, lo seguirà 5 anni dopo, il 17 agosto 1167.

I testi in corsivo sono tratti dal libro “S.Lorenzo da Frazzanò” del 2016 dell’Arc.Miracola Salvatore.